il RRobe ha scritto:
No, spetta, mi spiego.
Se tu mi dici: i ragazzini non sono raccontati, io che ti posso dire? Nel senso, ho dedicato 600 pagine a quei ragazzini. Metà della serie. Ma non è una serie che si racconta in una storia. E' una storia che si racconta in 12 capitoli, tutti necessari. E questa è una delle cose più diverse delle altre mini Bonelli (ed è un punto di forza e di debolezza dell'intero progetto).
Sull'orso invece, per me hai ragione. Non è servito come dovrebbe. Ma il problema sta tutto in una vignetta che, se fosse stata pensata e realizzata in maniera differente, avrebbe dato un tono diverso alla scena (la prima vignetta in cui l'orso appare).
Nooooo! Voglio la versione BAO con l'orso "giusto"!
Sui ragazzini: non è tanto il fatto che non li racconti (sarebbe stata assai dura farlo in modo onesto nell'arco di un solo "mezzo" albo, anche se un minimo si poteva, IMHO, anticipare in suggestione), è che non mi hai messo la voglia che tu me li racconti. E' questo che ho criticato al pilot proprio nel suo essere apertura. E a pagina 50 non è che non ricordavo molto dei nomi perché non erano stati detti (e ripetuti), ma perché non c'era stato quel QUID che mi aveva spinto a "volerli" ricordare, quel ceffone narrativo (non per forza drastico come un ceffone), quello scarto che mettesse in automatico il mio cervello sull'opzione: "voglio sapere tutto!". Ripetendo un esempio già apportato pochi post fa, nell'incipit di C'era una volta il West appare Charles Bronson, per pochi secondi, pochi secondi sufficienti a eliminare per sempre da questa valle di lacrime Jack Elam e la sua cricca. Tutta l'apertura è dedicata all'attesa di questo personaggio, che arriva, ammazza e scompare in una dissolvenza incrociata. Leone ce lo descrive molto poco (ce lo denota fisicamente, ci informa che è un pistolero tosto con l'armonica e che non è in conti pari con tutti) però se il film fosse una serie e l'episodio finisse lì, sbaverei tutta la settimana non vedendo l'ora di capire chi era quel magnetico personaggio che mi si è stampato sulla retina in un paio di controcampi. Leone ha giocato sull'attesa, ci ha gasato così, ma credo (pur non sapendolo) che i modi siano infiniti.
Chiaramente si parla di soggettività, di opinioni (anche perché vedo che l'albo è piaciuto molto e la cosa, per svariati motivi, mi fa piacere), però io, come lettore, non ho ravvisato nelle sequenze dei bambini quell'attimo, quella sequenza, quello scambio di battute, di sguardi o che so io che mi fanno venire voglia di leggere dove andranno a finire i poveri orfani. Secondo me nella serializzazione con continuity (ma anche in una narrazione in genere) dare l'aggancio di attenzione che ti fa voltare pagina (o albo, in questo caso) è fondamentale (anche perché spesso ne escono sequenze memorabili). Non importa barare e truffare il lettore. Ma questo lo sai mooolto meglio di me, e ti ripeto che la mia è un'opinione personale. Ovviamente. Saluti.