Prime frescure pre-autunnali ed ultimi avanzi di fase 1.0, in attesa dell’autunno della rinascita.
Non posso nascondere di essere piuttosto deluso da questa storia, perché da De Nardo è legittimo aspettarsi qualcosa in più, quando non c’è di mezzo il fantasy o il nano malefico
Qui è molto al di sotto della sua media, ed alcune sue ultime storie pajono capolavori a confronto – v.
La Dea Madre o
Più forte della carne. Anche in
Destinato alla terra si difende con più stile.
Ho votato un
5 ½ complessivo perché i disegni sono di qualità e comunque le pagine scorrono bene con un certo mestiere.
Ma è alla base che il discorso si fa penoso, come ingredienti e mani-
fattura – appunto, viste le streghe di mezzo.
In pratica De Nardo prepara una buona torta per 70pp per poi sbattercela in faccia nelle ultime 24, di stampo mignacchesco.
Con poca gozzoviglia reciproca, almeno per quello che mi riguarda, e non per problemi di diabete.
Se poi voleste banchettare con le mie parole non patireste digiuni. Metto in tavola, a buffet… così ognuno si serve di quanto/come vuole.
▪▪▪▪▪▪▪▪▪ SPOILER ▪▪▪▪▪▪▪▪▪ SPOILER ▪▪▪▪▪▪▪▪▪ SPOILER ▪▪▪▪▪▪▪▪▪Cominciamo dal tema tanto dibattuto dell’ironia
.
Ci sono momenti ben spassosi, con scambi veloci & vivaci – specie i siparietti con Ottilia o sulla questione dell’uomo-oggetto, di dolore o rivalità, dandola via senza preliminari.
“
Fallo con gentilezza” (p. 78.iv) è un nuovo must dei doppisensi alternati come “
Fallo… per mia nonna” di barbatiana memoria.
Battutacce, gags (v. pag 82) e freddure sono molto ok, col sospetto di una massiccia recchionatura, ma…
…
l’ironia è qui il più delle volte un camuffaggio palliativo, per compensare certi squilibri o per coprire ben altre carenze, fondative.
Tipo quando sei nei guai per una situazionaccia imbarazzante, spalle al muro, e per svoltare il clima(x) squassato pensi d’uscirtene dicendo
“la sapete quella del carabiniere che…”
Brazen face e guadagna tempo, (r-)aggirando. Cercare di sdrammatizzare mettendo in ballo l’inflazionatura da Harry Potter è un infatti segno di questo escamotage stravisto&strumentale. Lo dice anche la strega stessa (p.54.vi):
non è con l’ironia che ci si protegge dalla verità… deludente, di fondo
.
E tra l’altro l’intro seriosa e d’atmosfera, come buona parte dell’albo, non ajuta a rinfocolare questo senso del “non-prendiamoci-troppo-sul-serio” vincolato soltanto ad alcuni scambi vivaci
e non alla situazione d’insieme (
Vs Il cane infernale o
L'occhio del gatto, per esempio), rifugiandosi in corner nell'humour di ripiego dopo una corsaccia a vuoto (v. pagine finali).
Appunto… le pagine finali, chiudono degnamente un soggetto di ritorsionismo a dir poco machiavellico, altroché
.
In sintesi , la sag(r)a paesana del
chick-dispettuccio a catena
Tu mi uccidi il mio ex-ganzo imparruccato? -->
Io t’ammazzo il cugggino tonto -->
Vabbè, te la sei cercata: adesso faccio fuori la tua pupilla dipendente -->
Ok, puoi dire addio al maggiordomo ed alla magione. E speriamo non fosse assicurata.
[...] Poi arriva la nonnarca stregaccia e vi sequestra i poteri-gingillo per rifarsi giovane. Tié
Peccato che Dylan le metta le manacce (benedette) adosso proprio quando la megera comincia a tornare figona. Sgretolabile come ogni altra carampana sottoposta alla chirurgia siliconica.
Chiusura quindi raffazzonata di gran carriera in cinque&cinquotto – difatti i conti non tornano, negli equilibri – col momento clou della morte (definitiva?) della strega ridotto al micro-pathos, anche grafico, di una mezza vignetta stile sveltina (pp.97 iii-iv) dopo essersi sorbiti un lungo scontro dalle superfluità sconfortanti
.
Interrogativo a margine, per darsi un tono, di sospensione nel dubbio
.
Non credere ajuta a non aver paura… anche quando si hanno sani principi (p.53). Essere scettici, tuttavia, non ajuta ad avvalersi dei poteri della fede (p.98), per quanto ci sia da chiedersi a che pro agiscano tali poteri e con quale legittimità auto-apologetica. La strega non approverebbe, questo “regolamento”… di conti .
Resa malino l’atmosfera di provincia, che doveva essere uno dei punti di forza dell’albo, con ben altro spessore e carattere.
Invece quasi tutte le situazioni potevano essere gestite in un qualsiasi sobborgo residenziale dell’hinterland londinese, gossippamenti compresi, senza che nulla cambiasse.
La pregnanza della stregoneria, in aggiunta, si perde in faccende minimali tra mancate massaje - ma poco
desperate - e non basta il recupero di Hazel in extremis per ri-darle lustro
.
E.A. Poe citato a vuoto pernonsisaqualemotivo, con degli edifici a supporto (Hotel Amontillado, Taverna Hop Frog, clinica Valdemar). Strano che il negozio d’abbigliamento non sia chiamato Li(n)geia Store
.
Di una faciloneria sconfortante
la stupidità con cui i neo-bigotti, grazie alla “discrezione” del barista pettegolo, si scatenano contro la capanna di Gertie, torce in mano e dajeallastrega: alla fine riescono pure a darle fuoco, ma in provincia vale l’impunità di massa… per questo genere di cose. Nessun provvedimento della polizia; poi ci lamentiamo degli inchini delle Madonne alla parate para-mafiose…
Ancora una volta (sarà la ventesima, in un anno…) Dylan esce dall’ospedale prima di esser guarito, in vista di ulteriori strapazzamenti (p.62). Dopo le costole incrinate, è ora d’incrinare qualcos’altro… più in basso
Ben caratterizzati i personaggi, anche con pochi dialoghi… ma
SONO TROPPI da gestire ! S’aggrappolano un po’ qua un po’ là e finiscono per sparire senza spostare una virgola.
Padre Marshak non mi è piaciuto granché, con quell’aria da druido-santone-francescano più che da Don Abbondio di provincia. Prete tosto che crede profondamente nella stregoneria, e vanta armi ecclesiastiche – leggi acquasantisissma – per contrastarla.
Parla a ripetizione, sembra troppo sicuro di sé e delle sue “regole”, e vanta un’onnipresenza onnisaccente… a tratti allarmante: in pratica
anticipa le mosse di Dylan come se fosse il suo burattinajo. E coi compaesani fa più o meno lo stesso.
Carisma del sajo
Tempi mortissimi per l’inutile discettazione del medico aspirante zoologo (pp.25-26) o per la lunga gita panoramica di Dylan verso la stamberga della strega (pp.49-50)
.
Per il resto sceneggiatura a
ritmo interessato ed incalzante, fino alle ultime 15 pagine che stramazzano nel patetico/coatto… tra un vortice con “wup”, un pingpong di onde energetiche alla DBZ, un catfight di rinfacciate puerili fra bisbetiche (senza fango e vestite, ahinoi), una rampognata post-sabbatica, e la trovata degli abiti benedetti, che è la cosa meno fessa del lotto, in cinquina
.
****ORNIGOTTI è inevitabile associarlo ad Ambrosini, specialmente sui primi piani del protagonista, ciuffo compreso.
Questo non vuol dire che non abbia un suo stile, meno volubile e più netto del Conte-maestro... ma lo ricordavo più rimarcato, come personalità, sulle pagine di
Napoleone .
Comunque
resta un grandissimo acquisto a prescindere, come per
Nizzoli – e maaaaagari
Camagni Sa creare quelle densità della storia
noir come pochi, ma dovrebbe lasciarsi andare un po’ di più alla cattiveria dei figuranti ed al torbidume della tavola, senza ripulirla dalle scorie positive.
Molto bene lo stillicidio fradicio in apertura, l’espressività di alcuni personaggi, gli interni d’epoca, i pompieri
in action, e soprattutto…. i manichini alla riscossa (chiaverofila) !
Saranno anche un po’ troppo friabili, ma la
fuga di Fiona in guepiere vale lo scotto,
very hot. Come il “nascondersi nell’armadio” di Norma (p.81), in puro stile b-movie alla
Renzo Montagnani
.
Non si spreca per ricreare un villaggio lontano dal mondo, sganciandoci solo una piazzetta semianonima, qualche muro squadrato (pp. 6, 27.i , 65.iii) e poco altro. La sezione presso il laghetto pare piuttosto svogliata (pp.41-46), e la vignetta più grande è anche quella più trasandata (p.60.i).
****COPERTINA d’impatto nella sua semplicità, ed anche le scelte cromatiche mi garbano. Stano torna e certe caratteristiche fondanti e per fortuna rinuncia al puntinato.
Due punti in più di gradimento. Due puntini in meno, sul viso, come sfogo… cutaneo.
HORROR CLUB : carino, ma … Lynch va lasciato in pace, come Ramblyn non può essere associata a questo
paesotto senz’anima&core
E tra l’altro anche la definizione di “eroe” dylaniesca non sembra proprio azzeccata: vabbene in ritardo, senza cavallo, e s
paesato. Ma sempre dalla parte del giusto non lo direi… come suggeriscono i dubbi ficcati apposta nell’ultima pagina confessionale di questa storia. Che dovrebbe s
paesare anche noi… laggiù in provincia
.
****Adesso vi lascio perché devo bubolare con una civetta di mia conoscenza, mentre gufiamo in barba a(d un certo)Gianni, quell’allocco del suo ex.
ALOHA WITCHES ‘N’ BITCHES
(con Ghosts ‘n’ Goblins)