Letto a scrocco dal solito amico.
Il livello è leggermente superiore alla media del Maxi, ma comunque nessuna delle tre storie è memorabile.
Appena sufficiente la prima, tra il 5 e il 6 le altre due.
seguono
S
P
O
I
L
E
R
1° storia:
Innanzitutto, il titolo del racconto di Sheckley è
La settima vittima, non "la decima" (quello è il titolo del film che dal racconto fu tratto, ma nel fumetto si cita per l'appunto il racconto, non il film).
La carenza di rigore nel controllare le fonti rende bene l'idea della superficialità con cui si è affrontato il tema.
Insomma, siamo in presenza di roba leggi-e-getta, rivolta a un pubblico che deve passare un paio d'ore in treno.
Il soggetto è tutta farina del sacco di Sheckley. Di suo GdG ci mette l'adattamento ai tempi nostri. Con risultati non molto convincenti.
Infatti nel futuro immaginato da Sheckley le "cacce" sono possibili perchè perfettamente legali. Costituiscono una valvola di sfogo dell'aggressività umana in un'epoca in cui non esistono più guerre.
Ovviamente ai tempi attuali una cosa del genere NON PUO' essere legale. Quindi GdG si immagina che tutto funzioni con metodi coercitivi, per obbligare gente comune ad ammazzare il prossimo. Ma non ne viene fuori una roba molto credibile (badate: parlo di 'credibilità', non di realismo), come è stato fatto già notare da diversi utenti.
Quanto verrebbe a costare un controllo così capillare? E ammesso che la capillarità sia possibile, allora come pensare di fregarla con un semplice sacco in uno sgabuzzino? E se la caccia dovesse durare mesi o anni cosa si fa con gli ostaggi, gli si paga un soggiorno fisso in albergo? E se l'assassino involontario è un ministro o un magnate, gli si rapisce la moglie sperando che non se ne accorga nessuno?....
GdG, al solito, infila nella storia una CATERVA di personaggi secondari - tutti clichè. Ma stavolta qualcosa di buono c'è: che muoiono quasi tutti dopo 3-4 vignette
così il lettore non deve farsi venire il mal di testa per memorizzare tizi indistinguibili.
La storia ha un buon ritmo, ma il contesto è addomesticato. Voglio dire, si nota l'ansia di tenere tutto un po' troppo sottotono, senza acuti di sangue e violenza (colpa dell'influenza gualdoniana, presumo). Così la storia finisce per essere molto meno incisiva di quanto avrebbe potuto, a prescindere dai disegni asettici di Cossu.
La reazione finale di Dyd non mi è dispiaciuta. E' poco giustificabile narrativamente, ma fa un certo effetto vederlo sparare a una persone senza se e senza ma, sia pure solo per legittima difesa (cosa che un tempo faceva senza problemi, mentre sotto Gualdoni non spara nemmeno ad Adolf Hitler redivivo!)
------------
2° storia:
Marzano è forse il più noiosetto degli sceneggiatori di Dyd. I suoi dialoghi troppo esplicativi e pesanti tendono a essere una palla al piede.
La storia in sè non riserva sorprese, è il classico giallo con colpo di scena (si fa per dire) annesso. Ma la mancanza di vivacità nei dialoghi rende il tutto ancor meno interessante e facilmente dimenticabile.
------------
3° storia:
Mignacco è alle prese con un soggetto esilissimo, che cerca di rimpolpare con racconti e raccontini di varia natura. Ma così aggiunge noia alla noia, dato che i racconti sono spesso molto banali (lo ammettono gli autori stessi
). Come intrattenimento a tratti funziona, però l'insieme è dispersivo e non crea tensione. Alla scoperta del colpevole il lettore non può che esclamare: "Embè?"