dogamy ha scritto:
3 ) La discesa nell'angoscia dell'animo umano, scusate, ma l'hai trovata solo tu, harlan. Il che potrebbe essere un tuo pregio ed un mio difetto. Io ci ho trovato solo un accenno senza alcuna emozione e una storia di non morti o come si chiamano, che con la vicenda di Bloch e del suo addio al lavoro, alla sua collaborazione con un tipo che considera come un figlio ( Dylan ) al suo porsi di fronte ai drammi del mondo, al trionfo della verità e della giustizia rispetto al male e ad altre cosette da 4 soldi, non c'entrano proprio una fava.
Il mondo è bello perché è vario
sicuramente avendo un approccio da semplice lettore di fumetti (in generale) e non da fan(atico) del personaggio, posseggo giocoforza un punto di vista diverso che mi fa giudicare la storia con altri criteri
e bada bene non sto affermando che siano migliori dei tuoi, solo che sono diversi
per il resto mi rendo sempre più conto che l'astio verso Recchioni e la sua gestione della testata sia il rovescio della medaglia di una politica fatta da troppe anticipazione e hype pompato a mille, dove la personalità dell'autore scavalca l'aurea magica e intoccabile del personaggio, una cosa molto comics USA degli ultimi 30 anni (penso ai vari Moore, Morrison, Claremont, fino ad arrivare ai giorni nostri con Millar, Bendis ecc) ma considerata sacrilega per il pubblico italiano, storicamente abitudinario e omologato
ma ritengo che sia un rischio calcolato dalla casa editrice... c'era bisogno di far rumore per far tornare subito in auge il personaggio e Recchioni aveva (ed ha ancora) le credenziali adatte per fare ciò
Spazio profondo e mai più, ispettore Bloch sono due buone storie, non ottime ne capolavori, ma due buone storie
ma rappresentano anche una piccola grande rivoluzione all'interno della serie
Dylan Dog è una testata mutata, non ha più le caratteristiche del classico albo Bonelli autoconclusivo ma ha mutuato la formula dei serial americani delle stagioni
formula introdotta nel mondo del fumetto italiano da Recchioni stesso con John Doe e portata con successo anche in Bonelli con Orfani
un modello narrativo che parte in sordina per crescere man mano
e proprio Orfani è l'esempio lampante di questa impostazione
partito con hype a mille, i primi 7 numeri si sono rivelati semplice intrattenimento e nulla più
poi dal numero 8 è esploso in un crescendo di emozioni senza fermarsi più
quindi, per chiudere il mio discorso:
giusto giudicare le due storie, esprimere le proprie opinioni (positive o negative che siano) ma bocciare l'intero corso dopo solo due racconti, con l'aggravante che il giudizio venga influenzato dall'antipatia verso il curatore credo sia una cosa completamente sbagliata