Inizia la fase due e sono tra coloro che tornano all'ovile dopo aver abbandonato la testata intorno al 200.
Spazio profondo è un prologo, un numero zero più che un nuovo numero uno, uno spartiacque tra l'epoca che si è chiusa (una sorta di medioevo dylaniato) e una nuova che si sta aprendo (la quale, si spera porti ad una rinascita qualitativa).
La lettura mi ha soddisfatto e mi ha entusiasmato perché, al di la della storia, della trama, il discorso è autorale.
Nella conferenza dell'altro ieri, Recchioni in un lapsus ha chiamato Dylan Dog "John Doe". In realtà quel lapsus nasconde una verità: il linguaggio usato su Orfani. le Storie e, da adesso in poi, su Dylan è figlio del progetto di svecchiamento del fumetto popolare italiano, iniziato dal Rrobe proprio sulla testata dell'Eura editoriale 11 anni fa. Un eco il cui propagarsi non accenna all'arrestarsi.
I disegni di Mari non sono brutti. Il problema è mio personale, perché secondo me il Mari odierno perde il confronto con il Mari del primo lustro di Nathan Never. Inarrivabile anche per se stesso.
I colori di De Felici ben si sposano con l'atmosfera insolita del racconto, dando un significato artistico oltre che celebrativo alla scelta del numero a colori.
Bello il nuovo logo che innova senza tradire e stupende le illustrazioni di Stano. Una copertina densa di significati e un frontespizio fresco e spiazzante.
Voto: Buono (7 - 8)