Spesso si fanno incontri interessanti gettando la spazzatura, ma quando ti viene voglia di gettarti insieme alla spazzatura per la delusione di fondo, si rischia di ritrovarsi soltanto fra colleghi/e nella discarica comune del rimestaggio riciclante
.
Differenziamoci, no? E invece questo appello (
in post-produzione) al trash di 94pp. finisce per incassonettarsi nella discarica abusiva della paccottiglia che vorrebbe darsi
tre(me)
ndy-mente un tono trash e sdoganarsi nel
cult-ismo di massa, finendo invece per accodarsi al comodo pecoreccio di sopravvivenza.
Alla fine
non osa più di tanto, non sganghera certi paradigmi,
non diverte con la giusta paraculaggine,
non trascende nel provocatorio,
non ci spiaccica davanti al clamoroso, e
non si sbottona in qualche truculenta efferatezza azzeccata
.
Insomma, un polpettoncino di bassa lega, un (presunto) trash insaponato d’azione che scivola sul “
vorrei, ma non (o-)so” di puro stampo gualdoniano, ritoccato nei dialoghi piaciosi ed ammiccanti, ma poco più.
Ed i compiaciuti richiami dell’
Horror Club sembrano anche assumere un certo
effetto promozionale depistante, perché invece di strizzare soltanto l’occhiolino al genere, ti ciecano l’altro invitandoti ad una chiave di lettura che non esiste, a porte serrate – tra l’altro non sono neanche tanto d’accordo sulla distinzione sbrigativa tra film trash e film di serie B
.
Anche se questo albo sfiora l’Eccellenza (come campionato), alla fine ho votato un
mediocre 5 ½ perché qualcosa di salvabile c’è e Mari fa del suo meglio per sguazzare in una pozzanghera non sua, ma è davvero poca roba rispetto alle premesse tamarre di partenza.
Alla fine è la peggiore uscita dai tempi delle
Banshees in poi
.
Anteprime a parte, inizialmente pensavo che il titolo c’entrasse un qualcosina col resto, e si prospettasse una mostruosa isola-discarica alla Terra dei Fuochi (fatui) come apice dell’orrore delirante, con un diabolico inceneritore alla stregua di quel ripetitore-totem che in
Macchie Solari portava al trionfo del trash-
nonsense su larga scala.
Ma così non è stato, e quanto a monnezzerie griffate di alto livello continuerò a tenere sempre cose simili a questa come punto di riferimento
:
Una ripassata al bidone e sono da voi:
*****SPOILER_____SPOILER______SPOILER
_______SPOILER_________SPOILER Si parte ed ecco Dylan in partenza per una sgommonata nauseabonda verso una spiaggia proibita – v. cartello
Forbidden Beach, p. 6.ii) – dove non sono i preti nudisti a farla da padrone ma delle sagome bucherellate disposte modello Stonehenge .
Kurtz trascina la bagnarola verso il “
Cuore di Tenebra” addentrandosi sul bagnasciuga, ma la popolazione di granchi locali non pare prenderla benissimo organizzando una rivolta sull’unghia – anzi, sulla pinza – di proporzioni biblico-egiziane
.
La piaga sembra prender una piega cattiva per i nostri sbarcati, visto che non sono in grado di organizzare un mega-party al sashimi su due piedi, e le due gambe del capitano Duke vengono meno, afflosciate da uno strano bagliore azzurro. Dopo il mal di mare per l’Indagatore, c’è il mal di
Mari per noi, visto che in queste circostanze (p. 10, soprattutto) il disegnatore non riesce a render al meglio graficamente la concitazione del pericolo e questa presunta luminescenza di mistero fitta
.
L’azione si protrae piuttosto goffamente per la fuga, e quando Kurtz intima a tutti di correre (p.15.ii), una sola vignetta dopo (p.15.iii) ecco tutta la comitiva in bella vista che passeggia tranquillamente come in gita premio.
Primo Flashback: qui si vede un Mari molto più a suo agio, pulito ed elegante quanto basta, alle prese con un ambiente familiare ed un problema di famiglia. Il fratello sciocco Nick è sparito per una bravata no-limits, e sorella Melissa è costretta a riacchiapparlo per le chiappe intrigando sul caso il caro Old Boy
.
Sulle topica degli elettrodomestici posseduti parte a fionda
il tormentone del frigorifero – ma ci viene risparmiato almeno il contesto sumero (p. 19.ii) - mentre non ci viene risparmiata la solita ammissione di tecnofobia da parte di Dylan, allergico alla rete, tranne quella del letto.
Sui gusti da
Gorillaz non mi esprimo: io lo vedrei più affine ai
Blur, se proprio di
Damon Albarn vogliamo infierire
.
Ritorniamo all’azione, con i nostri
Charmless Men alle prese con un roseto di rovi carnosi (p. 24) ed una serie di zombi che si dissotterrano dopo qualche tremolio di terra e qualche lapide spaccata: adesso ho capito cosa c’entrano i videogames… è una versione a fumetti di
Super Ghouls’n’ Ghosts Ed infatti come in certi videogiochi – non platform, però – si sparacchia a tutta forza per un bel po’ prima di capire realmente cosa fare… o cosa scrivere, per dilungare la brodaglia.
Pessimo presagio, tra le righe: i nostri finiscono accerchiati e si dispongono circolarmente per difendersi… sarà il primo di una lunga serie di insopportabili girotondi
.
Nella pioggia generalista di projettili, Melissa pare cavarsela da subito (un po’ troppo) bene, diventando tostissima in un battibalocchio.
Il premio per la
sequenza più puerilmente demenziale [
altro che trash!] va invece a tutto il manfrineggiare attorno al cancello del cimitero formato-
Brunetta (pp- 34-36) che anche una vongola scavalcherebbe senza troppi patemi, e invece si perde tempo prima a spaccare lucchetto e catene con un fucilazzo (p. 34.ii), mentre poi viene miracolosamente ed inutilmente riparato (p. 36.i) grazie alla forza occulta della magia da ferramenta… senza costi aggiuntivi per la manodopera
.
Però da una fattucchiera pretendo la fattura.
Ricevuto/a?
Secondo Flashback: a proposito di stregonesse in cerca di rogne, ecco Amber che ficcanasa dove non dovrebbe, e Duke-Gattoman (in vena di
Sarabande musicali) giustamente le ricorda come “
curiosity kills (Amber)
the Cat”… in attesa di conoscere il suo Dog, e senza riferimenti alla fanatica del numero
#175.
Mancaddirlo; subito dopo il nostro appare col resto del team di salvatori di giovinastri isolati qui ricongiunto per i preparativi. Pochi convenevoli per le presentazioni, ognuno porta avanti il proprio codice professionale, che per Kurtz equivale semplicemente ad ammazzare mostri senza aggiungere ciarlaggi vari (p. 42.ii-iv): avercene…
Non tanto lui quanto Dylan ed Amber però, in quanto un tantinello investigatore/giornalista,
avrebbero dovuto almeno porsi due domandine e tentare un’infarinatura di indagine presso la polizia/media prima di partire per l’isola appurando qualcosa sulla torbida sparizione dei (presunti) scomparsi… invece qui abboccano all’amo con tutta la coda nel tranello della Royal Navy, e s’imbarcano con una certa sconsideratezza da scampagnata marina sulla
Lucy on the sea with diamonds, sperando di non essere affondati in C-2 da uno
Yellow Submarine di sua Maestà (Yoko Ono, gialla di natura)
.
Per fortuna gli omaggi musicali nostalgici per un po’ s’interrompono, altrimenti c’era il rischio che Carlo Conti prendesse il sopravvento in poppa: eccoci dunque presso il villaggio abbandonato, dove Mari riassesta perbene alcuni suoi colpi e ci concede qualche inseguimento da
Brivido (v. anche il film) con le auto che prendono vita e si ribellano agli uomini. Coprirà l’assicurazione
Nel dubbio, dopo una palpata involontaria (p. 47.iv-vi), Melissa pare voglia rassicurarsi con l’ultima strombazzata improvvisata assieme al macho Kurtz prima di una morte non tanto improbabile… il quale giustamente piuttosto che crepare tra le braccia di donna, preferirebbe farsi saltare in aria tra i tentacoli di
Yog Sothoth – e gli riuscirà, quasi (v. pp. 89-90)
.
Intanto Amber sembra non gradire più di tanto l’estetica carrozzeria del Maggiolone (p.45), ed una volta tanto non sarà Dylan a scassarlo in condizioni pietose: basterà un sguardo di traverso da parte della mystery-blogger per rimandarlo al collaudo… ma si sa, spesso le donne sono gelose della attenzioni ricevute da un ammasso di plastica e lamiere
.
Qui l’azione è gestita meglio, le bombe capitano a bomba, ma nel cantiere navale Dylan non perde occasione di smontare tutto dicendo – metacriticamente? – che sembra di esser finiti in
un’accozzaglia di citazionismi da filmetto horror .
Terzo Flashback: … ed allora parte a schermi unificati la pellicola tratta da un episodio di Kurtz e delle sue crociate contro i mostrazzi. Figo, freddo e secco, come un bellimbusto da filmaccio fumettoso si auto-(ec)cita per una breve parentesi contro il solito vampiro discotecaro, e tanto basti
.
Apologo essenzialista in cui Mari si muove benissimo, come prevedibile, ed il braccio armato dell'
Opus Dei anti-demonica non si vergogna di chiedere fondi per la sua pia causa.
Segnatevelo per l’8 ‰, invece delle solite carmelitane smutandate.
Rimanendo sullo sconcio, Amber ammette a Dylan (p. 61) che le piacerebbe aprire la mente, forse anche qualcos’altro, ma non di certo la bocca sul suo passato
.
La rincorsa al divertentismo becero non si è certo fermata nel frattempo, anzi incalza con gli interessi, una stolteria dietro l’altra.
Stavolta tocca agli alberi killer calcare la scena, con uno show di scombussolamento alquanto sgangheroso, un Dylan giustamente messo a margine in quanto damerino intralciante, ed una
battutaccia su Greenpeace da denuncia… da parte di Putin (p.63.i).
Non arrivano le
Pussy Riot a risolvere ogni cosa, ma ci pensa una strofetta lisergica di
Jim Morrison per
set on fire (and smoke) tutti il trambusto d’arbusto .
Con una simile incolonnamento sonoro gli hippies veri e propri non perdono occasione per apparire in scena, mentre Amber si esibisce in un lestissimo numero di rabdomanzia powerizzata (p.65), con tutta l’acqua del caso per annaffiare le piante alquanto seccate.
Chiude in bellezza il/un cerchio sfacciatamente figlio-dei-fiori per volersi bbbene contro la vegetazione/società malata… roba che neanche Nanni Moretti ed i suoi girotondini avrebbe immaginato nei loro sogni più perversi
Ultimo Flashback (pp. 68-71): un breve excursus nel mondo degli elettrodomestici fuori garanzia che puntualmente danno filo da torcere ed Amber che deve porre riparo.
Subito dopo anche lei casca nel trucco del telefonino che si attiva da sé, senza schede svizzere o Tronchetti Provera di mezzo.
S’interrompe il cerchio e s’intravedono altre sciagure.
Cominciano gli zombi-
action patentati sulle camionette, poi arriva l’ artiglieria ingiustificata dalle navi – ma non dovrebbero ajutare i “nostri”
– ed infine Dylan (p. 78.i) non nasconde
il suo (ed il nostro) imbarazzo per l’ennesimo cerchio dell’amicizia risolvitutto, stavolta per sfondare con le buone un campo magnetico appena cattivello.
E stavolta gli hippies si manifestano a tutti, sbrodolando un po’ dei suoi paffuti ricordi a quello smemorato di Duke, che aveva pudicamente rimosso dal suo juke-box delle memorie quell’episodio di beotaggine aggravata legato al suo passato.
Proprio lui, con i suoi amici fricchettoni, farsi comprare dai militari albionici per una volgare indagine prezzolata a scopi pacifici – nel senso del fronte bellico, sull’Oceano - sui poteri dell’altro mondo, quello medianico, dove si può vedere il male in faccia !!!
Miiiiiiii, che pauuuura…
new age .
Sfortunatamente
l’esperimentone tamarro non quadrò del tutto e fu interrotto da una rottura del cerchio – aridaje, hanno rotto altre sfere… ormai
– con relativa fuga a nuoto nelle tiepide acque del Mare del Nord.
Una storiella davvero pietosa, ed infatti una specie di totano in pietra non ci sta (p. 86) , e sembra voler riscrivere lui un finale più opportuno .
Nessun problema: un altro cerchio dell’amicizia – peccato manchi il narghilè – e passa la paura… sulla carta. Kurtz infatti ci rimette le penne nello scontro col crostaceo toccaccione e Melissa si vede persa per la perdita di un rilevante “membro” – le dimensioni contano, almeno per lei
– del suo team di supermedium selezionati.
Eccola quindi vuotare il sacco su tutto il suo piano da tenente da vascello andato a fondo– davvero sexy, in uniforme, p. 91
– mentre Dylan non ha di meglio da fare che ramanzinare la meschinità degli hippies o insistere con ironie forzose anche quando fuori posto (pp. 92-93).
Manca un quarto elemento per il prossimo girotondo dei buoni (a cosa?): nun te preoccupà, sorella,
Peace&Love anche a te, ed ecco Melissa coinvolta pure lei nel cerchio che dovrebbe chiudere tutto circolarmente, varco compreso
.
Ritorna la luminescenza azzurra per lo scontro decisivo, ma prima di spegnerla per sempre Dylan dovrà sputar fuoco dalla sua Bodeo, evocata per l’occasione con una salmodia niente male sulla scia del citazionismo più sfacciato.
Non so voi, ma a me quel “
Mira col tuo cuore… spara col tuo spirito”, come frase ad effetto in una scena matrigna, per ciarlatanaggine patetica pare seconda ultimamente soltanto alla mitica “
Fallo… per mia nonna” di barbatiana memoria
.
Per chiudere in bellezza un po’ di drammonismo gratuito a margine, che sfora da qualsiasi parametro sinora evocato dalla storia in questione.
Tocca quindi ad Amber andar a veder qualcosa di più interessante dall’altra parte, mentre noi richiudiamo il cassonetto, sperando che da questa parte la macerazione della carta imbrattata serva a produrre storie più decorose, in futuro… a spese nostre.
Una TARSU ci seppellirà
.
****Soggetto: 4Cestinabile, è dir poco
.
Se si voleva davvero incidere sul trash
bisognava privarsene completamente, del soggetto, ed andare oltre.
Invece dopo una buona metà abbastanza scazzata, si vuole andare a parare nel solito complottismo paramilitare che ha quasi del ridicolo, con
gli stravisti eserciti bramosi di occultismo posticcio – v. recente
Odio non muore mai, parlando sempre di mignaccherie– ed il passaggio dal trash al megaflop è breve
.
Il tanto discusso legame coi videogames è meno che flebile: mostri in serie/livelli e qualche sparatoria prolungata non bastano a rendere il parallelo… in parallasse.
Come se non bastasse il Dylan passivo di questi tempi con l’azione pura c’azzecca pochissimo, e qui non manca chi glielo fa notare.
Sceneggiatura: 5 ½ E’ più agile di quello che può sembrare a prima vista, specialmente per il
gioco a tempo di rimandi isola-flashbacks… fino a quando non sbrodola nel bisogno di chiudere la baracconata e darsi una soluzione
.
Non mi aspettavo personaggi sviluppati, ed è giusto che fosse così.
Senza dubbio Duke è il migliore, ispira una sincera bevuta assieme, anche per il suo parlare a vuoto, ma quando attacca con il collezionismo musicale rischia di diventare stucchevole.
Non basta una retro-atmosfera hippie per darsi una riverniciata “simpatica”, però i fricchettoni che gli fanno da contorno non sono male in fondo, e tamarrizzano quanto basta il
milieu… molto più di zombi ed alberi killer vari
.
Sull’inutilità di Dylan mi sono già espresso, e decine di forumisti prima di me già decaffeinati abbastanza.
Ho apprezzato un po’ il linguaggio anti-realistico da fumettone video giocoso (v. trichechi).
In più il ritocco dei dialoghi verso una certa ironia “borderline” (o autoreferente) aggiusta alla meglio il tiro, rendendo più piacevoli alcuni scambi, ma
spesso si corre il rischio di inserirli con straforo eccessivo&forzoso, mentre l’Old Boy finisce per diventare aggratise la controfigura sarcastica di Groucho – lo preannuncia lui stesso, v. p.22.
Se per Duke le cose funzionano, per gli altri non è detto… come l’orrenda freddura da comari sul seno poco prosperoso di Amber (p. 88.iv)
Il continuo giocherellare attorno al citazionismo di massima finisce per snervare anche il più aficionado, tra musica ‘70s e libri/film cult, in un coacervo di
neo-erudizionismo pretestuoso, volto a ficcare più crismi correnti possibili. Insomma, dal puro omaggio si passa al pacco sgradito, con troppi nastrini
.
Disegni:7 -Non è il territorio naturale per Mari e si vede. Lui ci mette del suo meglio, con qualità, ed anche questo si vede, per fortuna… asciugando i fronzoli e senza naufragare fradicio su quest’isola di pattume
.
Un po’ di azione in ambiente marino si era già vista in
Goliath, ma qui l’incubo sfocia nel territorio del farsesco, con poche punte di rilievo.
Come già detto nei flashback assomiglia di più al vero Mari, alla prese con le orge di mostrazzi a spasso spensierati un po’ meno.
Dylan ombroso quanto basta, come la paura nel viso di molti comprimari; buona la concitazione nella fuga dalle auto per le vie del paesotto, molto meno il groviglio di piante da modellino cartonato (pp. 63.iii e 65.v).
Non è del tutto responsabilità sua se la scena della
scontro finale al bujo della stazione radio
è gestita in modo dimesso e sgraziato, mentre il vero “nemico”, l’essenza del bagliore, sembra abbastanza ridicolo ed insignifcante come rappresentazione del male ghignante, (pp. 84 e 95), non tanto dissimile da quell’altra scempiaggine elettrizzata del
Padrone della Luce .
In conclusione non brilla, ma non finisce neanche in bolletta.
Copertina: 7+Nulla da dire. Molto bella, per quanto allergica al colore
.
Dylan stringe i denti meno compassato degli altri… come se avesse un granchio negli slip.
Con gli zombi Stano ci ha sempre saputo fare e qui riesce anche a rendere Melissa (per il completino) e Duke più cool del reale.
Amber se la sarà presa per l’esclusione?
*******Adesso vi lascio perché devo recarmi ai provini per una nota isola che capitalizza tutto il trash in circolazione da tanti anni e lo projetta nei peggiori incubi degli italiani, schermi compresi.
Televotatemi almeno.
Se diventerò famoso devolverò tutto alla mia noce di cocco preferita.
ALOHA SIMONA (AV-)VENTURA