AndreaBerga ha scritto:
Aleksandr ha scritto:
Il sogno del Minotauro, voto 7,5. Ambrosini non delude mai (l'unica volta che l'ho trovato insufficiente è stato in Al di là delle stelle, ma lì è un altro discorso, non solo qualititavo). Qui prende spunto dall'amato Dürrenmatt (il primo profilo degli autori di letteratura poliziesca su Napoleone era il suo, a lui sono ispirate le fattezze del giudice Hilman in Jan Dix), non solo dal dichiarato Minotauro. Una ballata (che è un racconto, non romanzo come viene detto nella storia, il quale a sua volta si ispirava anche ad un racconto di Borges, La casa di Asterione), ma pure da Il tunnel. Lievi spunti su cui Ambrosini costruisce una personale rilettura del mito, un'altra indagine sul concetto di tempo ed una piacevole storia surreale che probabilmente meritava di essere approfondita con qualche pagina in più. Come disegnatore coi colori perde qualcosa.
Interessante, puoi spiegare meglio in che modo o quanto Ambrosini prenda spunto da Durrenmatt? (beh puoi anche dirmi "vatti a leggere i racconti" e lo farò, ma nel mentre...).
Comunque gran bella storia, sarò di parte ma Ambrosini rimane una colonna portante, essenziale su Dylan. Non potrebbe mai deludermi, nemmeno a farlo apposta. Magari, come già detto, vedo qualche imprecisione nei tratti di Dylan ma le sue restano sempre e comunque delle gran tavole!
Tra l'altro, forse grossolanamente, ho voluto vedere in questa breve storia un pò un riassunto dell'involuzione di Dylan fumetto (invecchiato e immemore, smarrito in una vita non più sua) fino a ritrovare alla fine la propria vera identità (come credo accadrà in effetti da fine settembre in poi). Il fatto che poi Rrobe abbia detto che questa è stata l'unica nuova storia realizzata per il color...
Un piccolo spunto, uno spuntino
, come dice Ambrosini stesso nella storia, c'è un labirinto fatto di specchi (dove qui è Dylan a rimanerne imprigionato), simbolo tra l'altro di una realtà frammentaria, sempre sfuggente e spesso ingannevole. Anche nella figura del mostro qui mi è sembrato cogliere una certa malinconia (di cui è piuttosto caratterizzato nei racconti di Borges e Dürrenmatt). Dell'altro racconto c'è un accenno alla corsa del treno su cui viaggiano Dylan e Groucho che entra in un tunnel e sembra non finire mai e sprofondare dentro la terra. L'opera dello scrittore svizzero è interessante, mai banale né noiosa, densa di riflessioni (una su tutte sulla giustizia - titolo anche di un romanzo) ma senza pesantezza, per cui non è per essere pedante, ma nella convinzione che sia davvero una piacevole lettura che ne consiglio la lettura a partire magari proprio da un bel volume di Racconti edito da Feltrinelli che oltre quelli citati ne contiene tanti altri tra cui il capolavoro
La panne in una delle sue due versione (l'altra, in un radiodramma, presenta un finale diverso).
Un artista, come lo è Abrosini, quando si ispira ad un'opera non è mai per copiare, ma semplicemente per prendere qualche cenno che si inserisce in un'opera totalmente nuova e personale.