Direi uno dei peggiori CF mai visti, che ne combina quasi di tutti i colori pur di non piacere
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Degne di nota, ma senza voler dire granché d’interessante, solo la prima e l’ultima storia, per quanto una pecchi di troppo didascalismo e l’altra, al contrario, si voglia fare troppo apologo esistenziale.
I disegni salvano gran parte della baracca, a parte Catacchio che deve aver avuto un blocco grafico niente male confondendo Dylan per un bambolotto di plastica sfatta
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Speriamo sia l’ultimo
made-in-Gualdo perché i sintomi del tracollo sono belli che evidenti, anche per una testata che doveva offrire il meglio della dylan-produzione, specialmente in senso “alternativo”.
Sotto col primo tempo:
SPOILERSPOILERSPOILERSPOILERPER IL VERSO SBAGLIATOTesti 6 ½ Disegni&Colori 6 ½ Una storia semplicesemplice d’ambientazione para-scolastica e pre-adolescenziale, con indagine-lampo a margine, senza prenderti per il verso “sbagliato”… dalle retrovie
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Forse concedere al moccioso mutante sia il potere della telecinesi che quello della pre-veggenza è un po’ troppo… ed a conti fatti neanche lui regge molto il peso di questa “abbondante” diversità .
Non trasuda nessun senso di angoscia o di torbidume, ma in fondo ricalca le conseguenze di una cottarella (incomunicabile) tra “diversi” che si fa fatale sacrificio in beffa alla Mietitrice. Gli stereo-tipi in low-fi della classe vanno bene perché di fatto i giovincelli tendono ad amalgamarsi coesi pure nelle fessate che dicono/fanno, ed il Professor Perkins non può che essere un burbero bacchettone in quelle circostanze
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Evitabile la scena delle stigmate, anche perché Cossu non sa dargli nessun effetto pathos, mentre spero che l’intera sceneggiatura non sia stata troppo forzata/condizionata per far coincidere, circolarmente, la citazione d’apertura di Baudelaire con la chiusura fantasmatica.
Il Conte Ugolino si salva dal girone infernale dei traditori della testata con una prova sopra la sua media, molto ajutata dai colori (placidamente azzeccati) che rendono più gradevole la sua media mosceria. Coi ragazzetti ci ha sempre saputo fare…
OUROBOROSS Testi:
4 Disegni&Colori :
7 ½ Se questi sono i frutti della prodigiosa scuola (di pensiero?) gualdoniana, meglio tagliare l’albero alle radici prima che contamini il resto del campo…o qualcuno ci si appenda
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Era proprio necessario dargli quest’opportunità? E Lucarelli non farebbe meglio ad occuparsi delle cialtronate dell’ispettore Coliandro, lasciando in pace Dylan?
E' il serpente che si morde la coda perché qualcuno ci ha spruzzato dell'aceto balsamico sopra.
Almeno avessero scritto qualcosa di diverso dalla media… ed invece abbiamo qui tre giovani teste (poco)pensanti intente a gigioneggiarsi frullando una serie strabusati ingredienti dylaneschi della peggiore tradizione.
Incolpare la stampa scandalistica inglese per un conio tipo “La Lampreda”, non mi sembra un alibi credibile. Anche l’istituto R.E.M. – che nel frattempo si sono sciolti… dalla commozione, per la citazione
- è una pacchianata bell&buona buttata lì per chissaquale falsa pista da annusare (o tirare).
Pessima anche la serie di incubi che dovrebbero allarmare/instradare Dylan, mentre in realtà lo confondono ancora di più, visto che era già da tempo sul caso per conto suo (pp. 49-50), con tanto di dossier, e quindi tutta la manfrina dell’assunzione (in terra) ad opera della Morte crolla miseramente.
Puerile la scena del sotterraneo misterioso, come tardo-infantile il ricorso alla Solita Signora per render un po’ più pepato lo scontro finale. Spero sincermente che diventi un
trademark a breve così certi autori dovranno pensarci otto volte prima di utilizzarLa per le loro storielle pagandoLa cara… a rate, con un anticipo sulla propria dipartita, nel caso.
Salvabile solo qualche accenno all’ironia su internet e la scanzonaggine propria della Morte. Mordecai rimpiange.
Rinaldi in palla se non grandioso, nonostante il colore che non valorizza il suo tratteggio.
Va dato atto comunque all’Overdrive di essersi ben “concentrati” [
i jojo-isti capiranno] sulle tavole più corpose di Rinaldi per valorizzarle a tinte forti. Le scene a colori di pioggia e dello scontro finale sono davvero riuscite. Meno quelle intermedie della pseudo-indagine, che pajono un po’ tirate vie (pp. 49-53).
OCHO ALLA LAMPREDA CHE E’ IN TUTTI NOI