Color Fest che si presenta già alla grande con la copertina di LRNZ: splendida, semplicemente. Devo dire che, in quanto copertine, con i CF siamo sempre stati abituati bene, ma per quanto mi riguarda questa schizza prepotentemente nelle prime posizioni. Quel profilo di Dylan a tutta pagina lo trovo eccezionale.
All'interno la qualità l'ho trovata più sul fronte disegni che su quello delle storie: tutti ottimi, forse Ambrosini m'è sembrato incerto sui volti, specialmente su Dylan in certe vignette, ma oh stiamo parlando di Ambrosini, datemi anche il peggior Ambrosini possibile (se esiste) e mi fate felice; piacevolmente sorpreso da Armitano e Furnò (sarà che hanno un tratto che in certe sequenza mi ha richiamato Ambrosini, appunto) e rendono molto bene col colore; fantastici Sicomoro e Robustelli e la colorazione di Tanzillo, combinazione perfetta e vincente per il tipo di storia.
E arrivando alle storie. Quella di Accatino è la migliore. Ancora una volta si dimostra perfettamente a suo agio con Dylan e il suo mondo. Perché oltre ad avere una capacità di scrittura notevole (incredibile come un soggetto di base molto semplice, lineare e "banale" come quello del
Il Prigioniero, tramuti poi in uno sviluppo ricco di sfumature, piccoli dettagli e sequenze che colpiscono, dando alla storia una densità e un phatos difficilmente raggiungibili in così poche pagine), quello che fa di Accatino un ottimo autore dylaniano è la sua gestione di Dylan, caratterizzato in modo perfetto (inizio con Groucho e i dialoghi fra lui e i due genitori), e Groucho. Come già stato fatto notare, qui usato nella sua maniera migliore: spalla di Dylan assurda, grottesca, quasi paurosa, ma presente nel vivo dell'azione.
Io spero vivamente di vederlo al più presto di nuovo sulla serie regolare, o comunque con una storia lunga.
Il resto, buono Ambrosini, anche se la storia, per quanto affascinante e al 100% pregna delle caratteristiche del suo autore (ambrosiniana?
), e quindi già per questo valida di attenzione, non mi ha coinvolto particolarmente; idem la Barbato, storia che si lascia leggere, ma forse più grazie a Burchielli.
Quella di Chiaverotti è l'unica che boccio. Il ritorno di Goblin è stato pari pari come quello di Mana Cerace, ovvero un inutile fan service.