Cravenroad7

Piaciute tutte e quattro.
Il miglior uso del colore e il miglior tratto l'ho notato nell'ultima storia, quella con Nathan.
Non ho capito il motivo di certe scelte fatte nel cross-over con Napoleone, però la storia in sé è piuttosto bella.
Spero di leggere al più presto altre storie simili.

Piacevole lettura anche se quello del crossover era un mio pallino personale, che non vedo molto adatto per storie brevi.
Comunque mi sono piaciute tutte le storie contenute in questo color fest (anche se non si possono considerare indimenticabili).
La prima è quella che mi è parsa più riuscita. Vi ho trovato un'intimità (e alchimia), fra Dylan e Mister No che non credevo potesse mai esserci. Anche riproporre lo spirito di Ananga (come punto d'incontro fra i due), è stata una buonissima idea.
Piacevole anche la seconda, che rimane però più fiacca rispetto alla precedente. Anche Picatto l'ho trovato un pò sottotono.
Ambrosini dà vita ad una storia surreale che ben si accosta allo stile di Bacilieri. Qui però le aspettative erano alte e il risultato finale un pò delude.
L'ultimo raccontino è quello con i disegni più belli di questa pubblicazione. La storia non spicca per originalità o quanto meno non è riuscita a fare breccia più di tanto in me, ma l'espediente per l'incontro è stata la caratteristica che lo ha innalzato un pochino.

La storia di Ambrosini , la migliore delle 4, è direttamente connessa (anche se in maniera implicita) al numero 42 di Napoleone, le spoglie del guerriero.
Se qualcuno non l'avesse letta e volesse qualche spiegazione, eccole:

Grazie Regal per la segnalazione/precisazione. In effetti non lo sapevo che fosse legato a quel numero. L'ho letto quando uscì, un bel pò di anni fa'.

la piu bella con Natan Never, le altre mediocri, ma le storie corte sono difficili da fare, specie se c'è da inserire 2 protagonisti

voto 6,5

Preso per la storia di Ambrosini/Bacilieri non posso dirmi deluso, in quanto Buggy mi è piaciuto. Apprezzo molto i due autori, i personaggi e il mondo di Napoleone. Il "ragazzino" della storia ricorda un po' Cartman. Conosco poco Nathan Never e niente Mister No, quindi questo può aver influito nella lettura delle storie che li riguardano, nel caso mi è piaciuto abbastanza Le radici del male e poco Demoni e silicio, di questo però molto belli disegni, colorazione e l'ultima pagina. Martin Mystère (che sono più di 10 anni che non leggo) è co-protagonista della storia che ho trovato più brutta e insulsa, Incubo impossibile, nemmeno Groucho mi ha fatto ridere e non sono certo un fan di Piccatto.

Il punto è che ( pur comprendendo le esigenze di vendita ed editoriali della Bonelli, ma essendone esclusa posso parlarne liberamente, o quasi...) continuo a non capire perché il Color Fest debba avere scadenze fisse e racchiuse in poco tempo.
Essendo stato concepito come albo a se stante, con autori e tematiche alternative all'universo seriale di Dylan Dog, potrebbe e dovrebbe uscire senza scadenze fisse, tipo due volte l'anno poi niente per due o tre anni, poi si un anno e si l'altro pure...
Racchiudendo, in quel periodo di assenza dalle edicole, idee nuove e stimoli da elaborare liberamente.
Un albo di culto, ma colmo di cose interessante e fatte bene.

Non hai torto, dog. Sono convinto che anche con la nuova gestione rimarrà una testata dai risultati altalenanti (per quanto di sicuro più votata al fumetto d'autore di quanto non sia stata finora) se resta a scadenze fisse.

Io non sono un completista. Non compro tutte le uscite di Dylan Dog, per esempio, e se un autore o un disegnatore non mi garbano evito di acquistare l'albo. Magari seguo i forum e mi faccio influenzare (e di solito mi pento di questo essermi lasciato influenzare).
Quindi Dylan Dog è irregolare per me - a prescindere.

Sono sempre un pò infastidito dagli albi multistoria, mettono insieme cose che mi piacciono e cose che non mi piacciono.

Mi piacerebbe che il Color Fest raccogliesse solo storie davvero speciali (leggi "davvero belle", qualunque cosa questo possa significare) e uscisse solo quando queste fossero pronte? Si.
Mi piacerebbe.

Personalmente credo che il problema sia opposto: escono troppo pochi Color Fest.

Gli sceneggiatori Bonelli vivono praticamente in modo esclusivo di sceneggiature da 94 pagine o più, compresi tutti gli sceneggiatori su questo Color Fest. Ovviamente meno viene richiesto loro di scriverne, meno questa particolare struttura del medium fumetto è facile da padroneggiare a dovere. Chi legge comics americani sa quanto le 22 (o 24) pagine possano racchiudere storie complete e assolutamente perfette, e gli autori americani essendo quello il loro formato di riferimento, ne scrivono talmente tante che diventano BRAVI a farlo.

Le 32 pagine di una storia del Color Fest sono più che sufficienti, a patto di saperle padroneggiare, quindi ben vengano sceneggiatori extra-bonelli che si sono confrontati magari più spesso con tale lunghezza nei loro progetti indie.

Valutazione interessante, ma che non mi trova pienamente d'accordo.

I Comics americani hanno decine di testate, i personaggi, ad esempio SpiderMan, sono da decenni consolidati in certe posizioni, hanno due/tre storie non collegate fra loro al mese, ove può accadere quasi tutto senza vincoli particolari se non quelli che stravolgerebbero del tutto l'essenza del personaggio.
Cosa che più o meno fanno le varie testate di Dylan Dog, Maxi, Alamanacco, Speciali, ecc..ecc..
Ma anche lì escono Grapich Novel, numeri fuori serie, libri, che propongono cose alte, nuove, innovative.
Il Fest lo vedevo impostato in questo modo.
Una cosa a se, che con il colore, cosa di non poco conto, tendeva a mostrare elementi nuovi, alcuni riusciti, altri meno, su Dylan ed il suo mondo.
Tnt per dire: un Dylan scritto da Silver, ironico e comico, che nulla aveva a che vedere con la reale esistenza dell'indagatore nel suo contesto narrativo. Una simile pubblicazione doveva essere staccata dalla periodicità fissa, magari andando a prendere scrittori e sceneggiatori televisivi, insomma spaziando in mondi che con la rigidità editoriale Bonelli avevano nulla a che spartire.
Si sarebbe creato un prodotto nuovo, magari solo per fumetterie tnt per dire, e non la solita testata di solite storie la cui sola differenza è un prodotto a colori.

Concordo sulla possibilità di ospitare storie "devianti" rispetto alla norma dylaniata, ma credo che un buon lavoro di scouting permetterebbe tranquillamente una cadenza regolare come l'attuale semestralità: si prende contatto con i vari autori esterni alla Bonelli (cosa non semplicissima, c'è molto fuori da Bonelli, ma non sempre i due vasi sono comunicanti) che realizzano una singola storia per la serie.

La rotazione dei talenti permette che essi non siano mai sovraccarichi di lavoro (come potrebbe in teoria succedere con autori interni alla SBE che in parallelo realizzano altro per la casa editrice) oltre ovviamente ai loro progetti esterni alla Bonelli. Probabilmente il problema è che la curatela di una simile operazione deve essere estenuante per il curatore di una testata, che deve seguire anche tutte le altre pubblicazioni sul personaggio.

Il contatto con vari autori distanti dal mondo Bonelli operato dal RRobbe mi sembra pormettente, e assolutamente riferita proprio al Color Fest, almeno inizialmente (forse mi sbaglio, ma non credo che questi autori debutteranno con sceneggiature di 94 pp sul mensile...), quindi prevederei interessanti sviluppi per questa testata.

Il mio giudizio è in linea con quello di Imp.

Color Fest accettabile, ma nulla più.

La 3° storia è molto buona.
La 2° è piacevole, ma poco incisiva.
La 1° e la 4° semplicemente pessime.

seguono
S
P
O
I
L
E
R

Il guaio è che per certi sceneggiatori il Team-Up (preferisco chiamarlo così, piuttosto che Crossover) si limita a qualche scambio di battute tra i 2 personaggi. La trama vera e propria non va oltre il banalissimo : "eroi-coalizzati-cercano-di-sconfiggere-il-cattivone-di-turno".

Siamo ai livelli della testata Marvel Team-Up della Marvel anni '70 e '80. Forse qualche vecchietto la ricorderà...
Alcuni numeri erano di eccellente fattura (firmati da gente tipo Claremont e Byrne), ma la testata nel complesso era davvero INSULSA! Specie nell'ultimo periodo, con storie tipo l'Uomo-Ragno e l'Uomo-Rana contro il Coniglio Bianco (non è una battuta! è un albo davvero esistito! il n.131, per la precisione).

Ecco, le storie con Mister No e NN sono ai livelli del peggior Marvel Team-Up.
Trame raffazzonate piene di forzature (NN e Sigmund accettano l'idea di un demone infernale come se niente fosse?!?! Ma daaaaaai!!!), personaggi gestiti con assoluta superficialità (il Dyd di Masiero è un imbecille fatto solo di fisime e tic! Vorrei vederlo al Polo Nord dire che il suo vestito "va bene così"! ). Zero spessore. Solo un po' di confusa caciara.


L'incontro con Martin Mystère è decisamente meglio.
Perlomeno Castelli & Mignacco cercano di realizzare qualcosa di più di una scazzottata col cattivo di turno e di quattro battute idiote in croce. C'è un lavoro preciso di caratterizzazione sui vari personaggi, inclusi quelli "secondari". E l'idea dello scambio di corpi è sicuramente interessante.
Il difetto della storia è di essere un po' inconcludente.


Ambrosini fa il lavoro migliore.
Non punta nè su scazzottate, nè su battute, ma su una trama precisa e originale, forse troppo corposa per essere gestita agevolmente in 32 pagine (nel complesso, spira un'aria di pesantezza per via dei balloon piuttosto fitti).
Senza dubbio, è un Team-Up gestito in maniera decisamente insolita e interessante.

Ho fatto uno strappo alla regola è, da fanatico dei team-up, ho comprato quest'albo...
Ho votato accettabile: purtroppo tutte le storie hanno l'handicap di essere brevi e quindi alcune trame (specie quella con Mister No) le avrei sviluppate meglio, visto tra l'altro il tema già affrontato da entrambi i personaggi.
Simpatica nella sua assurdità la storia con Martin, anche se un po' macchinosa la spiegazione del tutto.
La storia con Napoleone semplicemente non l'ho capita, quindi per trama e disegni (non apprezzo Bacilieri) incide negativamente sul giudizio dato.
Non male l'incontro con Nathan Never, anche se , comunque splendida la scena finale... e ovviamente i disegni di Calcaterra!

Il team-up lo avrei visto più adatto ad una pubblicazione come era pochi anni fa il gigante: una storia unica approfondita e con disegni ai quali si dava lo spazio necessario.
Credo che con Recchioni però questo aspetto del team-up non sia finito qui, e che ci sia la possibilità di approfondirlo più avanti. Almeno lo spero!