Questa storia rappresenta abbastanza bene lo spirito da "calderone di idee" che contraddistingueva l'epoca d'oro di Dylan Dog.
L'ambientazione è da 'british mystery' senza dubbio, ma gli eccessi sanguinolenti sono tipicamente anni '80, e alcune sequenze hanno qualcosa di psichedelico.
All'epoca gli autori non si preoccupavano se certi amalgami e certi eccessi fossero credibili o meno. Li mettevano in scena, punto e basta.
Detto questo, l'albo non può essere annoverato tra i migliori.
La storia manca di compattezza, oscilla continuamente tra il banale e l'assurdo
suscitando interesse solo nel secondo caso.
Fasi verbosissime tra personaggi stereotipati si alternano ad altre che definire deliranti è un eufemismo.
Il tasso di inverosimiglianza è tale che quando il poliziotto parla alla fine
("Sono troppo grosso per volare davvero con la fantasia. E poi i vostri 'delitti perfetti' sono i più folli e scalcinati della storia del crimine!") sembra di sentire lo sceneggiatore in persona che cerca in qualche modo di giustificarsi con il lettore.
Resta un albo con numerosi spunti di interesse, ma Mignacco ha scritto di meglio (e anche di peggio, purtroppo...).