Nella mia rilettura della serie (grazie ai volumi di Repubblica), in questa tiepida serata autunnale mi sono imbattuto ne "Il lungo addio" e mi son reso conto che non l'ho mai votato e né tantomeno commentato (a proposito Spiaggia, purtroppo il colore, in questo caso, è a parer mio una mazzata: il punto forza dell'originale erano le mezze tinte e lo sfumato che come vecchie foto ti riportavano in quel passato raccontato e con la policromia tutto questo si va a farsi benedire)
Ho votato ottimo perché "Il lungo addio" è Dylan Dog molto più di un "Killer!" o "Jekyll!" (per dirne due brevi e sclaviane). Non c'è l'orrore disegnato ma cosa c'è di più orrendo del tempo che passa e degli anni adolescenziali? Sclavi lo dice chiaramente nella superba scena del treno. Forse l'orrore più grande non è una testa mozzata, esperienza orribile per i pochi che la vivono o vedono, ma piuttosto le lancette dell'orologio che inesorabilmente trascorrono veloci e che riguardano tutti noi, nessuno escluso. Il Lungo addio è un inno all'amore. Quello più puro (perché adolescenziale), più vero (perché passionale senza mezze misure), più innocente (perché è il primo e ignora le sofferenze che questo stesso sentimento porta). E' un lungo viaggio verso i desideri più reconditi di ciò che poteva essere e che non è mai stato e che mai sarà (Ormai non c'è più tempo mio caro Dylan, non si torna indietro). E' un viaggio verso i rimpianti, le speranze, i desideri per ricevere un semplice "si, anch'io" a due parole - Ti Amo - che valgono più di mille discorsi. Il Lungo addio è anche un viaggio nel passato per chi lo legge. Un tuffo nel mare dei ricordi che spesso si tenta di celare ma che sta sempre lì nel cuore e nella mente di ognuno di noi. Tutti abbiamo avuto la nostra Marina. O il nostro povero Dylan. Le nostre gite fuori città. Le nostre sedute al bar a scherzare e pizzicarci per stuzzicare il nostro orgoglio. Nei nostri cammini tutti abbiamo avuto a che fare con un Robby che ce la portava via o semplicemente ci faceva morire di gelosia. Nei nostri ricordi tutti abbiamo soli al tramonto giganteschi di rosso fuoco in scenari hollywoodiani e lune enormi che come compagne ci spingevano tra le braccia e le labbra del nostro desiderio. Perché il ricordo ti cattura l'attimo. Forse come lo volevi. O come volevi che fosse stato. Ma che forse non era altro che un sogno di un ricordo e la realtà era ben altra cosa. Sclavi ci prende per mano e ci fa viaggiare nei suoi sentimenti, in quelli di Marcheselli e, senza che lo sappiamo, in quelli nostri. Il Lungo Addio è Marina. Il personaggio femminile più incisivo di 27 anni di storie e donne. Il personaggio femminile che ha un carattere forte, ben definito. La si ama. La si odia. La si compatisce. La si desidera. E' viva. E' donna. La rappresentazione tipica delle contraddizioni femminili. Che noi uomini tanto odiamo e tanto adoriamo. Ma che in ogni caso non possiamo farne a meno. Marina forse era il vero personaggio femminile all'altezza del Nostro ed è per questo che non c'è. E non ci sarà mai. Perché Dylan non sarebbe stato quel che è se con lei fosse andata diversamente. Il Lungo Addio è l'apice del Dylan più intimo e personale. Difficilmente si ritornerà a quel livello. Ma son contento che l'abbiamo toccato, perché ogni pagina trasuda poesia e difficilmente un fumetto, al livello mondiale, riesce a contenere in 94 tavole tali e tanti messaggi ed emozioni con l'armonia che contraddistingue questo numero. L'abbiamo toccato solo una volta, dicevo, ma - Dio Mio! - è accaduto all'interno della mia serie preferita. E ne fa parte. Come essa stessa fa parte di me. Grazie Tiziano. Grazie Mauro. Grazie Carlo.
_________________ "Sono gli anni, i mostri ... gli anni che passano ... "
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