DLIN-DLON.Supplenza del prof.
Ginapchi.rimatt ha scritto:
Però il "de" è una forma vecchiotta, non suona un granché bene. Un po' come "od" invece del semplice "o". Io ho sempre usato "di", o al massimo "della": per esempio, invece che "de
La divina commedia" scrivo "della
Divina commedia". Non me l'hanno mai corretto, quindi si vede che è accettabile.
Non è tanto un fatto di esser vecchiotta o meno.
Dipende da quanto "rispetto" si dà all'articolo che segue la preposizione prima del sostantivo, e se la sua soppressione potrebbe provocare bisticci, ambiguità o refusi...come potrebbe succedere per il quotidiano
La Repubblica che all'articolo ci tiene parecchio... non so quanto a quelli della Costituzione
.
In tempi passati, a dire il vero, c'era un "rispetto" lapidario(e filologico?) maggiore verso l'imprescindibilità dell'articolo per cui, appunto, "I Promessi Sposi" erano l'unico titolo concepibile per l'opera, e nessuno avrebbe osato far soccombere l'articolo in pegno alla comodità della preposizione articolata, più fluida e lineare, ma meno fedele al titolo ufficiale di stampa
Oggi è accettato più o meno di tutto (anche
"ma però" ultimamente) quindi diamoci sotto d'accetta a massacrare la lingua
La questione
o/od, come
e/ed o
a/ad è solo di carattere facoltativo ed eufonico.
Può piacere/servire metter le "d" davanti ad una vovale perché suona meglio, specialmente all'interno di componimenti poetici o per rimarcare un qualcosa di stilizzato.
Tutte le case editrici però ne sconsigliano altamente il suo uso, se non in caso di doppia identitià in combinazione, cioè "o" seguita da "o" ( "
od ostacolare" è preferibile a "
o ostacolare"). E questo vale anche per
ed o
ad.
Non datemi del parruccone, perché la capigliatura argentata è tutta naturale.
E non deriva dall'età
.
Il preside, lui sì che porta uno scojattolo morto sulla zucca, di pessima fattura tra l'altro.
ALOHA SENSEI ANTONIO CONTE