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# 339 - Anarchia nel Regno Unito
Insufficiente (1-4) 24%  24%  [ 40 ]
Mediocre (5) 8%  8%  [ 14 ]
Accettabile (6) 17%  17%  [ 29 ]
Buono (7-8) 38%  38%  [ 63 ]
Ottimo (9-10) 13%  13%  [ 21 ]
Voti totali : 167
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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 6:01 pm 
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Iscritto il: gio ott 26, 2006 8:53 pm
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Doveroso (e spero breve) OT

Il confronto tra gli ultimi tre albi e quelli del periodo '86-'96 lascia il tempo che trova.
Quel fenomeno editoriale che fu il primo decennio dylaniato nacque da una serie di fattori straordinari e non replicabili a tavolino: un artista come Sclavi al massimo dell'ispirazione; un personaggio che rappresentava perfettamente lo spirito del tempo e nel quale si rivedeva un'intera generazione di lettori; un genere (l'horror) allora alla moda e non ancora troppo esplorato dal fumetto italiano; in generale, un maggiore interesse nei fumetti da parte del grande pubblico.
RRobe & co., invece, si trovano a dover rivitalizzare una serie non creata da loro, vecchia, fuori moda, appiattita, gestita per vent'anni col pilota automatico, gradualmente abbandonata dai lettori e dimenticata dai media. E sulla quale mettono mano una marea di autori, ognuno con una diversa sensibilità.

Un confronto che ha più senso, e che DOBBIAMO riproporre ogni mese, è quello fra la gestione Recchioni e quella degli ultimi vent'anni. O, se proprio si ha la memoria corta, è sufficiente un confronto fra gli ultimi tre inediti e il triennio di gestione Gualdoni.
Bene.
Bisogna davvero avere due fette di prosciutto davanti agli occhi per non vedere l'enorme differenza di "cura" (già, perché proprio questo credo sia il primo compito del curatore: "curare" ciò che viene pubblicato) fra il Dylan di oggi e quello di ieri.
Sotto Gualdoni e, prima ancora, sotto Marcheselli la serie era stata edulcorata, appiattita, privata di ogni possibile elemento destabilizzante, di ogni ambizione autoriale. Guardava ad un pubblico di adolescenti (lo ha ammesso candidamente Stano in un'intervista di pochi anni fa) e mortificava i lettori storici, costringendoli a sorbire trame infantili e ripetitive, dialoghi ridondanti e spiegazioni dell'ovvio. E, quel che è più grave, troppo spesso si notava una certa sciatteria nelle copertine, nei testi, nei disegni, persino nella scelta dei titoli. Qualche storia ottima ogni tanto (in realtà molto raramente) spuntava, ma era l'eccezione, non la regola.
La fase due è appena iniziata e le sue prime tre storie già segnano un evidentissimo salto in avanti rispetto al passato: penso ai dialoghi più efficaci e al passo con i tempi, al ritmo, ad una Londra più credibile, alla ritrovata voglia di stupire e di far riflettere, all'ambizione di lasciare a chi legge qualcosa in più del mero intrattenimento. E poi si vede che c'è un progetto, una direzione precisa (giusta o sbagliata che sia) verso la quale si vuol portare la serie. Gli elementi di continuity (comunque non invasivi) e i nuovi personaggi possono non piacere, ma senz'altro svecchiano una serie che da ben vent'anni era in coma profondo. Infine, non dimentichiamo che grazie a RRobe sono tornati all'ovile autori come Medda, Barbato e Ambrosini.
Non dico che la strada imboccata sia l'unica o la migliore possibile. Dico solo che è sicuramente una strada migliore rispetto alla non-strada nella quale eravamo impantanati da quasi vent'anni.

Fine OT

Segue SPOILER SPOILER SPOILER

Giusto per tornare in topic: Anarchia nel Regno Unito è un buon albo, mi è piaciuto meno di Spazio profondo e più di Mai più Ispettore Bloch.
Simeoni scrive (bene) una storia sentita e densa di spunti di riflessione. I temi sociali sono trattati col giusto garbo e senza pistolotti. Carpenter e Rania tutto sommato funzionano e il loro rapporto con Dylan si fa già interessante. I richiami a Google e Wikipedia non mi hanno disturbato, anzi, li ho trovati abbastanza naturali. L'irruzione di Carpenter da Dylan, l'intervista al sociologo e quella a madre e figlia terrorizzate sono i momenti migliori dell'albo.
I difetti: l'eccesso di azione, l'atmosfera a volte poco dylaniata e la svolta soprannaturale (che tuttavia doveva esserci, perché funzionale al racconto).
Dato che da qualche mese si dà peso a voti e numeri, dichiaro di aver votato "buono".
E dato che si fa a gara a chi ripete più volte gli stessi concetti, ribadisco la mia piena fiducia nel nuovo corso, che anche nella peggiore delle ipotesi non mi farà rimpiangere quello appena precedente.


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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 6:07 pm 
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Iscritto il: mar nov 12, 2013 12:30 am
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AndreaBerga ha scritto:
Kowalsky ha scritto:
AndreaBerga ha scritto:
????? cioè, io critico un aspetto dell'ultimo Dylan (la "questione impegno" all'acqua di rose) e questo si ripercuote sulla mia visione dello stato delle cose attuale????????????

p.s. per quanto possa valere in questa surreale parentesi: faccio l'archeologo, lo stato attuale delle cose lo conosco pure troppo bene, non so se ho colleghi nel forum ma loro capiranno ;)


Bruxelles, 6 novembre 2014
https://www.youtube.com/watch?v=7418V81Fm9U

Atene, 18 settembre 2014
https://www.youtube.com/watch?v=SpZc7dkuock

Ferguson, 10 Agosto 2014
https://www.youtube.com/watch?v=EkACHGLugu8


Io, nella mia domanda leggo IMPEGNO. Se ci fosse dibattito parteciperei volentieri, questo non è un dibattito e quindi, senza vittimismo alcuno, ne resto fuori.



Rileggi il tuo intervento di pagina 13

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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 6:17 pm 
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Iscritto il: mer feb 27, 2013 10:03 pm
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sssssiii ok, ho usato la parola "attuale" a pag 13, colpa mia...ma prima (pag 7) e dopo (pag 15) sono stato credo abbastanza chiaro sulla natura della mia domanda...mica ti sarai ricordato solo pag 13 al momento della risposta eh? :)


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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 6:49 pm 
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ok, ci ho messo un po' a scrivere un commento che voleva essere organico su tanti temi trattati dall'albo ma alla fine è venuto un pastone. lo metto tutto sotto spoiler, anche se per la maggior parte del tempo non parlo della trama. mi rendo conto che è scritto da un punto di vista particolare e che molte cose che scrivo sono confuse e comunque non pienamente accessibili

Spoiler!
Questa non è una storia di un morto ammazzato che porta avanti la vendetta fino a quando l’eroe non gli da pace. Questa è la storia di cosa succede se lo slogan “Keed è vivo e lotta insieme a noi!” si avverasse letteralmente. Importa veramente poco se in una vignetta appare per sbaglio la Bodeo o se alcuni passaggi non sono del tutto realistici. A proposito, più che il baillame sui cellulari, è irrealistico che Carpenter e Raina voltino le spalle a una folla inferocita come a pagina 32. Ma tant’è, non è quello l’importante. Quello che non avrei mai potuto perdonare sarebbe stata la banalità nel raccontare il riot.
E invece il parallelo tra i riot moderni e il movimento operaio ottocentesco, il momento in cui esplosioni di rabbia irrazionali espresse in secoli di jacqueries possono diventare un movimento che può cambiare lo stato di cose esistenti. Simeoni coglie bene alcuni punti di come funziona un riot. Ho letto in giro gente che si lamenta che mentre a Londra ci sono gli scontri la polizia si occupa di altro, cioè di Dylan. A Milano il 14 Ottobre c’erano gli scontri sul sagrato del Duomo, in fondo alla Piazza il comizio procedeva tranquillamente e in mezzo c’erano operai bresciani che mangiavano la schisceta dando un occhio alla Camusso e un occhio agli scontri. La percezione che fanno passare i media mainstream è che i riot devastino una città come una bomba atomica, mentre la realtà è che ci può essere la polizia in assetto antisommossa che si pesta col black block in una via e nella parallela c’è il vigile che fa le multe per divieto di sosta.
Il rapporto 800/presente riprende anche una concezione della storia particolare. Walter Benjamin scriveva che l’Angelo Redentore sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, e le ali sono dispiegate. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un'unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l'angelo non può più chiuderle. O per dirla più prosaicamente con Guccini:
Non so che cosa cosa accadde, perché prese la decisione
forse una rabbia antica, generazioni senza nome
che urlavano vendetta gli accecarono il cuore
dimenticò pieta
scordò la sua bontà


Il punto è che il riot è un punto di passaggio, non è più la jacquerie ma non è ancora rivoluzione. Non è rivoluzione perché se anche i New Slaves avessero conquistato Scotland Yard non avrebbero potuto cambiare la società, ma non è neanche più la jacquerie irrazionale perché nasce dalla consapevolezza, questo dice il sociologo con le valigie pronte per scapparsene via.
E il riot non è la forma che prenderebbero i professori e impiegati dissidenti dei Vampiri, magari più “consapevoli” ma distaccati dal piano del reale come l’impiegato di De Andrè. E infatti si pongono il problema dell’organizzazione clandestina, non dello scontro aperto. Ed è per questo che Anarchia è una storia più radicale dei Vampiri (non migliore, eh, più radicale, il primo che risponde come se stessi dicendo migliore vince un biglietto per quel paese), perché mette le mani nel conflitto sul lavoro, non su generiche questioni di “libertà” e “espansione della coscienza”. E quello che riguarda la quotidianità della vita e della sua riproduzione è più radicale di ciò che riguarda il regno delle idee. Anche in senso di “radici”: sono le condizioni materiali a fare le idee (si, è più complesso di così, ma alla radice…). E lo fa rischiando di più. Perché il conflitto di lavoratori incazzati è una cosa che fa parte del nostro mondo quotidiano e trattare di cose presenti è rischioso: guardatevi le reazioni infastidite di quelli che su facebook gli rode il fegato a leggere un fumetto che mette in scena la lotta di classe. E perché Simeoni scrive stando in una società che è molto più reazionaria di quella di fine anni ’80 inizio ’90. Sclavi, in piena era Reagan-Thatcher, poteva concludere Gli Uccisori con Dylan che coscientemente organizza la morte della classe dirigente della city di Londra (e in questo è la storia più radicale di tutte, non per il finale sanguinolenti, ma perché alza il tiro dagli apparati statali alla classe dominante) senza che questo costituisse particolare scandalo. Se oggi si facesse una storia del genere verrebbe giù l’universo. Anarchia è una storia in cui si parla anche di violenza su una persona arrestata. Guardiamo al mondo reale, viviamo in una società in cui è passibile di arresto immediato assumere qualunque atteggiamento provocatorio verso le forze dell’ordine, in una società in cui un sindacalista che parla di lotta in tv viene accusato di essere moralmente responsabile degli omicidi delle BR. Viviamo in una società in cui sotto processo ci stanno i parenti delle persone morte in carcere.
La storia di Simeoni rielabora in maniera interessante anche il nesso simbolo-rivolta.
Siamo abituati a vedere nelle mobilitazioni di piazza la maschera di Guy Fawkes usata come simbolo universale di rivolta. La vedi nei cortei operai come in quelli studenteschi, in quelli moderati e pacifici come in quelli in cui si spacca tutto, in quelli ideologizzati come in quelli qualunquisti. Non è difficile capire perché, ovviamente non per Alan Moore, ma per il film in cui la maschera è simbolo di una rivolta moltitudinaria che si afferma gesti simbolici e di fronte alla quale le forze dell’ordine si disarmano da sole. Una narrazione parecchio confortante. Anche per alcune mobilitazioni che come modalità sono in contrasto con quella narrazione. E una narrazione che permette di assumere quel simbolo come se fosse “nuovo”, senza doversi assumere la responsabilità di dover rispondere di ciò che nella storia è stato fatto sotto un determinato simbolo. Perché se usi la falce e il martello due conti su Stalin e Mao li devi fare, se usi la A cerchiata qualche ragionamenti sugli anarchici che fucilavano i preti in Spagna ti tocca di farli. Se usi la maschera di Guy Fawkes sei complatemente scollegato dal Fawkes realmente esistito.
La maschera di Keed invece è una richiamo diretto, tangibile (tanto tangibile da far parte della pelle durante la possessione) e recupera quel legame con gli avi da vendicare di cui sproloquiavo sopra. È una storia precisa in cui identificarsi, i New Slaves la usano nella stessa maniera in cui la Lega di Spartaco (giusto perché di fianco a Keed appare Rosa Luxemburg!) usava la rivolta degli schiavi romani. È una simbologia che mette in conto l’uso della violenza e dover subire la repressione. Un uso tutto contrario rispetto a quello della maschera di Fawkes.
Infine Anarchia nel Regno Unito è una storia che parla di tutto questo senza essere pesante. Poteva essere sparato in faccia al lettore con delle prediche (è il difetto principale che imputo a Spazio Profondo e Mai Più Ispettore Bloch), ma non lo fa. I personaggi esprimono la loro opinione ma non impongono la loro visione al lettore. E, deo gratias, non si fa quella cosa terrificante di piegare le opinioni dei protagonisti alla morale della storia (esempio: in Doktor Terror i nazi fanno cose che un nazi non farebbe mai ma che sono funzionali allo sgangherato commento politico di quella storia). Quando Dylan dice a Malloy che la violenza porta solo altra violenza, la risposta è la canzone su Keed. E questo è banalmente coerente, è la risposta di chi dice che ha messo in conto la possibilità di essere represso, picchiato e arrestato. Ma non è un pluralismo che viene riservato in maniera maniche al solo “campo dei buoni”. I personaggi più umani e definiti alla fine sono proprio i poliziotti. Soprattutto un Carpenter che in questo momento più che a Luther (si è ovvio, ci assomiglia sia fisicamente che come personaggio) assomiglia al Commissario Scialoja di Romanzo Criminale.
E in tutto questo mi sono concentrato su aspetti che sono tutto sommato solo degli elementi all’interno di una storia di Dylan Dog. E forse è vero che non è una storia “impegnata”, se l’impegno sono pipponi interminabili e sottolineature continue delle questioni, non è una storia impegnata. Ma la politicità di una storia non passa necessariamente dal fatto che ogni vignetta sia un proclama ideologico. Per esempio, una delle storie più politiche di Gianfranco Manfredi per me è Vampiri Cinesi, una storia horror in cui in una e una sola battuta viene esplicitato un pensiero politico, quando Magico Vento commenta un comizio di un politicante che incita operai statunitensi contro i cinesi dicendo che bisogna diffidare di quelli che parlano in favore degli operai ma li dividono. Da quella sola frase si può rileggere tutto il fumetto, non è necessario che il commento politico pervada ogni singola vignetta. Anche perché le storie scritte in quella maniera di solito sono noiose e la politicità se ne va a farsi benedire perché nessuno le legge.

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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 6:56 pm 
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Iscritto il: lun ott 06, 2014 3:53 pm
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il RRobe ha scritto:
Certo, perché -infatti- stiamo attaccando chi mette i commenti o stiamo entrando nel merito delle critiche.


No, signor Recchioni, non la prenda come una critica personale! Non volevo offenderla in alcun modo! Solo che io avevo paura che mettendo il mio commento, si sarebbero alzate alte critiche! Ma non volevo assolutamente criticarla!


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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 7:32 pm 
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Iscritto il: gio ott 09, 2014 10:13 am
Messaggi: 334
Regal ha scritto:
Pps: apprezzo molto la disponibilita di Gigi che si prende il tempo e la briga di rispondere e spiegare elementi specifici e concreti dell'albo. Ma solo come nota personale, non so se questa cosa, mantenuta nel tempo, faccia troppo bene al personaggio e a noi. Non sono mai stato il bambino che smontava il suo giocattolo per capire come funziona ogni pezzo, preferivo godermi il gioco nella sua interezza e immaginare. Parere personale comunque. Voglio solo dire, grazie per gli interventi (anche a domande mie), spero pero in un futuro che non mi spieghi per filo e per segno ogni elemento :)


Dante Impieri ha scritto:
Sono un po' turbato. Non ho letto tutto ma, cioè, io sono un sostenitore del fatto che i rapporti artista/pubblico siano mutati con i social network e quant'altro. Però da qui a vedere l'autore di una storia che cerca di spiegare e giustificare, passo per passo, ciò che alcuni trovano rimarchevole... Cioè voglio dire non dovrebbe essere così. Un artista non è mica un impiegato.



Sono perfettamente d'accordo con voi.
Io ho trovato deprimente che nelle ultime pagine ci siano praticamente più post di Recchioni e Simeoni che degli utenti.
Credo che la presenza così spammosa degli autori sia negativa per questi motivi:

a) qualsivoglia spiegazione del creatore di una qualsiasi storia non sempre (in questo caso per niente) potrà convincermi che alcuni elementi li trovo forzati e/o sbagliati e il suo ostinarsi a spiegare non farà altro che inacidire la mia disposizione nei suoi confronti e/o della storia,
b) la sola presenza nel forum di un autore o più autori costituisce un elemento di influenza che può diventare anche auto censura,
c1) una delle meraviglie di Dylan Dog è la componente interpretativa delle storie, se gli autori cominciano a sproloquiare sui significati delle loro storie al lettore non è data nessuna libertà interpretativa,
c2) come conseguenza del punto c1 il lettore non avendo nessuna libertà interpretativa, dato che le spiegazioni sono fornite dall'autore, non ha diritto nemmeno alla libertà critica, dato che appunto qualsiasi possibile critica verrebbe direttamente confutata dall'autore.
d) credo che leggere le smentite dell'autore a possibili interpretazioni sia svilente nei confronti dell'intelligenza del lettore.


Farò dietrologia, ma non vedo nessuno scopo utile da parte delle "autorità" nel venire nel forum, se non quello di combattere le minoranze critiche, dicendo agli utenti che sbagliano e loro hanno ragione della loro visione.
Avete le vostre pagine facebook, i vostri editoriali, le vostre storie. Questo è il luogo degli utenti, dei lettori. Non siete obbligati a scrivere ne a farci cambiare idea.


Mi sembra esemplare questo commento.

il RRobe ha scritto:
Ma visto che [...] quelli a cui non è piaciuto [..] scrivono dieci, capita di dover intervenire per cercare quantomeno di ricordare quale sia la realtà rispetto alla percezione.


Nessuno ti obbliga.
Non devi intervenire.
Nessuno ha chiesto la tua opinione.
Non sei tu a decidere quale sia la realtà.
Nessuno sta dicendo che questo albo è un fallimento colossale.


Personalmente ho appena votato buono, anche senza rilettura, perchè appena finito l'albo ho provato piacere ed entusiasmo e questo è l'importante :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 7:37 pm 
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Iscritto il: sab mar 29, 2014 12:17 pm
Messaggi: 169
Una delle storie che mi è piaciuta di meno negli ultimi anni.
Se non fosse per i bei disegni di Casertano (sempre grandissimo) l'avrei persino bollata come [edit rimatt: riprova, puoi fare di meglio].

Abbastanza sconcertanti i nuovi personaggi, l'ispettore Carpenter e la detective Rania. Sconcertanti anche perché per il momento sono di una banalità che lascia sgomenti.
Carpenter è un nero tutto d'un pezzo che non ha Dylan Dog in simpatia e che parla come un duro, mentre Rania è una donna musulmana, bellissima, che da subito flirta con Dylan (senza però far nulla).
Li ho trovati banalissimi e poi il fatto che uno sia nero e l'altra musulmana mi sembra una scelta molto gratuita.
Poi vabbeh, entrano gli smartphone e Google ma quello per me non è un problema.

La storia ricalca in qualche modo Distretto 9 di Carpenter e francamente non mi ha detto proprio nulla.
L'unica novità rilevante è che Dylan non è più claustrofobico.

Per me quest'albo è un notevole passo falso, per il momento le storie della nuova fase mi hanno deluso parecchio, vedremo cosa ci riserverà il futuro.


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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 7:39 pm 
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Iscritto il: gio ott 09, 2014 10:13 am
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Ramingo ha scritto:
L'unica novità rilevante è che Dylan non è più claustrofobico.



Voglio vedere Dylan in psicoterapia!!!

E poi ovviamente si fa la terapeuta :D

Anzi no, per una volta una che lo respinga :D.

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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 7:51 pm 
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Iscritto il: mer feb 27, 2013 10:03 pm
Messaggi: 860
Località: Forlì
Kowalsky ti amo :) e no, non sono ironico! Una risposta così esauriente e appaganante è un vero toccasana in mezzo a pagine di schermaglie e invettive. Bada bene, non ho cambiato idea sulla storia e anzi penso che tu abbia enfatizzato molto aspetti appena accennati nell'albo ma sono davvero contento di aver potuto leggere il tuo bel post. Faccio notare che non mi aspetto ne gradisco i cd pipponi interminabili ecc ecc...solo una bella storia stile "Finchè morte non vi separi", capisci quello che intendo? forse qui la questione "lotta sociale" è stata (FORSE o almeno per i miei gusti) troppo banalizzata, Dylan non sembra essere dentro la storia, semplicemnete ha una missione e va dritto per la sua strada (la più breve) per concluderla. Insomma, senza ideologizzare troppo i protagonisti, speravo in meno rissa e più approfondimento...Ma, accidenti, grazie :)


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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 8:10 pm 
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Iscritto il: ven ott 10, 2014 1:54 pm
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Alla fine si e' capito il problema?...ah questo Dylan che non e' piu' quello di una volta...
Poi troppa azione,e Dylan si sa...non e' uomo d'azione.
E poi la pistola...imperdonabile.
Inoltre,vogliamo parlare del taglio di capelli proposto da Casertano?...un vero affronto!


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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 8:15 pm 
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Iscritto il: lun mar 01, 2010 4:23 pm
Messaggi: 913
V.M. ha scritto:
Doveroso (e spero breve) OT

Il confronto tra gli ultimi tre albi e quelli del periodo '86-'96 lascia il tempo che trova.
Quel fenomeno editoriale che fu il primo decennio dylaniato nacque da una serie di fattori straordinari e non replicabili a tavolino: un artista come Sclavi al massimo dell'ispirazione; un personaggio che rappresentava perfettamente lo spirito del tempo e nel quale si rivedeva un'intera generazione di lettori; un genere (l'horror) allora alla moda e non ancora troppo esplorato dal fumetto italiano; in generale, un maggiore interesse nei fumetti da parte del grande pubblico.
RRobe & co., invece, si trovano a dover rivitalizzare una serie non creata da loro, vecchia, fuori moda, appiattita, gestita per vent'anni col pilota automatico, gradualmente abbandonata dai lettori e dimenticata dai media. E sulla quale mettono mano una marea di autori, ognuno con una diversa sensibilità.

Un confronto che ha più senso, e che DOBBIAMO riproporre ogni mese, è quello fra la gestione Recchioni e quella degli ultimi vent'anni. O, se proprio si ha la memoria corta, è sufficiente un confronto fra gli ultimi tre inediti e il triennio di gestione Gualdoni.
Bene.
Bisogna davvero avere due fette di prosciutto davanti agli occhi per non vedere l'enorme differenza di "cura" (già, perché proprio questo credo sia il primo compito del curatore: "curare" ciò che viene pubblicato) fra il Dylan di oggi e quello di ieri.
Sotto Gualdoni e, prima ancora, sotto Marcheselli la serie era stata edulcorata, appiattita, privata di ogni possibile elemento destabilizzante, di ogni ambizione autoriale. Guardava ad un pubblico di adolescenti (lo ha ammesso candidamente Stano in un'intervista di pochi anni fa) e mortificava i lettori storici, costringendoli a sorbire trame infantili e ripetitive, dialoghi ridondanti e spiegazioni dell'ovvio. E, quel che è più grave, troppo spesso si notava una certa sciatteria nelle copertine, nei testi, nei disegni, persino nella scelta dei titoli. Qualche storia ottima ogni tanto (in realtà molto raramente) spuntava, ma era l'eccezione, non la regola.
La fase due è appena iniziata e le sue prime tre storie già segnano un evidentissimo salto in avanti rispetto al passato: penso ai dialoghi più efficaci e al passo con i tempi, al ritmo, ad una Londra più credibile, alla ritrovata voglia di stupire e di far riflettere, all'ambizione di lasciare a chi legge qualcosa in più del mero intrattenimento. E poi si vede che c'è un progetto, una direzione precisa (giusta o sbagliata che sia) verso la quale si vuol portare la serie. Gli elementi di continuity (comunque non invasivi) e i nuovi personaggi possono non piacere, ma senz'altro svecchiano una serie che da ben vent'anni era in coma profondo. Infine, non dimentichiamo che grazie a RRobe sono tornati all'ovile autori come Medda, Barbato e Ambrosini.
Non dico che la strada imboccata sia l'unica o la migliore possibile. Dico solo che è sicuramente una strada migliore rispetto alla non-strada nella quale eravamo impantanati da quasi vent'anni.

Fine OT


Applauso.

Ma tanto è un discorso inutile E non è tutta colpa dei lettori eh. La Bonelli ha lasciato la serie alla deriva per troppi, troppi anni, naturale che il patto di fiducia tra lettori e autori si sia rotto, per alcuni in modo irreperabile, con conseguente sfiducia generalizzata e anche un pizzico di - nessuno si offenda - qualunquismo.


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MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 8:25 pm 
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Ramingo ha scritto:
Una delle storie che mi è piaciuta di meno negli ultimi anni.
Se non fosse per i bei disegni di Casertano (sempre grandissimo) l'avrei persino bollata come [edit rimatt: riprova, puoi fare di meglio].

Abbastanza sconcertanti i nuovi personaggi, l'ispettore Carpenter e la detective Rania. Sconcertanti anche perché per il momento sono di una banalità che lascia sgomenti.
Carpenter è un nero tutto d'un pezzo che non ha Dylan Dog in simpatia e che parla come un duro, mentre Rania è una donna musulmana, bellissima, che da subito flirta con Dylan (senza però far nulla).
Li ho trovati banalissimi e poi il fatto che uno sia nero e l'altra musulmana mi sembra una scelta molto gratuita.
Poi vabbeh, entrano gli smartphone e Google ma quello per me non è un problema.

La storia ricalca in qualche modo Distretto 9 di Carpenter e francamente non mi ha detto proprio nulla.
L'unica novità rilevante è che Dylan non è più claustrofobico.

Per me quest'albo è un notevole passo falso, per il momento le storie della nuova fase mi hanno deluso parecchio, vedremo cosa ci riserverà il futuro.


Distretto 9, però, è il film con gli alieni gamberoni di Blomkamp
(dovrei rivederlo, mi ricordo che m'era piaciuto assai ma avevo una polmonite violentissima e sull'ultima mezz'ora mi stava risalendo la febbre. poi mi sono sognato di essere un gamberone, la notte)

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Ultima modifica di Kowalsky il lun dic 01, 2014 8:27 pm, modificato 1 volta in totale.

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Grazie per le risposte Rrobe e Gigi.


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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 8:28 pm 
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Iscritto il: mer feb 27, 2013 10:03 pm
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LestatDeLioncourt ha scritto:
Alla fine si e' capito il problema?...ah questo Dylan che non e' piu' quello di una volta...
Poi troppa azione,e Dylan si sa...non e' uomo d'azione.
E poi la pistola...imperdonabile.
Inoltre,vogliamo parlare del taglio di capelli proposto da Casertano?...un vero affronto!


ehm, beh non so se è una critica al mio ultimo post, se non lo è chiedo scusa in anticipo per la replica ma: che cacchio vuoi? :)

no vabbè, a parte tutto, io non direi mai cose tipo "non è più quello di una volta" (quale volta?) o "Dylan non è uomo d'azione" (accidenti se lo è!!! al massimo direi: non è SOLO uomo d'azione, proprio come in questo caso, guarda un pò), anche perchè in un numero iper osannato come "Oltre la Morte" Dylan è azione allo stato puro, ma con un "PERCHE'",diciamo, "alto" che qui non ho visto...sulla pistola non so, dici dell'errore di Casertano? e chissenefrega!! una volta Dylan parcheggiava sulle striscie pedonali o guidava a lato passeggero, sai che drammi!
Sul taglio di capelli non so, sul fatto che preferivo il Casertano classico ho già detto...
Comunque: si può ancora criticare un albo o bisogna creare un forum a parte e lasciare questo al mi-piace-tutto-a-prescindere? Credo di aver ben motivato il mio dubbio e ho ringraziato Kowalsky, non ho criticato in toto il numero e nemmeno la fase due, anzi, nonstante il mio voto basso noto con incredibile piacere il numero di utenti che partecipa alle votazioni, ragazzi, che risultato!!! :) magari il prossimo per me è un capolavoro e a te farà schifo...che facciamo allora? ;)


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 Oggetto del messaggio: Re: # 339 - Anarchia nel Regno Unito
MessaggioInviato: lun dic 01, 2014 9:08 pm 
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Iscritto il: ven giu 27, 2003 10:00 pm
Messaggi: 3867
Sono d'accordo con la valutazione di Rrobe,
Perche' anche i suoi commenti fanno parte della discussione dell'albo , e anche quelli di gigi che hanno valenza ancora maggiore dato che e' lo sceneggiatore della storia.
Vero che ci sono un paio di utenti che trollano e che commentano sul topic albo del mese senza averlo neanche letto.
Questo e' scorretto , soprattutto tirare in ballo sclavi ogni due per tre, anzi sono sicuro che se scrivesse sotto mentite spoglie criticherebbero lo stesso.
Va anche detto che cercare di fare pulizia all'interno delweb e' da pazzi, cioe' ci sara' sempre qualcuno , magari anche un bambino di 12 anni che scrivera' "cacca".
Pero' certi utenti che sono magari iscritti da anni e che quindi conoscono dylan dog capisco anche che facciano fatica a digerire certe cose, pero' farlo a prescindere e' sbagliato.

Ma poi alcune critiche non le capisco proprio , se esce una storia alla sclavi , non va bene perche' copiano sclavi sono cose gia' viste , se come adesso si cerca di rinnovare , non va bene perche' questo non e' dylan dog,
Eccheccacchio


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