Cravenroad7

Troppo presto per commentare sia i ragazzini , che sono stati introdotti , sia gli alieni gialli , che non si Sa Se siano i veri antagonisti o solo carne da macello , sia sulla trama.
Certo dopo aver letto il numero uno sappiamo poco che non averlo letto ,
Cioe' sapevamo che la trama era che degli orfani sarebbero diventati dei soldati che sarebbero andati a combattere nello spazio e nei pianeti , e cosi' e' successo nel numero uno , niente di piu'. Nel senso che in questo numero la trama era telefonata , ma era ovvio , si poteva saltare questo primo numero e riassumerlo in quattro pagine ? Forse si , ma forse come nei telefilm a stagioni come li fanno adesso si vuole far conoscere i personaggi nei loro aspetti piu' intimi e particolareggiati.

Hai letto ciò che ho scritto o ti prudeva di fare il sagace?

Rimatt, possiamo ripiegare su un sempreverde: "Be... è che Artibani copia Castelli!"

In ogni caso, o siete impazziti voi o sono impazzito io! Cioé, abbiamo di fronte cento (CENTO!) tavole a fumetti e voi mi dite:"Scialla, non puoi giudicare il numero, datte 'na calmata... è il primo!". E chi ha mai giudicato il secondo? io ho giudicato cento tavole che ho comprato (di mia spontanea volontà ) in edicola, nella consapevolezza di avere tra le mani una miniserie dalla stretta continuity...

La festa di Bilbo. Come la racconta Tolkien la festa di Bilbo? Bene, male? Ditemi voi. spinge a proseguire la lettura? Non ho mai letto Il signore degli Anelli, perché ogni volta che l'ho avuto tra le mani ho fatto i conti e ho capito che nello stesso tempo potevo leggere dieci romanzi che aspettavano da tanto tempo e lasciarlo in coda. E' ancora in coda.

Però bada bene, Elettra, finisce che la vera pazza sei tu, poiché in base al ragionamento di Teo (che va da sé non ha letto mezza frase della discussione) tu hai chiuso il Signore degli Anelli dopo la festa di Bilbo e hai urlato: CAPOLAVORO!

Manfredi parla di "ventata d'aria fresca", ma la sua è una valutazione qualitativa oltre che stilistica, e manco per sbaglio parla di Orfani come di un prodotto rivoluzionario. Recchioni usa (con piena consapevolezza) UNA delle possibilità espressive offerte dal fumetto: non è la migliore né la peggiore, ma quella che in questo contesto funzionava meglio.

Anzi, a dire il vero non so neanche se delle vere e proprie rivoluzioni ci sono mai state, nella storia del fumetto, un medium che praticamente è nato già adulto. Non c'è stato - almeno mi pare - una rivoluzione come quella che ha convolto il cinema al momento del passaggio dal muto al sonoro, o dal b&n al colore. Nel fumetto ha inventato tutto George Herriman, si può dire.

La tua discussione l'ho letta tutta.
La festa di Bilbo è un prologo. Non puoi giudicare un libro dal prologo.
Ti faccio altri esempi:
Non puoi giudicare Akira con "è solo una storia di ragazzini in moto".
Non puoi giudicare Shining con "vabbè, ma c'è solo sta famiglia che va in un hotel."
In definitiva: non puoi ritenerti insoddisfatto da un primo capitolo quando devi ancora leggerne altri 11.

Poi, se vuoi sentirti raccontare Cappuccetto Rosso e tu dici "no, non mi piace" solo quando hai sentito "C'era una volta" allora è un problema tuo.

A mio parere dipende dal punto di vista analitico che si sceglie di adottare. Se per inizio del fumetto intendiamo l'inizio dell'editoria a fumetti, stringiamo il campo (ed è lecito e di buon senso). In realtà però il fumetto è sempre esistito (se lo intendiamo come narrare per immagini disegnate e sequenziali), e il fumetto "puro" (senza balloon) che qui si addita come rivoluzionario (perché forse nella congiuntura storica attuale lo è, non voglio entrare nello specifico) è molto meno puro di quello delle grotte di Chauvet, disegnato migliaia di anni fa da una popolazione preistorica. Loro lo hanno disegnato, però devo ammettere che in questo momento mi sfuggono il soggettista e lo sceneggiatore, anche se vi garantisco che il supervisore ce l'ho sulla punta della lingua.

Ok, esagero in "professorinismo a cazzo" e vi prego di bannarmi al più presto, però volevo sottolineare come in questi tempi velocissimi e magnificamente "instant" spesso ci si limiti a guardare "cosa è figo oggi, stamattina, davanti al caffé", tendendo istintivamente a resettare di continuo i propri background culturali, perché i propri gusti devono essere SOCIAL, e il social non è negli anni '30 o nel 25K avanti cristo, il SOCIAL è adesso. E badate, lo dico perché SUCCEDE A ME.

Ehi, ma stai scherzando, vero?

Quoto Joe Montero. Si può fare un commento sul numero uno di una saga di 2000 puntate, sempre che si analizzi quello in base a ciò che ci viene fornito in quel momento.
Del resto il parere è autorevole e ben esposto. Poi si può anche esser totalmente in disaccordo, ma non si può negare che si abbia il diritto, ed anche il dovere in un certo qual modo, di dire la propria opinione pure su un numero 0.

Ma qui non si sta parlando di una serie a struttura verticale.

Il buon giorno si vede (e si giudica) ANCHE dal mattino.

Se il mattino è grigio e nuvoloso, si ha tutto il diritto di temere una brutta giornata.

Non ne colgo la differenza. Joe sta analizzando il numero che ha fra le mani, fra l'altro dicendo che gli elementi incompleti che necessariamente l'opera svilupperà in seguito, non gli sono parsi introdotti parzialmente con la necessaria curiosità o desiderio di sviluppo che questo tipo di opera dovrebbe avere.
Potrebbe anche essere, e magari certamente sarà così, che in seguito la cosa si sviluppi meglio, ma Joe non sta giudicando "Orfani" nel suo complesso. Cosa che sarebbe impossibile, del resto.

Tu l'hai letto Dog?

Hai visto Cave of Forgotten Dreams, confessa (una delle migliori esperienze cinematografiche della mia vita, tra parentesi).

No. Non è tanto per il costo, quanto perché il tipo di opera non mi attira particolarmente.