foxett1 ha scritto:
Curiosità in copertina: anche a voi intorno alle bandierine ci sono dei riquadri di selezione?
Sì, è una cosa che mi ha abbastanza divertito
leonearmato ha scritto:
E il lettering di Ileana Colombo non mi è piaciuto granché... Dopo Luca Corda, la differenza si nota!
Ma che scherzi? Molto meglio la Colombo!
Comunque, stronzate a parte, stavolta bevo fuori dal coro (?): la storia non mi è piaciuta.
POSSIBILI SPOILERPremessa. Ad alcuni sarà già nota la mia sostanziale avversione al tratto di Celoni: non solo il suo Dylan non mi piace (è parecchio lontano dal personaggio che troviamo nel frontespizio di Stano, non solo stilisticamente ma pure caratterialmente!) ma trovo anche che il suo stile, per quanto gradevole, non riesca mai ad essere veramente personale (Breccia incombe di continuo). In sostanza, non lo trovo un disegnatore buono per Dylan Dog
Ciononostante avevo apprezzato, con i dovuti
ma, "Il vecchio che legge".
Oggi è come se m'avessero invitato ad un pranzo a casa Celoni e dopo il primo m'avessero portato un secondo piatto a base di primo: in parole semplici, le due storie sono stilisticamente identiche. E non pago di aver copiato il suo predecessore (se così si può chiamare), questo "I raminghi dell'autunno" si porta via i buoni ricordi che avevo de "Il vecchio che legge": una storia di una stucchevolezza retorica inenarrabile, in cui l'autore si diverte nuovamente (ed ancor più colpevolmente, se possibile) a sparare frasi criptiche sul lettore senza dargli la possibilità di mettere insieme i tasselli del puzzle. Sento già la voce di qualcuno: ma anche Sclavi lo faceva! No. Sclavi non è mai stato così inutilmente criptico. I suoi finali aperti hanno sempre avuto un perché, per assurdo che questo potesse essere. Il finale di quest'albo, al contrario, non è solo criptico, è anche banalmente brutto. Ed è brutto perché, pur tirando le somme in modo sibillino e raffazzonato, è banale.
In più, almeno altre due colpe possono essere attribuite a Celoni, a parer mio.
Per prima cosa le incertezze di registro. Il pubblico appare grottesco e (giustamente) artificioso in certe scene, in altre si comporta in modo normale. Avrei preferito, francamente, una scelta più drastica verso l'irrealismo, data l'assurdità di una cosa come il circo degli orrori. Anche la ragazza di Dylan stona, troppo normale.
In secondo luogo, il cattivo sfruttamento di una situazione esplosiva (e quando mai?). Groucho che sparisce? Mi sarei aspettato un Dylan molto più depresso che arrabbiato. Molto, ma molto depresso. Senza contare l'assurdità di "Il primo anno ero troppo arrabbiato e ferito per parlarti": cioè, davvero? Dopo un anno? Per cortesia. Peccato, peccato, peccato. Peccato perché mi aspettavo un Groucho molto più protagonista, anche nell'assenza. E invece fa capolino di continuo, senza mai fare o dire nulla di incisivo, senza mai dare una giustificazione vera della sua sparizione. Peccato.
Insomma, mi vedo costretto a bocciare l'albo, appioppandogli un mediocre. La copertina, che pure avevo apprezzato, stona profondamente col contenuto dell'albo, quindi boccio anche quella. Peccato, lo ripeto ancora una volta: mi aspettavo di più da questa storia. La finezza di un albo comunque sostanzialmente ordinario come "Una nuova vita" per me resta assolutamente imbattuta.