[Ok, stemperiamo... come disse il pittore sulla tavolozza] Diciamocelo (a) chiara-mente, nonostante il sonno ajuti a capire cose che da svegli sembrano appannate, mentre la penichella ajuta a smaltire cose che da sobri pajono arrapate: questo è un albo con uno spiccato
senso d’appartenenza al vecchio conio made in Gualdo, con qualche sana aggiunta dedicata
made for Guardo-ni [noartri, s’intende
], a caccia di un po’ di retro-spiritismo dylaniati, tra nudità ed accoltellamenti in piena retroguardia fine 80s
.
Vetero-strizzatine d’occhiaje a parte, mi è sembrata una storiella abbastanza godibile, che dà il meglio di sé - in senso horror del macabro - nel prologo e nell’epilogo (
voto 7), mentre si trascina un po’ imbolsita per il resto (
voto 5), nonostante l’improvviso cambio di ritmo dovrebbe ajutarla a carburare verso sentieri più dinamici.
Senza forme di simpaticheria o favoritismi condizionati:
la sufficienza per me zittazitta se la merita con mestiere, anche se l’oscuro mondo dei sogni è qui un po’ troppo angusto come prospettive, e sembra ronfare placido sui suoi assunti di routine. Complice anche un
Horror Club che sembra una pillola liofilizzata d’
Almanacco da mandar giù prima di andar a nanna. Sempre meglio che farla risalire da un’altra parte, per supposta… inappetenza
.
Se vi avanza un po’ di spazio per le vostre diottrie, con l’ausilio della tastiera insonne ho giusto buttato giù qualche riga sulla storia mentre deambulavo sui tetti, negli intervalli di lucidità tra il sonno della ragione e la siesta della sanità mentale:
****SPOILER - SPOILER - SPOILER - SPOILER (ma se è uscita da un mese quasi ?!)
Bella sequenza in apertura: semplice ed efficace come quadretto familiare di plastica che introduce all’incubo ed alle pose plasticose di una tipa molto allergica ai tessuti
.
Tanto per cominciare abbiamo un assistente sociale un po’ troppo sensibile al sangue; per fortuna che quell’assistente socio-sessuale della sua mogliettina decide di strofinare per bene a freddo le camicette di epistassi macchiate, prima di strofinarsi su di lui a sangue caldissimo
.
Tutto bene, un sogno… - come da sogno sono le curve da sbandarci di lei
– se non fosse che il vero incubo è rappresentato dall’
orrendo lume sul loro comodino (p.7.iii). In un barlume di inconscia lucidità estetica al bujo, Elisabeth Mills-Kidman decide così di sbarazzarsene nottetempo, ma non sapendo dove gettarlo lo conficca nel primo petto a disposizione, risparmiando anche sulle spese per le lenzuola in lavanderia, visto che il principale emato-schizzinoso rimarrà accoppato per un bel po’ di tempo… pare
.
Un po’ di tempo pare lo trascorrerà anche lei in un altro luogo se non evaderà col classico trucco del furgoncino della lavanderia o grazie ad un investigatore credulone che si berrà la sua storiella
self-made per l’occasione. Il nostro Old Boy non ci casca in pieno, ma sembra intuire come Elisabeth amasse pienamente suo marito (p. 13 v-vii)… e quindi un motivo per ucciderlo ci sarebbe pure stato…
aahhh, madame la jalousie .
Bloch è più perplesso e sembra vantare un palmares di omicidi passionali ben superiore a quello di Dylan, che nel frattempo si rifugia da un suo passato amore, non tanto per rimestare una vecchia fiamma, quanto per scroccare una consulenza aggratise sui sonnambuli omicidi (pp. 16-19): insomma, tutto nella norma gualdoniana con Norma, visto che ci rifila una lezioncina banalotta ed un cameo da ufficio arretrati, se non fosse che l’ultima vignetta (p .19.v) ci lascia appesi fuori cornice ad un
testone stile-Klee (p. 17.iv) deformatosi verso il regno delle ombre di
stile-Bacilierii
.
E mentre
Skin degli
Skunk Anansie (p.20.i) preferisce snobbare a piedi i taxi di Londra, un povero tassista con parecchie ore di sonno arretrato ed il pallino per l’aereonautica, si appisola prima di scannare due allegri vecchietti e prender il volo sui tetti di Londra… (p. 25.v) senza il brevetto per atterrare di pancia, intera
.
Poi il
ping pong comunicativo Dylan <> Bloch prosegue secondo rito, per l’ennesima (e non ultima) volta: dopo Elisabeth Mill(f)s è il caso di tirare per le terga il caso del tassista Pope e riappiccicarlo col chewingum al predente dietro un ricamo analogico penzolante come non mai
.
Basta gironzolare per le strade delle megalopoli-Londinese con lo sguardo un po’ assente, ed eccoti inserito –
presente, sssiora maestra! – sul registro dei sospetti assassini in stato di incoscienza (p. 29).
Se si avesse la (buona) coscienza di guardare negli occhi la metà dei pendolari assonnati che infestano zombescamente la metro di Londra prima delle 8, si capirebbe facilmente come in ogni ufficio che si rispetti dovrebbe andare in scena una strage
live prima della pausa pranzo
.
Un breve break
con due sicari professionisti (pp. 30-31): molto interessanti, lasciavano sperare qualche sviluppo deviato vista la caratterizzazione ben enigmatica, ma rimarranno ahinoi anche loro vittima della soglia di attenzione calante/ronfante che ispira la parte centrale dell’albo: per svegliarci bastava tenerli un po’ più desti nel mondo dei vivi, prima di fargli crepare per quello dei morti, de sonno
.
Serve un altro caso per rinforzare i sospetti, e se Bloch rispolvera per i nostalgici l’auto-citazione delluomesca sugli
Uccisori (p.34.vi) sarà il caso di considerare un nuovo caso di psico-contagio non casuale.
Caso strano basta voltare la pagina ed abbiamo il terzo episodio di catatonia omicida a portata di naso, stavolta per mano del coccodimamma Adam alle prese col suo prossimo esame da marinare, nel sangue. Infatti pur di non presentarsi all’appello pensa bene di ammazzare preventivamente il prof con la moglie, anche se la pattuglia che lo ha notato in stato di trance (p. 43. ii-iii) attende prima che lo studentello scanni la tipa, e poi apre il fuoco… malaccio, visto che intanto il povero prof ci rimette le penne mentre le pallottole – anche loro in trance – girano a casaccio. Per bobbies del genere ci vorrebbe un weekend di stage sul campo/
-us… magari in quel di Columbine
.
Prima della prossima sequenza l’iper-presenzialista Bloch fa caporetto inutilmente sulla scena del delitto, mentre i due sicari professionisti se la vedranno dura col veterano di tante battaglie sanguinarie.
E’ l’unico sonnambulo di cui ci sono mostrati i sogni, che guardacaso lo ajutano a sparare nel momento giusto per salvarsi la pellaccia, in uniforme… mentre Dylan molto ingenuamente pensa che sia quasi impossibile trovare di notte un anziano in giro in divisa (p. 49.iii), quando di questi tempi l’INPS costringe i novantenni a lavorare in prima linea/corsia pur di non pagargli la pensione e bloccare il
turnover per le ccciovani assunzioni… in cielo
.
L’Old boy è un pacifista dichiarato e non ha nessuna rivendicazione da fare sulle Falkland; per questo il veterano non gli muove guerra, preferendo la ritirata alla spagnola (pp. 51-52) se non fosse che una volante poco diplomatica getta la basi per un armistizio tombale, a suon di cofano nelle reni
.
Cesura di metà albo significativa (p.53) non tanto per le banalotte news da tele-clamore sull’umanissima epidemia (Vs numero
#313, sempra
made in Dell’Uomo), quanto per la fiducia mostrata da ogni coppietta dormiente nell’appisolarsi disarmata accanto al proprio amato/a. Mi verrebbe
una citazione di Kundera… ma in molti casi penso sia preferibile non svegliarsi affatto se chi è destinato ad ucciderci lentamente condivide le nostre lenzuola, di vita
.
Sale il pathos necessariamente per smuovere un po’ il ritmo troppo sincopato su scala omicidi-ricostruzioni-ariomicidi, e cambiare registro dell’incubo: eccoci quindi davanti alla signora Boyle semidistrutta per il coma del figlio, in attesa di (di-)struggersi totalmente per la sua morte effettiva da encefalogramma piatto, poco dopo uno scambio di domande con Dylan. Sembra un dramma clinico ordinario ma
Dell’Uomo lo rende molto bene nella tensione espressiva della donna e nella teatralità di alcune vignette (v. p. 57.i; e tutte le pagine 60-61), anche se scopriremo tutto derivare da una bolla d’aria, in embolo .
Elisabeth intanto in carcere oltre al sonno perde anche una buona parte delle sue consulenze per il
make-up visto che sembra invecchiata di trent'anni (p. 62-63), rispetto alla strappona delle prime pagine
.
Se è vero che la morte (degli altri) ti fa bella, trascinarsi per una vitaccia insonne senza più mariti-cidi ti rende racchia, pare dire qui il lombrosiano Cavaletto
.
Invece di proporle delle sane siringhe al botox per riprendersi (un tono) Dylan-vegetariano la
butta lì sulla pista dell’ipertensione (p. 64) facendo notare come tutti i dormienti-assassini in un certo senso ne soffrissero, anche senza incriminare Lord Colesterol per le loro smanie omicide a base di carne morta. Su un vassojo bello guarnito Elisabeth gli offre in bocca pure il
main course della clinica dei misteri che tornano al pettine, e Dylan inforchetta di gusto lo spunt(in)o senza troppi convenevoli da galateo .
Nonostante la non più giovine età, il Dottor (Perry?) Farrell – uno strano incrocio da laboratorio ospedaliero tra Hamlin, Pertini e Sandro Curzi – ammette di includere tra i suoi idoli di tardonismo senescente l’Old Boy, che infatti non perde occasione per auto-smitizzarsi e torchiarlo con insinuazioni poco lodevoli su presunti esperimenti da scienziati pazzi per film ‘60s (pp.68-69) .
A questo punto scoppia il caos furibondo, non reso benissimo dalle sagome un po’ tozze di Dell’Uomo, e cronometrato al nanosecondo in modo abbastanza prestuosetto giusto per l’arrivo di Dylan: evabbè che è un catalizzatore di eventi eccezionali, ma anche uno scatenatore eventuale di catatonici rissosi mi pare alquanto forzoso
.
Giù di botte, strangolamenti ed accettate quindi, con il Nostro che si improvvisa anche abile judoka con un
seoi-nage più atterramento da applausi (p. 72.i). Prima che si alzino le bandierine per l’
ippon viente cinturato (nero?) dall’infermiera – del turno di notte – in uno sgabuzzino, ma prima di scatenare le sue fantasie erotiche da b-movie banfiano/montagnanico, il Nostro deve pagare il suo cine-tributo ai film d’assedio horror, qui chiaramente in re-auge rianimatorio
.
Bene l’irruenza, la violenza dietro la soglia, il bujo da topi in gabbia, il siringone da spioncino (p. 76.i), l’attesa devastante dell’alba, il
pavor nocturnus a stretto giro di denti, con un concerto di nacchere bruxistiche da pauuuura agghiacciande (pp. 83-84)… forse dovuto ad un taglio sulle spese di riscaldamento
.
Meno bene, mi tocca batter il dente dolente sulla confessione fiume non-dovuta dell’infermiera – per quanto sotto stress da coda-impagliata – la paura di addormentarsi di David appena abbozzata, il fatto che guardacaso quando Dylan si aggira da solo per i catatonici questi siano immobili&mansueti come bradipi da museo (pp. 82-83), e
l’inguardabile serie di ragnatele ammiccanti allo stile “horror” nello sgabuzzino (di una clinica!) dove evidentemente anche sulle spese per le pulizie hanno pesato i tagli indiscriminati alla sanità zozzona (p. 77.v)
.
Scopriamo nella confessione che tutto questo non-dormire deriva da un sogno d’onnipotenza neanche tanto recente, ma che si è rispolverato tramite un gruppo di mattoidi trovatisi su un forum (p. 89.ii) –
ogni autocitazione è puramente voluta - per quanto attualmente l’idea cospiratoria di impiantare memorie/idee esterne, senza ricorrere a porte USB o ipnosi tardo ottocentesche, è una cosa che già ripulisce parecchi cervelli sulla (web)rete… ed in cui cascano molti poveri ippocampi-cavia, in vena d’estinzione… d’ingegno
.
Ma qualcosa è andato storto in questo piano poco originale, ed il dio primario del reparto Sonno, tale Hypnos, pare non averla presa abbastanza bene, giustiziando – in modo più o meno mediato – tutti i profanatori che volevano sconfinare arbitrariamente nel suo russante dominio di “
ombre, follia e irrazionalità” (p. 91.v), per ribadire la propria onnipotenza oltre il confine della veglia.
Fin qui ci siamo… in modo lineare, direi
.
Per fortuna sopraggiunge un rincalzo di terrore irrisolto nell’ottima
sequenza finale – un po’ chiaverofila, pp. 95-98
– a complicare le cose con estrema ambiguità, tra trasognanza, auto-suggestione, rigurgiti di coscienza, (mai troppo) nuda verità sulla pelle di Elisabeth, incubi da mandare la diavolo (p. 96.v-vi) e demoni che ti portano nell’incubo, del delirio beffardo.
La panterona Elisabeth corona così il suo di sogno, di riscoprirsi bellissima e rilassatamente nuda a letto con un Dylan tutto suo, provando a possederlo biblicamente senza sapere di essere posseduta in realtà (?) da ben altro tipo di divinità. Quello stesso dio del Sonno che in uno scambio molto estroso, lei stessa dirà esser particolarmente sveglio (p. 96.iv)
.
Tri-teologando nell’antica Grecia e nei paradigmi psico-culturali ci ritroviamo in tutto: d’altronde è risaputo che l’orgasmo (
Eros), luogo del corpo/mente che precede il sonno della coscienza (
Hypnos), è spesso associato ad una piccola forma di morte (
Thanatos), come lo è a sua volta il fratellonzo ronfante della Mietitrice. Non è un caso se nella lucidità dei sensi a letto (p. 94.iv), dopo essersi impregnato di lei, Dylan!Hypnos rinfacci ad Elisabeth la versione (presunta)reale dei fatti, il suo doppiogiochismo, misto a gelosia sanguinaria ed opportunismo sugli esperimenti del marito… fino alle manipolazioni divine di Hypnos ed all’inevitabile neuro-tracollo, appesa per il collo in una cella di sicurezza illusoria
.
Dopo la fantasmagoria di incubi pandemonici di cui finirà prigioniera (p.97), eccoci dunque nella vignetta conclusiva ad un ri-allineamento flessuoso del
trittico sopra(e)ccitato. La nudità conturbante e venusiana dell’amoreggiosa Liz è preda del sonno eterno di nero incappucciato, mentre quello notturno della mente la tiene ancora per la collottola, come una marionetta pilotata dai propri incubi
.
Un soffio di sabbia negli occhi e tutti a nanna .
****Soggetto: 5 ½ In realtà è poco sviluppato e poteva raggiungere ben altra corposità, tenendo presente tutto (ed il contrario di tutto) ciò che si può scrivere in merito al territorio oscuro della non-veglia.
Qualche richiamo più denso si intuisce qua e là dalle parole di Norma, nella confessione di Violet, o nella scena emblematica finale… ma la
sensazione di occasione sprecata rimane
.
Per il resto tira a campare con molto spirito ma poca sostanza, e cede qualcosa di troppo al thriller per il bisogno (giustificabile) di sviare le coordinate di riferimento, fino al mito.
Come “soggetto” (d’interesse) diciamo che Elisabeth Kidman riabilita con le sue fisime gran parte del resto. Ad avercene di soggetti simili… a portata di sospiro
.
Sono curioso di rivedere il Cava ad altre latitudini… o meglio, longitudini
:
Sceneggiatura: 6 +Scaltra fino ad un certo punto, perché ricorre continuamente al presenzialismo di Bloch per darsi una parvenza da incubo cittadino e per fare da sponda alle indagini di Dylan… verso la buca delle risoluzione.
Come già detto
mi sono piaciute particolarmente le prime 5pp. e le ultime 5.
Dylan fa onestamente il suo, i comprimari – tranne Liz – fanno il minimo per rendersi interessanti
.
Il ritmo tiene ed i dialoghi – ritoccati o meno, non m’interessa – puntano
deo gratias all’essenzialità, senza perle di saggezza
cool o battutoni ad effetto imboccato. Ci sono delle forzature, come detto sopra, ma non snaturano granché nel complesso e non mi sembra prendano in giro il lettore
.
L’idea di scindere nettamente come
mood la fase pre-clinica da quella dell’assedio non mi è pesata, anzi… però riconosco che questo bisogno connaturato di infarcire le storie con
ripetuti omaggi al “genere” spesso rischi di svuotare il magazzino prima dei saldi. E poi non tutta la cinematografia va necessariamente tradotta per il fumetto, visto che questo, come medium, si può avvalere di millemila risorse di cui la pellicola non dispone
.
Una cosa su Groucho: si è visto tante di quelle volte sonnambulare sui tetti o per casa in vena di hypno-battute, ma qui è sempre vigile ed (in)cosciente. Mi aspettavo almeno una scena di questo genere con tanto di veste da notte e papalina… ma forse pure lui vuole un po’ di privacy mentre ronfa freddure nottetempo
.
Disegni: 6 ½ Dell’Uomo è l’uomo ideale per una storia
volutamente vintage come questa: sangue e carnazza a gogo, con pin up svestite in primo piano al posto di anonime casaling(u)he in grembiule – che infatti viene lasciato sulle righe del
Grill ‘em All al professò
.
Certe volte esagera nell’auto-tributare le atmosfere dei tempi che furono, ma la cosa ha un suo fascino… è innegabile.
Resta il fatto che spesso ho l’impressione che si prenda poco sul serio, che
ami gigioneggiare divertito tra il caricaturale e l’iper-realistico (quasi fotografico), per contrasti, senza costruire uno stile proprio ed omogeneo… cose che già si era intravista in
Epidemia Aliena, ma che qui è meno invasiva.
Soffre quando deve rimpicciolire i personaggi in movimento in ambienti a media grandezza, o quando deve dare un’espressione credibile a Dylan. Si rifà in alcuni bei primi piani dei comprimari, nelle scene dettagliate in esterna, nelle inquadrature da cinepresa, o nel bujo che prende vita (pp. 22.i-ii; 74-78)
Molto bella l’esplosione infernale nella penultima pagina, perché dà un idea di quello che potrebbe fare se meno legato a certe convenzioni…
pace Ginevra
.
Copertina: 7Nel gioco dell’ “indovina chi ti ho messo” ci siamo fermati a quattro/cinque comparsate in cameo. Se dico di averci visto anche l’assistente del mio panettiere soffrirò di distubi del sonno pure io
Comunque il risultato è parecchio buono, come
concept… per quanto i mille camici bianchi prevalgano sull’unica camicia rossa. Garibaldi sarebbe spacciato, o già internato alla (hypno-)neuro.
****Adesso vi lascio perché il mio medico (mezzo addormentato, per la noja) mi ha sconsigliato di scrivere oltre una certa ora, specialmente se lo faccio quando la tastiera mi appare sotto le coperte durante il sonno, quando guido contromano l’auto su due ruote, o quando lavoro fissando stordito la tipa senza mutande che risale gli scaffali su una scala borchiata. Ahhh, i benefici della narcolessia…
ALOHA SLEEP WITH ME, I’LL NEVER GET YOU ASLEEP