Mi basterebbe quotare il messaggio di Dies che riassume più che egregiamente il mio pensiero su questo tredicesimo color fest ma la storia di Accatino è troppo bella per non parlarne. Cosa dire? CF deludente visto i nomi coinvolti, mi aspettavo di più dalla Barbato e da Ambrosini, confermato il timore sul sequel di Goblin e letteralmente innamorato della storia di Accatino, che vale da sola l'acquisto dell'albo.
Il sogno del minotauro
Ambrosini riesce sempre a sorprenderti. Riconoscerei una sua storia tra mille tanto è personale e originale il suo sceneggiare. Ci porta nuovamente tra dimensioni parallele, finzione e realtà, questa volta il meccanismo non è perfetto, forse complice il poco spazio a disposizione. Disegni sempre ottimi, forse è la colorazione a non convincermi. Poco incisiva, ma avercene di storie così. 6,5
Attenti al Goblin
Pregiudizio confermato, e fa male doverlo fare, dato l'amore spropositato per il Chiave. Lo sceneggiatore dagli occhiali di fuoco sembra rimasto intrappolato in un limbo, dove la retorica la fa da padrone. Sembra proprio fuori tempo massimo, sembra che la sua concezione del personaggio sia rimasta quella dei primi anni novanta. A qualcuno potrà pure piacere, ma a me francamente pare stantia. Insomma, un sequel, come preventivato, non necessario. Poi, se edulcorato, proprio inutile. I disegni di Armitano&Furnò non so quanto siano indicati per Dylan Dog, nonostante le indubbie qualità del duo. 4,5
Gargoyle
Scusami Paola, io ti amo. Sei splendida, bellissima e bravissima, ma questa proprio non riesco a fartela passare. Parole su parole, spiegoni su spiegoni, dialoghi su dialoghi. 32 pagine di conversazione, dove praticamente non succede mai nulla di eclatante. Lineare, senza il classico climax barbatiano, quello che ti destabilizza, ti fa inquietare o perché no, far sorridere. Burchielli è un bel vedere ma non riesce a tenere da solo su la baracca. 4
Prigioniero
Ovviamente la migliore del lotto e sicuramente tra le prime 5 storie del Color Fest di sempre. Parlare di una storia che ti ha lasciato senza parole, che ti inquietato e rabbrividire è davvero ostico. La bravura di Accatino è quello di rendere una storia apparentemente semplice, ricca di sfumature, diabolicamente affascinante ed elegante. C'ho visto Haneke nella sceneggiatura di Accatino; una glaciale rappresentazione di quella che è la banalità e la naturalezza del male, vista con un occhio distante e chirurgico, ma proprio per questo altamente disturbante. E il taglio cinematografico della sceneggiatura, già apprezzata in quelle splendide tavole prive di baloon, è lì a testimoniare il talento e la bravura di Accatino. Bella anche la citazione a Lost Highways. In tutto questo, Prigioniero è anche il manuale di come utilizzare Groucho; perfetto nel timing, non invasivo e fondamentale ai fini della conclusione della vicenda. La sua lucida follia, in quella drammatica scena, racchiude l'essenza stessa del personaggio. I disegni di Sicomoro e ovviamente la colorazione sono perfette per una storia del genere. Riescono a imprimere un'anima ai personaggi. Un lavoro eccelso il suo. 8
Complimenti agli autori.
Ho votato accettabile.
_________________ Nobody talks about the pile (cit.)
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