Mi scuso per non averti risposto subito, Dogares, ma sono appena rincasato.
dogares ha scritto:
Innanzi tutto grazie per aver postato alcune delle copertine storiche della Marvel, che qui molti identificano come la solita solfa super eroistica dai corpi statuari e perfetti, senza scavarne nei enormi meriti a livello di trame, personaggi, tematiche, innovazioni grafiche e simili.
Guarda, con me sfondi una porta aperta dato che sono un acceso sostenitore della Marvel che fu.
dogares ha scritto:
Venendo a Dylan: mi pare sia stato lo stesso RRobe a dire che, nonostante Dylan sia la seconda testata della Bonelli a livello di vendite, dopo Tex, sia anche quella che perde più lettori l'anno e che questa emorragia deve esser fermata prima che sia troppo tardi.
Ero già al corrente di queste dichiarazioni, ma ribadisco che la situazione è, in questo caso, diversa.
The Uncanny X-men, Daredevil, Batman ... versavano in una situazione economica a dir poco disastrosa [ tant'è vero che degli X-men fu sospesa la pubblicazione per alcuni anni ].
Dylan Dog rimane, nonostante il momento di difficoltà attuale, il secondo personaggio più venduto dalla Sergio Bonelli Editore, indice del fatto che, nonostante la costante emorragia di lettori, la testata gode ancora del supporto di uno zoccolo duro fedele al personaggio.
E' poi chiaro che, se confrontassimo le vendite attuali con quelle di vent'anni fa [ negli Stati Uniti non osano neppure provarci ], ne rimarremmo atterriti.
dogares ha scritto:
Ma la soluzione a tali problemi è discordante. C'è chi, come te e come la sottoscritta sino a poco tempo fa, auspicava un ritorno alle tematiche sclaviane nel suo profondo, chi vorrebbe innovazione ed evoluzione del personaggio. ( come penso ora, ripensandoci sopra )
Non si vuol stravolgere tutto, facendo di Dylan un Natan Never o un John Doe, ma si deve portare il personaggio ad una maturità concettuale nuova, che non dimentichi i cardini portanti della serie ( l'horror, certo, ma anche la diversità umana, la profonda solitudine e nostalgia di Dylan Dog in se ) ma che anzi li esalti e li inserisca in un contesto moderno.
Su questo punto mi trovi d'accordo.
Neppure io auspico un ritorno allo stile sclaviano poiché mi rendo conto del fatto che esso è strettamente legato all'anima di Tiziano il quale sembra non avere più l'ispirazione per poter scrivere qualcosa di nuovo, purtroppo.
Io mi accontenterei di scrittori che dispongano di una sensibilità simile a quella di Sclavi.
Attenzione ! Non parlo né di tematiche né tanto meno di stile, bensì di sensibilità o, meglio, affinità ad una determinata Weltanschauung che ha reso Dylan Dog una testata eclettica ed immediatamente riconoscibile.
Molto spesso ci si lamenta, infatti, di come sull'indagatore dell'incubo vengano prodotte storie pure interessanti ma distanti da quella che è l'anima del personaggio.
Ad esempio di ciò Paola Barbato, scrittrice di indubbio talento che ha però il problema di scrivere un personaggio che di Dylan Dog ha soltanto il nome.
L'esser in grado di realizzare belle storie è di certo un merito [ Lo specchio dell'anima è stupendo ], ma anche in tal caso resta la sensazione di leggere un qualcosa di diverso da ciò a cui ho dedicato il mio affetto.
Gli unici autori che ritengo abbiano saputo seguire le orme tracciate da Sclavi sono stati: Claudio Chiavertotti [ coi suoi pregi e i suoi difetti ], Giuseppe Ferrandino [ qui solo pregi ] e, se ispirato, Giovanni Di Gregorio.
Il vero problema è stato l'avvicendarsi di altri sceneggiatori che, seppur bravi, non possedendo la giusta affinità, non sono stati in grado di carpire ed espandere l'essenza del personaggio.
Da questo punto di vista, Dylan Dog mi ricorda Superman, personaggio meraviglioso che è stato però sfruttato adeguatamente in alcune, sporadiche, circostanze.
dogares ha scritto:
Tu stesso hai messo come esempio il vecchio e nuovo corso di Xmen. Bene il lavoro precedente a quello di Claremont s'inseriva in una sua genesi. Anche lì si parlava della difficoltà e dell'isolamento dei mutanti dagli uomini "normali", e Claremont non ha stravolto questo, ma anzi lo ha esaltato, rendendolo un dramma non solo fumettistico ma anche generazionale.
Il famoso legacy era un ancoraggio allo spettro dell'Aids e fu inserito in arco temporale molto preciso e voluto.
Claremont ha sì valorizzato un aspetto [ il razzismo ] che era già presente, ma il fitto intreccio di relazioni interpersonali, vero punto forte della sua gestione, se lo è praticamente creato lui di sana pianta prendendo le distanze dai suoi predecessori.
In questo caso, invece, è il passato a poter spianare la strada verso il futuro; passato che, ovviamente, dovrà essere contestualizzato alla nostra epoca.
dogares ha scritto:
In Dylan queste scelte, un tempo floride e splendidamente attuali, sono svanite, alla disperata ricerca della alchimia passata, non più ripetibile.
Ci vuole un Dylan che si muova nella Londra di oggi, con i problemi di oggi, con le generazioni di oggi, pur rimanendo l'eroe romantico, disilluso, tragico che è stato disegnato da Sclavi.
Con queste tue, meravigliose, frasi, hai perfettamente riassunto quanto da me scritto nelle righe precedenti.
dogares ha scritto:
Forse, e lo dico senza mai averlo pensato prima, aveva ragione Paola Barbato, quando ha cercato di darci altre letture del indagatore dell'incubo.
Per quel che mi riguarda, no.
Io mi sono affezionato al Dylan Dog di Tiziano Sclavi, Claudio Villa ed Angelo Stano e non accetterei mai che un autore se ne vada per conto proprio soltanto perché affrontare certe tematiche le costano fatica.
In tal caso, ci sono moltre altre testate che farebbero a gomitate per accoglierla.
Detto questo, ci tengo a ribadire che è giusto per uno scrittore sviluppare una propria cifra stilistica, purché rispetti i canoni del personaggio di cui si occupa.
Non so se sia stato già fatto notare ma, confrontando il Dylan Dog attuale con quello del passato, balzano all'occhio tre differenze sostanziali:
- Assenza di ironia [ Apocalisse docet ] ;
- Scomparsa dell'onirismo ;
- Progressiva mancanza di sicurezza dell'old boy [ chi ha detto Gli Uccisori ? ].
dogares ha scritto:
Oppure sarebbe stato opportuno fare come diceva Cristiano, inserire Dylan in un ambito temporale preciso ( anni 80/90 ) e su questo cucire delle storie opportune.
Parli poi con uno che, se fosse possibile, farebbe tornare Sclavi, Villa, Stano, Casertano e Roi in pianta stabile.
Mamma mia ... che bellezza !