dogares ha scritto:
Rispondo solo ora ad Alvise e Wolkoff scusandomi, ma la mia salute è parecchio peggiorata e non mi riesce di esser sempre presente, ( per lo meno questa è una novità lieta ) nelle discussioni e seguirle come vorrei. Poi sono costretta a tornare al "lavoro" e questo mi rallenta e mi incupisce...
Nessun problema.
dogares ha scritto:
Che manchi la sensibilità che apparteneva a Sclavi e quel suo periodo, Alvise, è certamente vero.
Il motivo è capire perché. Per una parabola discendente degli autori ? Forse, ma abbiamo visto come molti di questi, via dalle pagine di DyD, nelle storie ad esempio, sappiano fornire un prodotto valido, a volte ottimo.
Ti menziono parte di un mio messaggio, purtroppo cancellato, che avevo rivolto a wolkoff all'interno dell'altro topic:
La sensibilità è un argomento che mi sta a cuore in quanto ritengo che sia pressoché impossibile, pure per un autore capace, scrivere una bella storia su un personaggio verso il quale non prova affinità o che non è capace di comprendere.
Ritieni che Martin Scorsese, per quanto eccezionale, sarebbe stato capace di dirigere una pellicola come: Il senso della vita ?
E, di contro, avrebbe potuto Terry Gilliam dirigere Casino ?
dogares ha scritto:
Quindi è la testata che, nel suo universo costruito e stabile, con i suoi paletti e i suoi blocchi, imbriglia la libertà degli stessi.
Il dover creare un prodotto in serie, invece, con queste caratteristiche, senza potersene mai allontanare nemmeno sotto tortura, ha prodotto storie ripetitive, vuote, tirate via. Non ha caso la produzione recente ha regalato solo il ciclo di Bilotta, come alternativo e creativo, rispetto al paludato mondo di Dylan Dog.
Oh, ma qui sono d'accordo.
Del resto, il principale difetto della serialità è proprio la sua struttura ciclica impostata su degli schemi flessibili ed, al contempo, rigidi e rigorosi.
Ed è proprio per questo che, ora e più che mai, si avverte la necessità di scrittori che presentino una
sensibilità che li renda idonei a scrivere questo personaggio.
dogares ha scritto:
Occorre, per me, cambiare questo status quo, gettare il sasso nello stagno e creare delle onde. Potrebbero anche spazzare via tutto, ma al tempo stesso dare linfa ad un eroe ormai irriconoscibile e scontato.
Tutto cambia affinché nulla cambi. dogares ha scritto:
... troppe, esagerate, pubblicazioni a partire dal numero uno.
E ti posso assicurare che l'Italia è un paese felice, in questo senso.
Basta gettare uno sguardo oltreoceano per rendersi conto di quanto noi ci troviamo in una situazione, tutto sommato, positiva.
Ad ogni modo, sono contrario anche io all'eccessivo numero di pubblicazioni che hanno sempre contribuito ad alimentare il fenomeno degli speculatori di mercato [ Crisi USA '90 docet ].
dogares ha scritto:
E in più, creare situazioni nuove, in scenari più tipi di Londra, ma aggiornati, partecipi, nemici nuovi che non ritornino sempre alla solita nostalgica rappresentazione di Xabaras o allo spauracchio della morte, è un passo imprescindibile se si vuole fruire ancora di un prodotto "alto" com'era Dylan Dog anni fa.
Io invece lo farei tornare, Xabaras.
In tutta onestà, la Barbato gli ha riservato un finale tanto inglorioso che andrebbe cancellato seduta stante dagli annali della testata.
[ Io cancellerei pure il fantomatico numero cento da me mai digerito, ma questo è un altro discorso ]
Consideriamo inoltre che questo
cattivo è comparso fin troppo di rado all'interno della serie all'interno della quale non è riuscito ad esprimere, a mio avviso, tutte le sue potenzialità.
Quanto sarebbe interessante, per esempio, una storia in cui Xabaras riesce a conquistare Londra con un'armata di zombie coronando il suo sogno distopico ?