Piccatto ha scritto:
Bentler ha scritto:
Qui direi che si vede il passaggio del restyling recchioniano sulla storia approvata a suo tempo: se Recchioni prova a fare Sclavi, gli esiti sono di questo genere. Ossia, banalotti: lui, come Faraci, ha quell'ironia un po' esteriore e assai poco 'ironica' alla Peter Parker: l'ironia del personaggio vincente, mentre Dylan è il personaggio perdente. Faraci o Recchioni sono portati al personaggio-"Topolino", ma Dylan è il prototipo del personaggio-"Paperino".
Questa è discutibile. Dylan Dog è un personaggio perdente, ma Peter Parker non è da meno. Le caratteristiche in comune non sono poche: entrambi sono sbruffoni, entrambi ironizzano nei momenti più impensati ed entrambi alle volte fanno figure da peracottari. Tutto questo topolinismo non lo vedo. Ma manco in John Doe, se è per questo. E Recchioni non l'ho mai visto provare a fare Sclavi, nemmeno per sbaglio. La sua ironia è evidentemente molto meno permeante di quella sclaviana. A parte che, onestamente, questa storia non mi dà l'impressione di essere stata rimaneggiata granché.
Sì, è vero: è discutibile. D'altronde, come insegna Gualdoni, chi non sa nemmeno criticare scrive recensioni sui forum. Io non so criticare,
ergo... Però non mi sembra che Peter Parker sia un perdente. Non quando spara la maggior parte delle sue battute, soprattutto: ossia, in costumino durante le scazzottate con il cattivo di turno (e parlo, sia chiaro, del vecchissimo Peter Parker classico, quello di Stan Lee). Così come non mi pare proprio che Dylan sia sbruffone: mai stato sbruffone. La cosa, però, è ancora più radicale, e riguarda il congegno narrativo: il Dylan di Sclavi, per lo più, è un personaggio sballottato dagli eventi. Le cose, più che agirle, le patisce: donde l'ironia strutturale del racconto (prima ancora di quella delle gag o delle battute). Tutto ciò non c'entra nulla con il modo con cui Recchioni costruisce i suoi personaggi e le sue storie. Il che è anche giusto: trovo ammirevole che Recchioni abbia detto da subito che, in quanto nuovo curatore, si sarebbe ben guardato dal cercare di resuscitare il Dylan di Sclavi. Ognuno ha le sue inclinazioni e le sue qualità, ed è giusto che non si travesta. Va detto, d'altra parte, che in questa fase un po' mezzana (storie scritte prima della sua conduzione, e rimaneggiate più o meno), si sente particolarmente il doppio lavoro di scrittura e revisione. Ma la fase è ormai finita, e quindi bona lè.
L'ultimo numero non è forse granché rimaneggiato: non lo so, perché evidentemente non ho letto la sceneggiatura originale. Ma alcune delle battute pseudoironiche -- compresa quella su Henry Potter o qualche altra (p. 31, vignetta 1: "Si accomodi, Dylan. Fuma?", "Solo quando fuma") -- sono decisamente estemporanee, come incollate sopra. Dànno l'idea di essere state inserite alla fine, per ravvivare il dialogo. Naturalmente posso sbagliare.