Albo... sconcertante.
Dico subito che per me non è propriamente insufficiente.
Anzi, l'ho apprezzato di più degli ultimi due, forse perchè è volutamente privo di ambizioni velleitarie e non promette nient'altro che un po' di divertimento decerebrato. Da questo punto di vista, riesce abbastanza nel suo intento. Nel senso che è vivace e un pochino a tratti diverte.
Però non me la sento di dargli più di un 6 - - - (nel senso di 'meno meno meno')
S
P
O
I
L
E
R
A me quest'albo non ha ricordato affatto i videogiochi. La copertina sì, ma quella non è opera di Mignacco & Mari.
L'insieme mi ha ricordato piuttosto l'horror disimpegnato ed escapista tipico degli anni '80, ma senza gli eccessi (peraltro a modo loro gustosi) della Troma.
Insomma, qualcosa tipo
Il ritorno dei morti viventi (il primo film, non gli inutili sequel) e operine più o meno scalcagnate del genere
Non aprite quel cancello (da non confondere con
Non aprite quella porta, ovviamente
). Un buon misto di horror, dinamismo e ironia.
Purtroppo il risultato non è brillante come avrebbe potuto essere.
Il difetto maggiore è che il "tono" della sceneggiatura di Mignacco è quasi sempre incerto tra il serio e il faceto. Producendo così un bel po' di sequenze che non sono ironiche nè serie, ma semplicemente 'strane'.
L'esempio più lampante si trova nella sequenza del cancello del cimitero.
Ora, che senso ha sparare a un lucchetto se cancello e muro sono alti mezzo metro?! Capirei se il tono generale della sequenza fosse umoristico/leggero (con dialoghi tipo: "Ma cosa spari al lucchetto?! Quel cancello può essere scavalcato persino da un bimbo dell'asilo!!", "Scusa il mio indice è più veloce dei miei neuroni..."), ma non c'è niente da fare : ho riletto quella sequenza più volte, e di umorismo e ironia non trovo la minima traccia. E' semplicemente una stranezza senza logica nè senso. Come non ha logica attardarsi a chiudere il cancello con poteri magici (!) e poi allontanarsi camminando pian pianino nonostante la torma di zombie alle calcagna.
Altro esempio. Gli zombie della prima parte sono lenti come tradizione comanda, ma quelli incontrati in seguito sono iper-dinamici e addirittura guidano automezzi! Perchè il comportamento differente? Capirei se gli zombie della prima parte fossero più decomposti e malridotti, ma dai disegni di Mari non si evince nulla del genere. Capirei se l'atmosfera fosse ironica, ma ancora una volta non rilevo vero umorismo nei dialoghi e nel tono complessivo. Gli zombie diversi sono semplicemente un'altra stranezza buttata lì.
Così l'albo finisce per essere nè davvero ironico/leggero, nè davvero serio. Più che altro è una caciara costruita per accumulo, accatastando mostri e sconquassi un po' alla carlona, senza logica.
Ovviamente in questo contesto anche la trama finisce per avere ben poco senso. E lo spiegone conclusivo anzichè semplificare le cose le arruffa inutilmente, sforzandosi di dare all'insieme una logica che invece latitava in partenza.
Certo, c'è molto dinamismo e il ritmo è sostenuto. Ma è normale, visto che si sparano duemila pallottole a vignetta!
I personaggi, al di là dei flashback sul loro passato, sono stereotipi e non coinvolgono più di tanto.
La 'cattiva' si sgama subito: è l'UNICA di cui nella prima parte non ci sia mostrato un flashback rivelatore. Logico che avesse qualcosa da nascondere...
Dylan è puro Gualdoni-style. Uno spettatore la cui presenza è di fatto superflua, buono solo a fare noiosissimi pistolotti educatori sul pacifismo, sull'uso delle armi e sull'ecologia.
Aggiungo che adoro Mari, ma il suo tratto 'naturalmente drammatico', pieno di ombre taglienti, bianchi e neri fortemente contrastanti, inquadrature inquietanti, era poco adatto a una storia che, nelle intenzioni, voleva essere anche e soprattutto ironica e brillante.