Letto con molto ritardo, penso che il maxi sia in ripresa, dopo anche il terzetto dell'anno scorso, non ci sono storie eclatanti, ma neanche scarti di magazzino come successo in precedenza. In aggiunta M&G mi sembra stiano curando molto meglio il proprio lavoro, per cui anche se la media delle storie è una sufficienza abbondante, ho voluto premiare la pubblicazione con un 'buono'.
L'armata di pietra
Storia molto classica, soggetto molto, troppo esile e, soprattutto, prevedibile, in cui tutto è alla fine come ci si aspetta all'inizio.
I troll ci sono, la colpa è parzialmente del più sospettabile, parzialmente dell'apparentemente più insospettabile (ma alla fine il lettore più smaliziato, eufemismo per non dire 'meno stordito' capisce che deve entrarci qualcosa).
Perché dò comunque la sufficienza? Perché i dialoghi sono piacevoli e per niente legnosi (anche se i personaggi sono un pò macchiette), perché all'esordio è pure accettabile non voler strafare, e accontentarsi di fare un lavoro curato, seppur non troppo ambizioso. Ovviamente dopo qualche altra storia di rodaggio però mi aspetterò di più.
Molto carina la sottotrama del 'changeling' (apprezzato anche il fatto che non viene nominato, si richiama la mitologia senza inutili didascalismi), ottima la risoluzione. Apprezzabile anche che nel rappresentare l'industriale si siano evitati toni troppo moraleggianti, un pò meno il carattere rissoso da contadinotto ubriacone che stona un pò.
Fuori orario
Inizio con una tirata d'orecchie ai forumisti: nessuno ha notato la macrocitazione al 'Paradiso degli orchi' (visibile nei nomi di Benjamin, Julie, Theo), nell'approccio fra Benjamin e Julie, e nel personaggio della guardia notturna serba (che cambia il nome, ma è decisamente lo zio Stojil). O stavate disattenti, o nessuno ha letto questo gioiellino umoristico di Daniel Pennac. Male in entrambi i casi.
Per il resto, storia molto gradevole, soggetto esile anche in questo caso, forse più adatto a una storia più breve, ma la sceneggiatura è piacevole e non dà l'impressione dell'allungamento di brodo.
Non si capisce mai dove si voglia andare a parare, però è divertnte veder prendere in giro i vari pregiudizi che Dylan all'inizio abbraccia, anche con una spocchia eccessiva. Per il resto, quoto rimatt, e mi auguro che Di Gregorio scriva una sceneggiatura come questa su un albo con un soggetto migliore.
Sorvegliato speciale.
Qui invece il soggetto è interessante, la sceneggiatura non sempre perfetta (anche se nel complesso sufficiente, molto ritmata).
Il colpo di scena finale era ababstanza prevedibile, i passatemi che i genitori offrivano al figlio erano molto indicativi.
Il difetto principale è nella delineazione del protagonista, molto contraddittoria.
Lui si definisce un tipo medio, pure stupido, ma all'inizio, nel descriversi c'è anche un certo humour nel far denotare la sua situazione di uomo medio, la cosa non funziona nè a livello di contenuto (un uomo mediocre non dovrebbe rendersi conto di essere mediocre), nè a livello formale (un uomo mediocre non sarebbe capace di descrivere la sua situazione in maniera così efficace). O si doveva usare una narrazione in terza persona, o si doveva fare in modo che l'umorismo fosse involontario, goicando a due livelli fra quello che l'uomo medio dice e quello che fa capire.
Ma soprattutto il compatimento di quest'uomo medio mi pare spocchioso e fuori luogo... un uomo che vive in un posto in cui si trova bene, che fa un lavoro che gli piace, che viene pagato bene e ha tempo libero a sufficienza per frequentare gli amici e la sua bellissima fidanzata (nonostante un aspetto sgradevole, che quindi rivela un certo charme), voi lo compatireste? io lo chiamerei fortunato.
certo, la routine quotidiana ha il suo lato negativo,però un conto è parlare genericamente dell'inutilità umana, un conto è parlare dell'inutilità di quella vita umana in particolare... dylan dog, dall'alto di cosa dovrebbe permettersi di guardare bixby dall'alto in basso?
boh..
tolto questo, la storia scorre bene, dei momenti emozionanti ci sono, e nel complesso mi basta.
poi quando l'ho letto ero in crisi di astienenza