Cravenroad7

Pensavo di esser la sola che reputasse sto doppione pesante come un brodo fatto con gli avanzi del cotechino.
Meno male che Altair c'è...

Sto allegra, scusate...

Neanch'io ho mai digerito questa storia: in sé è bella e ottimamente sceneggiata, ma maltratta il personaggio in maniera terribile. Un bel what if e nulla più.

Allora siamo in tre a distruggere, in parte, questo Barbato mattone !

Io non lo distruggerei, ma lo aggirerei... con neanche tanti rimpianti .

Di essere scritta bene è scritta bene, soprattuto la prima parte più vispa (il n°241), ma poi diventa un drammone zombo-romanzesco abbastanza pretenzioso, non solo verso il passato di Dylan, ma anche verso le svolte da dare al suo futuro... - ignorate dai più, tra l'altro.
Troppi ingredienti e mostrisacri messi assieme per voler sboccare verso un qualcosa di... deludente, alla fine.

A livello di celebrativi di stampo familiare, sempre per parlare di Paola-pensiero, ho decisamente preferito Il Numero Duecento nonostante tutte le polemiche che si è tirato dietro.

ALOHA IN THE NAME OF LOVE, ONE MORE...

Quello era un'altra spiegazio/barbatO-O raccapricciante. Ma, ne convengo, aveva ritmo e trovate.
Questa no. E' x questo che adoro il Numero 300...

Anch'io preferisco il 300, a conti fatti non pretenzioso e rispettoso del passato di Dylan. Si limita a celebrare (e questo è anche il suo limite), ma preferisco così.

Peccato che il 300 in fondo non racconti nulla, vi pare?

Meglio non raccontare nulla, che spiattellare discorsoni da un mazzo taroccato di carte confuse... quando non posticce .

Il problema dei celebrativi è molto complesso... perché quando sono costretti a raccontare (forzatamente?) dei restroscena sull'arco biografico di Dylan, si prendono dei rischi mostruosi di incoerenza, spersonalizzazione, e stumentalizzazione del personaggio verso un sensazionalismo a ritroso - al limite del leggendario - che di norma non gli compete.
Se poi questo si traduce di melodrammone in melodrammone, è logico che molti lettori abbiano da scuotere la testa

La cosa che più m'incuriosisce è l'apporto di Sclavi a questa roba, fino a che punto l'approvi (rassegnato?), cosa abbia suggerito, quanto se ne sia lavato le mani sulla fiducia, se abbia intravisto un personaggio non più suo...

Per chiudere provo a fare una mia classifica dei celebrativi, dicendo che non amo a priori Dylan a colori sulla serie regolare, e che prima di celebrare voglio un invito scritto per me e la mia accompagnatrice.
La cravatta non la metto, i cottillon sì

1) Finché morte non vi separi *** 1/2
2) Il Numero Duecento ***
3) Ritratto di Famiglia ** 1/2
4) Xabaras ! ** (lo divido dalla seconda parte, perché qualcosa d'interessante sembrava avercelo)
5) La Storia di Dylan Dog **
6) Nel nome del padre * 1/2

ALOHA TO THE PARTY

Ricordo che in un'intervista Sclavi disse che era contrario a svelare il passato del personaggio, ma che si sentì in qualche misura obbligato a farlo.

Infatti. Il suo scopo non era quello di raccontare. X quello che questo doppio, che cmq alla fine, non dice niente pure questo, spiattellandoci la solita storia di Xabaras padre di Dylan cattivone con la lacrimuccia pendula e il cuore di pasta frolla.

In assoluto i due albi di Dylan Dog che più detesto.

Attenzione: il seguente è un commento colmo di netta soggettività, nessun braccobaldismo di sorta


La prima lettura mi è rimasta impressa: 8 anni fa, Sicilia. Quando vado a comprare la seconda parte, sfogliandola, ho un'espressione tanto incazzata che l'edicolante pensa io sia un qualche tossico in vena di fare casino (testuali parole, più o meno)

Le letture successive (due, per vedere se forse ero stato troppo avventato) non hanno fatto altro che peggiorare il mio rapporto con questa coppia: uno schifo puro, tipo una scatarrata di tabacco che non vuole uscire.

Un delirio fantasy con l'accozzaglia di millemila personaggi buttati nel calderone completamente a cazzo (si, la spiegazione c'è e ben descritta, ok, come in un episodio di Battlestar Galactica, Fringe o amenità simili), l'orrida sensazione del celebrativo "forzato" (che per la verità trovo anche nel numero 100 e compagnia cantante, ma MAI a questi livelli)

Un impiastramento della figura di Xabaras, qui assurto all'ambito ruolo di Nonno Libero, una macchia nello splendido ricordo di quel capolavoro di Cagliostro! e Cagliostro stesso che si rivela una sorta di versione seriosa di Mordicchio (Futurama), recuperando i cocci di una storia che, come se non bastasse, non cambia na ceppa. Escludendo l' "abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene" tra padre e figlio, molto Sei forte papà

1, per me, è dire tanto

Se non altro le copertine mi piacciono molto, ecco.

Quoto quasi tutto, Fringe a parte.
Numero scritto da sua maestà Paola Barbato, papessa intoccabile che sforna qui una storia indigeribile ( con l'aggravante di esser pure doppia e annunciata da fanfare squillanti di araldi angelici ), che non cambia nulla, che dice nulla, che è avvilente ed irritante.
Mi ricorda qualcosa...

Vale un po' quanto detto per "Xabaras!".Bello l'effetto nostalgia,bene il ritorno di alcuni personaggi,lettura resa piacevole da questi elementi e incuriosiscono i risvolti sul passato del personaggio.Che poi pero' a conti fatti,se parliamo di sostanza e' quello che principalmente non funziona.Le premesse della prima parte qui trovano poco riscontro,anche perche' bisogna arrivare al traguardo e per farlo la Barbato,comunque brillante nella costruzione narrativa e nei dialoghi...e' meno in linea rispetto alla nostro usuale visione delle cose riguardo la celebrazione,prima di tutto...e la "nuova dimensione" da dare al personaggio.Con il senno di poi,quanto ha pesato nell'economia della narrazione e del personaggio l'aver svelato il passato del protagonista?...quanto ha inciso?...e se dicessimo che potrebbe essere considerato quasi come uno dei possibili passati e di conseguenza,dei possibili futuri?
Perche' alla fine della fiera,non mi pare che abbia sconvolto piu' di tanto le cose.Probabilmente "troppe note" si sarebbe detto in un famoso film,che pero' portano a un risultato abbastanza scarno e con qualche pretesa di troppo.

in nome del padre
dopo diversi anni, confermo le mie prime sensazioni a caldo... storia ben fatta che, però, mi lascia abbastanza freddo... ma era già così con il numero 100... del passato di dylan non me ne è mai fregato nulla... è una barbato svuotata... la si riconosce solo per il ruolo assegnato alla povera kim, maltrattata, trascurata nel melodrammatico finale in cui dylan ha pensieri solo per il "padre" le viene concessa almeno una bella scena di sesso, da ricordare visto che si tratta di un evento in una storia della barbato
e tra caldo e freddo, forse si può arrivare a tiepido... buoni i testi (scorrevoli), più che buoni i disegni, con qualche chicca disgustosa (le operazioni a cuore aperto, xabaras che mangia un criceto vivo), mentre l'inframezzo rusticano pare una scena quasi fantozziana, quella dello sfilatino di abatantuono
simpatica l'idea delle copertine che si completano a vicenda

voto 7+