Storia gualdoniana non ignobile quanto
Blacky (perlomeno non ci sono incongruenze e assurdità a ogni piè sospinto), ma nel complesso siamo nella routine più vieta.
seguono
S
P
O
I
L
E
R
L'imperativo categorico di Gualdoni (sia come sceneggiatore che come supervisore) sembra uno solo: "troncare, sopire".
Anche quando gli spunti per una storia particolarmente vivace abbondano, la sua principale preoccupazione è evitare ogni possibile scossone. Così la vicenda scorre liscia e placida come acqua di sorgente, generando inevitabilmente noia.
Dylan apatico e semi-imbambolato. Personaggi secondari con lo spessore di un foglio di carta velina. Un paio di goticismi e di schizzi di sangue, giusto per dare l'illusione (solo l'illusione) dell'horror. Trama gialla prevedibile oltre ogni dire.
Non ci sono tonfi, ma nemmeno guizzi. Non un personaggio che resti nella memoria (il solito matto che tutto sa e nessuno ascolta avrebbe del potenziale, ma non esce dal clichè). Troppe situazioni sono riciclate da vecchi albi decisamente migliori e più vivaci.
Groucho è finalmente qualcosa di più di una tappezzeria, ma le sue battute sono quasi tutte stantie.
L'ispettore sosia di Bloch incuriosisce, ma è solo uno spunto e la sceneggiatura non sa svilupparlo.
Lettura da spiaggia, insomma. Dimenticabilissima. Passa persino la voglia di darle un voto.
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Domanda: ma davvero in redazione pensavano che questo genere di storie soporifere appassionasse gli adolescenti attuali?! Quelli che al momento vanno a riempire le sale per vedere
World War Z?!?!
In tutta franchezza, credo che il target sia piuttosto il pubblico di
Don Matteo!!!
Il guaio è che il pubblico di Don Matteo NON legge fumetti. E se anche un giorno decidesse di farlo, ben difficilmente sceglierà proprio Dylan Dog.
Dev'essere per questo che le vendite continuano a calare...