Dopo l'impennata dell'albo scorso, questo mese si è rientrati nella norma. Ovvero: mediocrità assoluta.
Peccato. Evidentemente per la VERA ripresa di Dyd dovremo aspettare ancora un po'.
Aggiungo che il mio disappunto NON dipende dai disegni di Dall'Agnol, che pur imperfetti a tratti mi hanno avvinto non poco.
Per i miei gusti personali, prediligo il vecchio Dall'Agnol in stile
Il buio e
Lontano dalla luce, ma questi disegni sono comunque più coinvolgenti della mediocrità dei recenti Piccatto/Roi/Freghieri ecc ecc.
seguono
S
P
O
I
L
E
R
Il soggetto, con il tatuaggio come 'metafora' del disegno puro, poteva avere del potenziale, ma la sceneggiatura non lo sfrutta.
Innanzitutto, l'equazione "indigeno polinesiano = magia nera" è banale e antiquata. Sembra di essere tornati ai tempi degli horror Universal degli anni '30, dove non appena vedevi uno zingaro (o una qualsiasi minoranza etnica) potevi star certo al 100% che era un praticante di magia nera.
Ma ai tempi della Universal, quella era ancora una relativa novità. Oggi è un luogo comune puro e semplice.
Non è un problema di
politically correctness, è che proprio il concetto è usurato, visto e stravisto. Per rivitalizzarlo sarebbe stata necessaria una caratterizzazione potente e originale dell'indigeno (come aveva fatto Sclavi con Nonplus all'epoca del sublime
Maledizione nera).
Niente di tutto ciò in
Sulla pelle: Tehamaru si segnala solo per il sadismo e per una fastidiosa petulanza. Serve ben altro perchè un serial-killer lasci il segno! Così il personaggio non si schioda dalla routine.
Anche la trama in sè non riserva sorprese. Si sviluppa in modo fin troppo lineare, seguendo le indagini di Dylan (perlomeno più "attivo" del solito) nell'attesa che il cattivo venga sgamato. Insomma, il classico scontro "buono" contro "cattivo", senza particolari risvolti o sfumature. Tutto nella norma - una banale norma.
Qualche personaggio secondario è ben caratterizzato, ma non basta a far emergere l'albo. Discutibile, poi, che i tatuaggi vengano presentati come roba da svalvolati, se non addirittura da carcerati o criminali (ma quanti anni fa è stata scritta la sceneggiatura?!).
Un'occasione fallita.