Cravenroad7

E' forse perchè non hai saputo ottimizzarla la tua solitudine.

la solitudine di coppia sì, l'eden..

Più che altro egotista, se messa in questi termini.
E comunque spesso la (propria) libertà, di riflesso, può essere una solitudine imposta da altri, uno sconfinamento nell'indifferenza generale.
Non credo che il topo sclaviano ambisse a suggerire questo, per quanto fuori dal branco della propria fogna.

LONE ALOHA

a me piace esser da sola. mi piace annegare nella solitudine e piangere della solitudine. mi piace il silenzio pensate della solitudine rispetto alla chiacchiere vuote delle persone decerebrate, empie di cattiveria, di pietà, di odio, di ignoranza.
mi piace la solitudine che annega in un bicchiere colmo di whisky o di birra o meglio di tutte e due. tanto la felicità non esiste e la sola libertà è quella del proprio pensiero.

direi il contrario
voglio dire, nei miei momenti di solitudine mi è capitato di fare tantissimi ragionamenti (alcuni interessanti, altri meno), ma ogni volta mi sono reso conto che non servivano a niente, se poi non avevo qualcuno con cui parlarne, con cui condividerli
quindi, se devo migliorarmi stando da solo va bene, ma quello che ne ho ricavato devo poi distribuirlo a chi mi circonda, perchè c'è altra gente che potrebbe averne beneficio, in un modo o nell'altro



precisazione assolutamente necessaria, grazie



e qui mi permetto di dissentire, su tutta la linea

Esiste la felicità dell'orgasmo, della sbronza, del quadro finito, della visita di un amico/amica...
Non la felicità assoluta, per me.

Ultimo grande capolavoro apparso su Dylan che potrebbe benissimo stare al pari di alcuni grandi classici. Potrebbe anche stare in una mia eventuale top10, addirittura.

Concordo, Ezekiel

..ad..dirittura....d'arrivo ?

La vera libertà sta nell'essere in due (cit.). La condivisione è tutto, nell'illusione che la tua esperienza sopravviva a te stesso. Ma è la comunione di esperienze a rendere reale l'esperienza stessa. Il contrario è verità quanto mistificazione del vero, una bolla tenue e morbida quanto dura da scalfire. Vabbè, a chi voglio darla a bere.. non ci crede nessuno. L'autodistruzione può essere una cura o quantomeno una porta laterale verso la via di uscita che evita tanta, troppa folla..

Riletta proprio stamattina. Storia notevolissima di Medda, decisamente superiore, imho, alla Saggezza dei Morti tanto cara a Kramer. Laddove nel #222 il messaggio era veicolato in modo didascalico e forse troppo palese, qui, almeno fino al finale, abbiamo un ricorso a un simbolismo che non si vedeva addirittura dai tempi (eh già) del fu Sclavi. Malessere interiore sublimato e attualizzato. Stano si rivela fondamentale per illustrare quest'albo che parla più per immagini che per dialoghi, contribuendo a creare un'atmosfera straniante per il lettore, quasi apocalittica considerato il contesto.
Ottimo.

la saggezza è una storia ancora più classica e "terra terra" di questo ospite, è vero.

Ripensando a questa claustro-storia... mi è venuta in mente la rivisitazione - parecchio dignitosa - del tema dell' essere/malessere (di vivere) riproposta da Ruju in Paranoja.
Forse è l'ultima storia decente che abbia letto in un Maxi, ed infatti risaliva a tempo addietro rispetto alla data di pubblicazione

ALOHA BARBITURICI

Va be', siamo comunque ai massimi livelli. Medda lo apprezzavo già da tempo, ma è stata proprio La saggezza dei morti ad aprirmi definitivamente gli occhi su QUANTO fosse grande quest'autore: una storia che, nella sua semplicità, è perfetta, sia come albo a se stante sia come esempio di ciò che Dylan dovrebbe essere sempre.