joe montero ha scritto:
Non riesco a capire cosa ci sia di così poetico, intimista, emozionante e incredibile in una persona che vedi tutti i giorni che raggiunge l'agognata pensione e che dopo continui a vedere tutti i giorni. Il registro intimista era un'opzione contemplabile, ma sarebbe stato duro da gestire senza cadere nel gratuito o addirittura nello sciocco. L'appassionate e tragica storia di un settantenne che da domani è in pensione. Io credo che sta paranoia della pensione colpisca molto di più i lettori che non Bloch stesso.
Nel 200 a Bloch muore un figlio, quasi due. Qui va in pensione. C'è una lieve differenza anche solo in questo dato di fatto.
E poi sarà presentissimo, l'ispettore! per me la scelta del registro ironico e dell'understatement emozionale è del tutto brillante.
Ma infatti io chiedevo se in questa storia fosse presente un qualche elemento di questo tipo, oppure no.
Non parlo di incredibilità. Parlo di come chi scrive riesce a presentarci un evento.
Se intende o meno percorrere certe strade, oppure no.
E se lascia qualcosa nel fare la scelta A piuttosto che la scelta B.
Non intendevo minimamente paragonare ciò che accade a Bloch ne Il Numero 200 con ciò che gli accade qui.
O per lo meno, il paragone è improponibile solo perché Paola ha, volutamente ( giusto o meno dipende dai gusti e da ciò che ci si attendeva qui ) eluso questo tipo di piega che la storia poteva prendere.
E poi se cerchi la normalità della vita, che metti sta copertina, in fondo ?
E ragionando così, che c'è di importante in una famiglia che se ne sta dei mesi in un albergo in mezzo alla neve ?
Voglio dire la realtà è una roba, la narrativa, il fumetto, un film, vanno nella direzione che vuole lo sceneggiatore, lo scrittore o il regista.
Da un evento inseribile nel quotidiano, avrebbe ( IMO ) più avuto senso costruire una pagina drammatica ed epocale, trattandosi di Dylan Dog.
Se appaio sciocca cercando qualcosa di intimista in una storia di Dylan Dog, me ne scuso, anzi più ci penso e meno me ne scuso perché una delle cose che più sapeva fare Dylan Dog era trovare il verso emozionale ( e non mieloso ) delle cose.
Il mostro aveva un'anima, la realtà aveva un'anima, la profondità stava fra le pieghe delle cose.
Poi oh, mica dico che debba esser così per tutti. Magari è solo una mia versione.
Se l'ispettore ci sarà e sarà sempre presente, mi si spieghi il senso del suo pensionamento.
E in questa ottica:
Ezekiel 25:17 ha scritto:
Inoltre ribadisco, la storia mi è sembrata tutto tranne che un'evoluzione. Anzi, già si capisce bene cosa intendevano quando parlavano di downgrade e di tornare a un Dylan 1.0 e non 2.0.
In Mai più, Ispettore Bloch si hanno solo elementi classici all'universo Dylan a farla da padrona. Non c'è niente di originale o innovativo, solo ottima scrittura, disegni eccellenti (Brindisi perfetto per una storia con questi intenti) e tanto Dylan.
...che senso ha cambiare lo status quo di un personaggio cardine, se si vuole resettare il tutto e non far evolvere nulla ?
Non è come l'elemento sbandierato nel ventennale, che avrebbe dovuto stravolgere tutto, ma che alla fine non ha stravolto nulla ?
Io tutti quegli aspetti cui fai riferimento, non li ho colti. Ma sarà lacuna mia.