Davvero interessante questa storia di
Marpyr Mystère… talmente abile nel suscitare il mio interesse, che
ho dovuto impiegare tre-giorni-tre per finirla, specialmente le prime oppiacee 60pp per cui sono state necessarie due distinte sedute di sbadigli pre-nanna
.
Anche l’editoriale non scherza, Brindisi (di gioja, pro-rinnovamento) a parte, perché è chiarissimo che Sclavi non voglia dire nulla di particolare tramite un certo politichese editoriale, senza specificare – da buon giallofilo? – i nomi di vittime, crimini e carnefici che hanno visto realizzarsi lo sfacelo dylaniato più recente, in cui il prezioso contributo del quadriennio gualdoniano è stato soltanto la goccia che fa detonare il vaso… da notte
.
Speriamo che il
Picconatore Recchioni ci vada giù duro nello sfaldare certe cattive abitudini e far cadere i castelli di cartongesso (alla
G. Mucciaccia) a cui è stata ridotta la struttura della testata.
Invece del piccone io mi accontento di prender il cucchiajo e spalare dal piatto la pietanza che ancora non mi è andata del tutto giù. Sempre meglio di un badile campestre per spargere concime naturale.
******SPOILER SPOILER
- SPOILER -
SPOLIER SPOILER
L’incipit claustrofobico
in medias res non è male, e soprattutto perché – cosa a me gradita, come stiloseria, ed abbastanza rara di questi tempi
– ritarda l’incombere del titolo troneggiante di qualche pagina dopo la prima. Non sarà originalissimo, ma il suo unico punto debole è una certa ridondanza di pensieri inutili che evidentemente risalgono al Gualdo-pensiero come impostazione per le storie.
Proprio perché in genere si sviluppano pensieri poco interessanti quando si è tumulati nel vano per il lancio dei siluri di un sommergibile, a decine di metri sotto il livello del mare… certe volte sarebbe meglio sorvolare… anzi subnuotare
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Mi aveva anche (inutilmente) fatto sperare in uno stimolante mescolamento delle carte tra realtà&fiction quando Dylan pensa di dover immaginare le scene che non ha visto (p. 7.iv) per una ricostruzione, ma si è rivelata una falsa intuizione, persa nella banalità del “passo indietro” dei vecchi romanzi (p.7.v).
Eccoci a passeggiare all’indietro dunque nella solita provincia sonnacchiosa, personaggi bonari quanto consumati, solite chiacchiere e sfottò da pub anglicizzato, ovvietà sull’orrore della guerra da tenere lontano dalla portata dei bambini, che sono già in guerra tra loro
.
In più qualche incoerenza di fondo, anche nell’ironia: Buddy e Freddy continuano a canzonare sbruffonescamente Dennis per la sua passione (e lavoro) sui libri… ma nel doppiopesismo generale si scordano che il loro compare di burle Jeff – lo sanno tutti in paese, persino Robin (p.28) – dispone in garage, per la sera, di una sua mega-biblioteca sotto il muso che puntualmente “consuma” in ampia libridine
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Dylan non oppone un granché di resistenza razionale al caso di sparizione raccontatogli da Robin, visto che gli basta un modestissimo accenno alla nebbia (p. 21.ii-iii) – rarissima a Starmouth, lo ripetono fino all’ossessiv-compulsivo – per fare le valige e scroccare una vacanza in bassa stagione con Groucho
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Molti si sono lamentati della sua presenza: per me è un bene che c’è, perché spezza fortutamente molta della monotonia dei dialoghi durante la trasferta, e vederlo partecipare anche come semplice spalla-sparabattute non è cosa ingiusta o gestita male, almeno qui. Non sarà sempre brillantissimo o sintonizzato sugli avvenimenti, e per finire si auto-esilia quasi del tutto tra pp. 46 e 74, ma non possiamo mica aspettarci sempre cose tipo
Il giorno del Licantropo E’ difficilissimo da gestire e qui
Mignacco fa molto meno peggio di altri, anche per il coraggio di impiegarlo che non è da tutti.
La nonnina reticente che s’improvvisa oracolo confuso ha il dovere di sguinzagliare al più presto i punti chiave della storia, altrimenti si rischiava la cronica carenza di indizi: eddaje quindi in una sola sfornata con spettri di guerra, ritornanti nazisti, mostri senz’anima, ma animati da buoni propositi, disumanità del superomismo, etc. (pp. 29-30).
Dylan ovviamente non coglie nulla, nemmeno a livello di curiosità, ma non perde occasione da buon assistente sociale di ricamare sul terribile psico-caso umano della vecchia, con una serietà non-richiesta assunta a posticceeria di bassa rango (p. 31.ii)
Strapensa un po’ troppo, vignetta per vignetta, il meccanico Jeff prima di farsi rapire: buonpernoi che in nazi-marinajo sia di poche parole ed ogni prova di dialogo finisca del tutto in fumo, di nebbia.
Quello che segue è una serie di sequenze di una lentezza sconfortante ed inconcludente, per quanto spesso molto brevi, di ripresa e rilancio, ma con pochissimo slancio
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A colazione gli incubi si dissolvono, Nonna Margie rinsavisce e fa i complimenti a Dylan-Fascinoso e Groucho-Irresistibile: sembra essersi ripresa dagli scompensi della sera prima… però continua ad insistere nella sua reticenza mysteriosa e Dylan-Sensibile non vuole infierire troppo sulla privacy di una nonnina dai ricordi In b/n, per quanto qualcuno ci stia rimettendo le penne in paese
.
Qualche domandina spenta in giro, la simpatia che non scatta coi compaesani, e poi “
accorrete-accorrete, maronna che guajo!” la nonnina ha lasciato in sospeso la potatura dei fiori e si è fatta un giretto per conto suo – necessarie perciò settordocimila specifiche per spiegare questo clamore abbastanza campato in aria, e di aria (p.46)
Un po’ più degna di nota, l’apparizione sulla scogliera del lupo(di mare) tra la nebbia, se non altro perché rimette in scena l’azione, illustrando la tranquillità di Nonna Margie e la sua convinzione sulla bontà del peloso pimpante amico di una volta… che dopo aver fissato tutti dall’abisso, lascia che sia l’abisso a scrutare i restanti,
pace Nietzsche.
Altro sbrodolamento in flashback a seguire (pp. 55-56), sulla promessa di raccontare qualcosa d’indiscreto dopo il mal di testa notturno – ho sentito scuse migliori, da una donna esperta… - e poi finalmente si arriva al clou dopo un faticoso inciampare in finti dirottamenti
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Molto buona la scena che mescola sogni, ricordi e re-staging del primo incontro tra Margareth e Kurt, proprio in punto di morte, alla finestra. Il cuore non regge come a 17 anni davanti a due omaccioni bestiali che si scannano per te, specie se il tuo salvatore ti dice che l’anima dei tuoi occhi non è mai cambiata e poi ti porta per mano verso una indefinita fuga d’amore, mai consumata
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Unico neo: Alessandrini abbonda un po’ troppo di gabbiani notturni, che sarà una specie di sua esclusiva conoscenza, anche se qui è scusato dal fatto che siamo a metà tra visione e suggestione, mentre per il resto dell’albo no.
Saranno vampiri anche loro? Alberto Angela ha già contattato il
National Geographic per uno speciale
.
Di ricucitura, e sghemba, le tavole smorte che seguono, tra brindisi per il funerale e ripresa delle indagini (pp. 68-71), ma nel cantiere malandato improvvisamente la lampadina dei tormentoni dell’ “horror” si accende in Dylan… probabilmente non alogena (p.75), perché da sola non può gettar luce su tutte le vicende ancora oscure e ci penserà il mega-spiegone che segue ad illuminarlo d’immenso in proposito
.
Razione doppia in questo caso perché in un primo momento (pp. 77-82) bisogna spiegare il motivo per la rimpatriata all’estero dei nazi-vampiri sul luogo del “relitto” (mancato) e su come abbiano passato questi 60 e passa anni abbordando e succhiando
infondoalamar come pirati dai denti aguzzi.
A seguire la seconda tranche di ricostruzione (pp. 84-89), quella che riguarda l’origine storica del malfattaccio, a ritroso fino alla riesumazione del Nosferatu di Murnau, il doppiogioco sporco di sangue dei nazi-gerarchi, l’ammutinamento revanchista, lo scontro fra titanici ululanti e lo sguardo di un’innocente che ti scioglie quel certo nonsoché
Onestamente, come in molti di numeri del
BVZM,
questa parte è quella più interessante e tiene insieme tutta la baracca dandogli non solo un senso, ma anche un appeal di tematiche ben cazzute e spunti affascinanti sparsi.
Poco sparsi però alla fine, perché tutti concentrati in una papello di informazioni a raffica, che invece potevano essere distribuite altrove ed in modo più sottilmente intrigante, senza il sacco che si svuota da sé perché forato dai suoi tessitori stessi
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Insomma dopo un modesto ed annacquato ribollire in pentola lungo circa 70pp, ecco tanta carne al fuoco in un solo enorme spiedo
fast-food, da mandar giù bollente e tutto in un bocc(al)one, ferro compreso.
Fachirico, no?
Anche perché, lo ripeto, il resto della storia è davvero un esile pretesto sciapito a questi retroscena corposi, soprattutto ripensando alle (poco interessanti) sparizioni dei 4 tipi, prelevati/arruolati soltanto in nome di una collaborazione non dovuta come meccanici navali part-time (?!), in soccorso al crucco in avaria. Mettere un triangolo luminoso su qualche boa poteva tornare più utile, l’ACI arriva dappertutto se paghi, anche nottetempo
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Qualcosina stonicchia ma non più di tanto, come la deontologia ipocrita dell’ “
ammazziamo solo gente brutta nell’oceano di cui nessuno sentirà la mancanza, mica come gli uragani, tsè” (p.79.v) o sul fatto che Nosferatu si avventi sui tipi senza tentare di schiavizzarli o renderli succubi del suo carisma attivo da Gran Maestro.
Ma qui la logica dei vampiri gioca più sulle dinamiche del branco (e relativi ribaltamenti o patti da imporre, per sopravvivere) che sul singolo leader principesco.
Sembra po’ tontolo il buon vecchio Warren che pensa di cavarci qualcosa di buono dalla ciurma zannuta – e non certo l’immortalità, senza pensione – scendendo a patti con loro da ex-Alleato a neo-alleato... ma poi si riscatterà con un piano di bontà machiavellica, in barba ai nazi (p. 94).
Poco chiaro anche il modo in cui un lupo-vampiro possa ucciderne un altro nella zuffa, o sul fatto che non possano sopravvivere senza ossigeno sul fondo del mare dopo l’esplosione, ma certe lacune sono davvero una manna quando escludono altre spiegazioni a ruota libera. E poi non siamo mica su
Dampyr Abbastanza scalcinata e
martin-mysteriana nel suo premere (quasi comicamente) il piede sull’acceleratore la conclusione verso l’ultimo sabotaggio, tiratissimo per capelli, ma senza piastra: qui Kurt-voltagabbana - complice l’ingegnerissimo Warren - pensa di farsi giustizia di ravvedimento per l’eternità, facendo saltare tutta la bagnarola all’aria, e preservando solo chi possiede ancora un briciolo d’umanità reale.
La fuga con tanto di colluttazione non si conclude dignitosamente, forse perché mancava
Java a menare come si deve la ciurma all’arrembaggio disperato
.
Appendice con cartolina da Starmouth, da aggiungere a quelle da Moonlight.
Fissando le nuvole si possono vedere facce da “sogno”, sperando che i gabbiani non ti rilascino qualche “incubo” in testa dopo la loro ultima puntata alla discarica vicine
.
*****Soggetto:
6 1/2In pratica non esiste fino ad oltre metà albo.
Poi mostra i muscoli ed il nerbo più succulento, ma ha il
difetto di dover condensarsi in una grossa ondata di informazioni e concause. Questa struttura, non a caso, ricalca molte delle storie concepite per
Martin Mystère, ma su Dylan rischia di girare a vuoto e sminuire la tensione delle precedenti 60pp pagine introduttive, lente e prolisse come non mai, fino all’imbarazzante, attorno al nulla cosmico che nasconde il colpaccio corposo della storia vera e propria
Peccato perché di idee buone e potenzialmente suggestive se ne sono viste, mentre i nazi-vampiri non erano ancora stati assoldati nel Dylan-universo.
Anche la
love-story sfumata nei ricordi di Margareth col gelido Capitan Findus dei Vampiri ha il suo perché, specialmente vista dalla parte di lui… che non fa promesse da marinajo, pare…
mein Leibling .
Sceneggiatura:
5 +Se la storia non decolla e rischia spesso di affondare, U-Boot compreso, per me le colpe derivano in gran parte proprio dalla sceneggiatura scoordinata nei due mega-blocchi che costituiscono l’albo
.
Troppo gracile ed a vuoto il primo, troppo denso e copro-le-falle il secondo. Troppe spiegazioni dettagliate per ricucire questo gap ed evitare contraddizioni o inverosimiglianze tra le due fasi, in sincope, una lentissma e l'altra a vortice.
Anche il fatto che il
titolo non c’entri un emerito fico secco (senza nozze) segnala qualche difficoltà di fondo
.
I personaggi sono meno stereotipati di quello che sembrano ed i dialoghi abbastanza a segno.
Dylan annusa e gironzola come suo solito. Coi vampiri sembra saperla lunga ma li sommerge di domande, neanche fosse un reporter. Solo che è molto più disteso, di un reporter, nonostante rischi la pellaccia
.
Come già detto, questo Groucho mi sta bene. A Londra le comparsate di questo genere se le può scordare
.
Disegni:
7 – –Alessandrini è questo in linea di massima, prendere o lasciare.
Io prendo e rilancio, perché il suo stile mi è sempre piaciuto e mi pare capiti qui proprio a fagiolo, in una storia che
Mignacco sforna in ottica ultra-mysteriana, cadenza per cadenza
.
La perfezione del dettaglio non gli compete, ed ogni tanto va di approssimazione in approssimazione, specialmente sui volti in primo piano, storti o strabici.
Bene le scene sulla scogliera o sulla spiaggia, gli interni del cantiere, e la vecchina-sfinge che sembra uscita da una carta dei tarocchi (p. 29.iv).
Non riesce a creare dei lupi da paura o dei vampiri che non sembrino caricaturali, ma quello non è suo il mestiere.
Per il resto funziona mystericamente a suo agio, con un Dylan che ogni tanto di profilo è identico a Martin se non fosse per il parrucchino nero
.
Copertina:
7 –Sarà una mia impressione, ma confrontando l’immagine digitale nella prima pagina di questo topic con quella della copia che ho sottomano
c’è qualcosa che non quadra, a livello di colori .
I dettagli della luna si vedono molto meno sul cartaceo ed il colore del prato è meno vivo. Vale anche per le vostre copie, o le tinte del mio display sono troppo sparate?
Nel complesso Stano qui mi delizia, prato smorto a parte. Bello il turbinare delle nuvole, come il gorgogliare del mare, a tocchi pieni e sentiti. La pelle verdastra di Dylan completa l’atmosfera spettrale.
In attesa del pop, per questa volta si assesta sul top, con un hop
.
****** Adesso vi lascio perché è stato avvistato al largo un materassino pieno di Socialisti-Vampiri di ritorno dall’esilio di Hammammet e dintorni. Dicono che anche loro di questi tempi meritano la grazia (eterna) dopo tutte le angherie che hanno dovuto passare nei loro resort 5 stelle-tutto-compreso.
Una leggina ad hoc li seppellirà… per quanto?
Preparo le corone d’aglio per la premiazione… non si sa mai.
ALOHA 20.000 LEGHE SOTTO I MARONI
n.b:
per le curiosità vi ho risparmiato un extra su un “quasi” errore nella storia. Per i più perditempo troverò spazio in un post a seguire. Minaccia…