Ora. Credo di non aver mai detto la mia su questa presunta fase 2, se non esprimendo un generico ottimismo di facciata per la voglia di fare che aleggiava ai piani alti. Dopo lunghe riflessioni, penso di poter essere più preciso. Magari sfruttando la scia meta-editoriale.
Dylan Dog è il personaggio più difficile da affrontare dell'intera scuderia Bonelli. Tex Willer è Tex Willer. Dampyr è Dampyr. Julia è Julia. Dylan Dog è Tiziano Sclavi. La differenza è tutta lì, cioè fra l'imprimere lo stile dell'autore nel tessuto narrativo o la vita dell'autore nel personaggio stesso. La seconda via, è Dylan Dog. Solo Dylan Dog. Cambiando autore a Dampyr, cambi stile narrativo. Cambiando autore a Dylan Dog, cambi personaggio. Per riavere un Dylan Dog il più possibile simile all'originale, in assenza del Tizianone, ci vorrebbe una sorta di replica che ne implementi i ricordi, le visioni, la filosofia di vita, il carattere, le abitudini, le paure. Bene.
Ora, abbiamo Roberto Recchioni. Che a me personalmente piace, sta simpatico. Dove lo piazziamo? Con tutto il rispetto per il passaggio di testimone ufficiale, se io dovessi piazzare Recchioni a capo di una qualsiasi collana Bonelli, Dylan Dog sarebbe l'ultima che sceglierei. O, nella peggiore delle ipotesi, l'unica che non sceglierei. Recchioni è l'esatta antitesi di Sclavi. Sia caratterialmente - per quel che ci è dato vedere - sia artisticamente. Non è né il numero 1, né il 2, il 3 o il 4. Appartiene a un altro sistema decimale. Lui è tracotante, esibizionista, capace a vendersi e voglioso di farlo. Sclavi no. Lui ha un'attitudine spaccona e hollywoodiana. Sclavi no, anche se talvolta ha avuto l'abilità di mimarla narrativamente. Lui è rock. Nell'animo. Sclavi no. Se Recchioni è AC/DC, Sclavi è Joy Division: solo apparentemente riconducibili a dimensioni affini, ma, nella sostanza, quantomai distanti. La vena poetica e malinconica di Sclavi, ma oserei dire anche quella ironica, Recchioni non ce l'ha. O ce l'ha in forme completamente diverse, quasi distorte. Barbato, Chiaverotti, Medda, Ambrosini, forse Bilotta in futuro (beh..), Accatino (?), possono essere i numeri 1,2,3,4. Recchioni appartiene più alla squadra di salvataggio Gualdoni, Marzano, Ruju, Cavaletto (?). Si badi bene che il mio non è, e non vuole mai essere, un discorso di qualità effettiva. Solo di lettura e utilizzo del personaggio, e/o di vicinanza al modello sclaviano. Per quanto riguarda la qualità, tolto Mater Morbi (che tuttavia - mi perdoni davvero tanto l'autore e chiunque leggerà - era talmente personale da essere quasi "facile" da scrivere --> ecco Sclavi!), le storie di Recchioni non mi hanno mai convinto pienamente. Pur senza scadere nell'indegno, mai. Anche se La Nera...
Detto ciò. Le novità annunciate per la seconda fase mi hanno convinto solo in parte. Dylan Dog non ha bisogno di telefonini, di dare del lei, della pensione di Bloch, di Tyron Carpenter e Rania Rakim. Dylan Dog ha semplicemente bisogno di grandi autori. Di più: ha bisogno di autori che non scrivano per Dylan Dog, ma per loro stessi attraverso Dylan Dog. Come Sclavi. Per questo mi convince più il talent scouting recente - grandi autori che possono sicuramente parlarci di loro stessi - che i piccoli dettagli esteriori svelati inizialmente.
Nel dettaglio della storia del mese...
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
... Le mie preoccupazioni sono state parzialmente confermate. Un'ottima storia, più che buona. Intrattiene, diverte. I giochi di squadra poi mi attizzano sempre un sacco, anche se i personaggi sono utilizzati piuttosto malamente (praticamente fanno qualcosa solo il numero 4 e il 5, gli altri inutilissimissimi. La sensitiva, secondo me, aveva grandi potenzialità). Ma... Dov'è Dylan Dog? Dov'è Recchioni? Un Recchioni che ci sbatte in faccia il suo stile narrativo alla Orfani, ma non se stesso. Un Recchioni che affila il tessuto narrativo, ma non lavora né sul personaggio né su Recchioni. Una grande prova autoriale di "altri tempi": il futuro, ma non il passato. Quello è ancora lontano. E allora mi ripeto: meno prove autoriali, per il personaggio; più sangue, sudore e lacrime, con il personaggio. L'intento meta-narrativo (giudizio neutro: dal basso della mia sconfinata ignoranza, non ho mai visto un autore di qualsiasi arte confermare l'interpretazione di un fruitore. Ma è colpa mia, non sicuramente una critica al RRobe) è lodevole, azzeccato, pertinente, ma piuttosto arduo da cogliere. Così è inutile, inesploso. Da confermare, appunto (e lì sta il problema: se un'interpetazione non confermata appare come una sega mentale stellare, e non come una papabile chiave di lettura degna di interesse, c'è qualcosa che non quadra). Mi ha ricordato quei momenti in cui vuoi esprimere qualcosa, e quel qualcosa viene interpretato in un modo ben più lusinghiero e affascinante di quelle che erano le intenzioni iniziali. E allora te ne stai, insomma. Non è questo il caso eh, era per dire. Disegni di livello, ma quel Mari lì... È il principe della notte. Non degli spazi colorati/da colorare. Comunque il miracolo è quasi compiuto.
In sintesi: all'albo "Spazio profondo", il numero 337, scisso dal contesto e dal signficato, darei un 8 pieno. All'albo che dovrebbe lanciare la fase 2, qualcosa di meno.
Ma questa è un'altra storia, che continuerà il mese prossimo...
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