Ommadosqua, dopo tutte queste pagine mi suona difficoltoso aggiungere qualcosa che non sia già da ammuffire in pensione.
In attesa di un autobus gitarolo, modello kamika-lemmings , gentilmente fornito dall’INPS per eliminare i futuri pensionbili sgraditi alle sue casse…
… direi che di sicuro eviterò di parlare dei mysteri quantici della sufficienza (con sufficienza, tsé
), del citazionismo bulimico, dei nomignoli hot della Barbato, o dell’intimismo
recherce-ato da molti (proustiani? V. pag 57.iv e 59.iii)
Rimarrebbe l’albo in sé, ma sembra poca cosa rispetto al resto, in oltre 33pp di topic e rizomature su altri thread.
Tanto per intenderci
a me la storia è piaciuta, con moderazione, non avendola caricata di aspettative epocali e comprendendo la difficoltà nel gestire l’evento della
dismissal di Bloch dalla sua funzione Scotlandyardica.
Non cercavo un capolavoro ed ho cercato di non farmi condizionare da tutto il trambusto che l’ha anticipata/seguita.
Seguono varie e collaterali:
SPOILER ∞ SPOILER ∞ SPOILER ∞ SPOILER ∞Primo punto di forza, a mio vedere:
il divertimento .
Sì perché - sarà un mio limite - ma leggendo quest’albo mi sono essenzialmente divertito sorridendo come non capitava da parecchi numeri.
E questo per me è un merito, non potendo la storia svilirisi sul melodrammonismo telefonato alla
Marty o
Ventennale – mai piaciute, al sottoscritto - ha cercato di alleggerirsi di rimando a contesti più simili a
Tre per Zero et similia .
Uno smacco, un’offesa, per l’importanza del pensionamento dell’ispettore più brontolato da tutti?
Non direi… o almeno non mi pare una decisione tale da condizionare l’esito della storia, che parte da un taglio ben differente, se non scanzonato, ma almeno vagamente goliardico sul ritardo dei decessi&disordini relativi, velato della solita malinconia acre che consegue certe umanissime ammissioni
Non direi neanche “grottesco” – qualcosa a cui forse aspira, fallendo – perché alla fine il cattivo gusto smaccato stenta a trovare strada, e permane una certa leggerezza ancora troppo poco cinica per scalfire il segno. Anche i boss sono talmente caricaturali da passare con molta facilità dalla parte del cartoonesco metrogangsta, piuttosto che spuntarla sui Sopranos della City.
La sceneggiatura è brillante, mai nojosa, scaltra e inframmezzata da dialoghi abbastanza in palla e spassosi. L’assenza di pathos non mi è pesata, come già detto, anche se alcuni teatrini di Dylan erano evitabili. Non è di certo il miglior personaggio nell’albo, combina poco, cadendo goffamente sempre dalle nuvole o accorrendo come un Accorsi qualsiasi, e questo penalizza in parte la storia
.
Per fortuna ci sono gli altri comprimari a calcare la ribalta, a partire da
Jenkins che va oltre i suoi noti siparietti mostrando un lato umano a tratti imprevisto, anche se volerlo mettere alle corde a tutti i costi ha forzato un po’ la mano alle ultime illuminazioni empatiche di Bloch, sul valore reale della vita in quanto non-morte (pp.89 e 113)
.
Sul sovraintendente si poteva far qualcosa di meglio di un bisbetico burocrate gnegné, ma in fondo la bassezza del suo spessore contribuisce a stare dalla parte di Bloch nelle sue (passate) battaglie contro questo grigio figuro
.
Buona anche la capacità di Bloch nel nascondere la sua mestizia per l’arrivo dell’imminente pensione: lo si capisce dal silenzio pensoso delle prime 5pp che tanto a suo agio non è, e che l’urlo gajardo di liberazione (p.10.vi) è solo un palliativo momentaneo – studiato da anni - per fingere entusiasmo dietro un abisso di prossimo sconforto, tenuto sinora lontano del trantran lavorativo aggirante
.
Il suo percorso di rinco-senilmento (Bilotta docet), auto-illusione, scontrosità, allontanamento consolatorio e riscoperta di se stesso è la parte più profonda dell'albo.
Ciò non toglie che il soggetto sia davvero scarno, stravisto e di evidente rattoppatura. In realtà non racconta propriamente la vacanze della Mietitrice, come in
Tre per Zero, ma le vacanze a doppiosenso in mezza pensione, colazione compresa,
di Bloch
con Lei… e questo ci potrebbe anche stare, nel riciclo di massa, per quanto ormai l’abuso di Sorella Morte sia diventato quasi nauseante nell’ultima annata da edicola(funebre)
.
Per non parlare della falce maggica doppiouso che mi sembra una trovata da GdR fantasy o da manga –
ma qui è più un problema mio, che devo ancora capire la differenza tra la lancia di Longinus e quella di Cassius…vedi avatar.
Abbastanza penoso anche il modo da
comare sempliciotta con cui la Morte stessa dialoga spiegoneggiando faconda con Dylan, abbassando tutto il contesto ai livelli confidenziali di una rimpatriata pre-canasta pomeridiana o di una divanista da Barbara D’Urso
.
Terribilmente fatuo – e pretestuoso – il movente del suo agire, e quindi lo s
tarter ultrazoppicante di tutta la storia: in pratica l’origine di ogni casino è la sua volontà di ajutare Bloch, sospendendo il suo, di lavoro, soltanto perché la dipartita dell’ispettore post-pensione avrebbe reso la vita di Dylan meno divertente e più normale
Dopo un’uscita del genere non mi meraviglio se molti hanno gettato l’albo fuori dalla finestra o pensato di esser presi per i fondelli, perché non c’è nessun’ironia in passaggi simili e si intuiscono le rattoppature forzose di fondo.
Su questo genere di cose Paola dovrebbe tornare a lavorare con più cura, e meno adagiamento di comodità… rilanciando sull’ispirazione, invece, prima del suo stesso pre-pensionamento per aridità d’inventiva stanca.
L’altra cosa che a me è piaciuta - e molto –
è la caratterizzazione di Nora, un personaggio femminile riuscito come pochi, col suo bisogno di “finire di morire” ed il peso intollerabile di sentirsi perennemente provvisoria o inconclusa.
E’ bugiarda, fragile, indisponente, cazzuta, rassegnata, testarda, sarcastica, insicura, capricciosa, crudelmente razionale ma legata ai sogni, elegante, sottile, di granclasse, primadonna malriuscita, spalla petulante, attivista delinquente, amorevole ed amorale, femminista solo per aspirare a capocosca, crudele solo contro se stessa per intavolare un piano di vendetta assai s-
gang-herato.
Insomma, l’ho adorata in ogni suo tratto poliedrico…
… e sembra che continuerò a farlo se Paola la riproporrà in qualche altra storia come pare intuirsi dal finale. Si intuisce subito come solo una certa sintonia infra-femminile possa sfornare un personaggio così sfaccettato, capace di ridicolizzare Dylan in più circostanze – non solo come nnamurato eterno (p.90) - e ben superiore alla scemotta cretinella etichettata dalla Morte (pp 100.i e 107.ii), che invece quanto a profondità qui ci fa un figurone, altroché… come no…
Brindisi superlativo, kellodikoaffare, anche se non mantiene lo stesso livello di attenzione su tutte le tavole. Alla fine un pelino indietro rispetto a
La Bomba o
L’Eliminazione, ma sempre di eccelsissima qualità.
Dopotutto è il mio disegnatore preferito, ed il “vero” Dylan rimane sempre nei suoi pennelli, attualmente
.
Alcune tavole più grandi della media sono strepitose – v. pp 8, 19, 42, 59 etc – e solo lui riesce a dare ad ogni personaggio quell’espressività unica per cui si potrebbe fare a meno dei baloons nel 50% ed oltre dei casi. Un esempio soltanto, marginale tra l’altro: guardate la tutta l’umanissima meschinità che trasuda dal volto di Mrs Owen in un trio di semplici vignette (pp.32-33) e fatevi un’idea
.
Sfumature, splatter, incasinamenti ed emozioni a gogo, in un campionario che per varietà ricorda tutti i souvenir scaricati dalla Morte in casa di Bloch – c’è anche un omaggio a Broni, patria di Mastro Tiz, (p.53.v) - e che poi finiscono armi&bagagli nelle tasche cosmiche dietro i muri, non molto differentemente dalle valige del rag. Trombetta in quel film con Totò.
In più Nora sembra una div(init)a da palcoscenico della Chicago ‘20s, e con quel collarino nero mi fa impazzire…
Se il rilancio parte da uno come Brindisi è sempre un prosit, all’unisono, per quanto non ci sia lo champagne in tavola, e questo aperitivo sappia un po’ di vecchio.
Rimangono da spizzicare gli stuzzichini…
UN ALOHA CON GHIACCIO, PAGA IL RROBE