Cravenroad7

Credo che il problema reale iè che si è persa la percezione della realtà.
L'errore più comune è pensare che Internet sia lo "specchio della vita". Ciò accade anche con la televisione, ma mentre per "manipolare" i media ci vogliono poteri forti per manipolare "l'opinione" di internet ci vuole molto ma molto poco, solo un po di tempo e poco scrupolo...
Mettiamo ad esempio che un disegnatore emergente volesse far sembrare di essere "un genio", come può fare?
Be, per prima cosa si apre un blog, dove comincia a postare i propri lavori su cui scrivere e seguire altri blog che a contraccambieranno le loro visite. Poi potrebbe ad esempio scrivere qualche articolo su un sito di fumetti ( magari a nome di qualche amico o parente ) -- è noto che molti siti di fumetti sono alla ricerca di articolisti ( NON giornalisti) che lo fanno gratis... per poi pubblicizzarsi i propri lavori...
...aizzare l'opinione pubblica creando delle polemiche ad hoc, per riceverne della pubblicità indiretta...
...partecipare su facebook ( a nome suo e utenti fake ) alle varie discussioni....parlando di se...
...iscriversi ai forum ( a nome suo e utenti fake ) per generare discussioni che poi porterebbero a "dare valore" al lavoro del disegnatore d cui sopra....
..ora a questo punto il nome di quel disegnatore comincerebbe a girare e tantissime persone "avendo letto" che quel disegnatore è "un genio" si accoderanno al giudizio ( l'italiano medio è cosi ).
A quel punto NON è più importante il lavoro svolto da quell artista in se ma è importante il "procvesso mediatico" che ha generato.
Ora questo artista è su internet se ne parla, quindi, come dicevo sopra l'editore pensa che anche il potenziale lettore è quell'utente di internet, fa due piu due e pensa ( anche se non lo comprende a fondo) che quel disegnatore è un genio e lo pubblica.
Ora il problema è un altro:
Il lettore vero, quello che non va su internet (perche lo smanettone di internet se lo scarica il fumetto ... non se lo compra ), che materialmente deve comrare il fumetto... di un numero di quel disegnatore, quante copie ne potrà comprare?
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... togliendo i fake e quelli che "si accodano"" su internet, quanti lettori veri ci sono in rete?
Cosi ( in generale ) il fumetto morirà prima del previsto, perchè quel disegnatore "genio" venuto da una realtà distorta che è quella di internet SICURAMENTE non venderà come quell artista venuto dalla vera meritocrazia ed approvazione tangibile del lettore medio.

ps NON è un attacco a nessuno... volevo solo esprimere un disagio dei tempi moderni...

http://www.chomsky.info/

Excusatio non petita, accusatio manifesta, Poldino.

Forse sono io malfidente, ma dopo 0,02 secondi che stavo leggendo il tuo post mi è venuto in mente un certo autore.

E chi è?

Vent'anni di carriera ma io pubblico per il blog.
Madonna santa.

Amen. Se così sarà il fumetto chiuderà i battenti e tanti saluti.
Nel frattempo non capisco come (anzi più che come, perchè) si possa continuare a criticare a priori qualcosa che non si è ancora visto/letto.
Sul discorso dei primi 100 numeri e sul Dylan degli anni 80-90 e qui mi riferisco a Gabriele.. anch'io ci sono affezionatissimo e quando ne ho nostalgia mi basta rileggerli e sono contento. Punto. E' una mera utopia pensare che un fumetto possa sempre rimanere uguale a se stesso per 30 anni e anche se lo facesse non sarebbe necessariamente un bene.

A parte che se fosse come ha detto Poldino, almeno tutto così semplice, allora mi ci metto io pure a diventare famosa come "genio", quoto l'intervento di Altair. Stiamo parlando del processo alle intenzioni.
Cioè vi rendete conto che stiamo criticando un autore per ciò che farà fra 2 anni ??
Siamo al ridicolo, mi spiace.
Che poi un atteggiamento come questo la fa fuggire la gente, non l'attira.
Se ci si mette di fronte ad un fuoco incrociato come questo, allora chi avrà il coraggio di fare dei cambiamenti in DyD ?

Tranquilla Dogares.
Ho visto di meglio in quanto a peggio.

@ poldino
premesso che non ho capito perchè stessi quotando rimatt che non difendeva recchioni, ma si limitava a dire che nel criticare recchioni o chiunque altro bisogna evitare di usare toni aggressivi,

posso pure concordare che un autore che sa autopromuoversi avrà più chances di un autore ugualmente bravo ma che non sa vendersi, ma davvero pensi che poi si possa andare avanti solo coll'autopromozione? alla fine il lettore quelle storie le legge e le valuta, che sia un lettore internettiano o un lettore che usa il pallottoliere per contare alla fine cambia poco: una storia piace se piace, non se crea hype su internet. a sentire te chi ha una connessione internet è un deficiente che giudica in base alla quantità di likes su fb dell'autore.
Io tutta sta spaccatura fra internet e mondo reale non la vedo, i lettori internettiani magari approfondiscono di più, ma le vendite di dylan sono calate in contemporanea col calo di gradimento dei fan su internet, e i commenti che sento dai lettori occasionali sono gli stessi che sento qui: "prima era bello, ormai non lo leggo più, continuo a comprarli solo perchè mi dispiace interrompere la collezione", magari non sanno chi è sclavie chi è chiaverotti, ma la sostanza è la stessa.


Tralasciando il fatto che finora l'autopromozione dei vari autori si è svolta con mezzi leciti, mentre a usare account fittizi e polemiche montate ad arte guarda caso son sempre stati i troll, solo su questo forum non ricordo più quanti account multipli avessero quei deficenti che perseguitavano la barbato.

Segnalo questa intervista a Paolo Martinello:

http://www.postcardcult.com/articolo.as ... sezione=11

Ma in effetti io non ho capito dove vuole andare a parare il discorso di poldino: perchè prima tira in ballo i presunti autori chiacchieroni del web, come se riuscissero a ingannare il mondo e addirittura a inquinare i giudizi delle testate con le loro subdole mosse pubblicitarie, ma con l'ultima frase dice che questi autori non sopravviverannno come un autore che viene dalla meritocrazia.
Cioè, se il messaggio è "ci sono un sacco di autori fasulli che si fanno pubblicità sul web ma sono destinati a durare poco", non mi sembra granchè come "disagio dei tempi moderni".

Io non so se si tratti di abile autopromozione, ed è comunque troppo presto per giudicare le storie. Ma una cosa la voglio dire, da non-lettore di Dylan Dog da almeno 5 anni e da non-fan e non-oppositore di Recchioni (autore di cui ho semplicemente una conoscenza troppo limitata per esprimere giudizi):
penso che il tipo di direzione che si intende imprimere, sia da un punto di vista artistico che editoriale, sia entusiasmante. A dir poco.

Ecco cosa succede quando si lascia spazio ad autori/curatori giovani e indubbiamente intelligenti. Questo rilancio assomiglia a certi reboot fatti nell'ambito dei comics americani, come nella Marvel di Joe Quesada, anche se un termine di paragone più consono sarebbe il recente rinnovamento da parte di Eric Stephenson della Image comics, la casa editrice americana attualmente più ricca di talenti e spazi creativi. Si dica quello che si vuole di Recchioni, ma per quanto mi riguarda sta premendo tutti - e intendo proprio tutti - i tasti giusti, sia nella comunicazione con il pubblico (non ditemi che la vignetta "Men At Work" non è divertente), sia nel tipo di approccio narrativo. Certe anticipazioni nelle interviste sono da leccarsi i baffi.

Aggiungo, anche se forse è stata solamente una coincidenza fortunata e non il primissimo frutto della nuova gestione: da quanto tempo Ambrosini mancava dalla serie regolare?

Questo tipo di rilanci avvengono anche troppo raramente; mi auguro anzi di tutto cuore che altri personaggi non solo Bonelli seguano l'esempio.

Quoto anche se Dyd era il personaggio che ne aveva più bisogno di un rilancio (o un ritorno alle origini). Nessun personaggio bonelli era stato snaturato così tanto come lo è stato lui in questi anni

Ma 'nzomma.
Il cosiddetto "rilancio" con lieve re-boot di Nathan Never dell'ultimo anno ha lasciato molti perplessi, per usare un eufemismo .
Dipende sempre da quali idee si hanno e da che linea editoriale si vuole imprimere per provare la svolta... perché in certi casi questa svolta può portare ad una curva cieca ed un bel frontale (di fesserie) .

Io sul RRobe, senza essere un fanboy o una groupie dell'ultim'ora, nutro parecchia fiducia, non tanto per le dichiarazioni d'intenti, quanto per la caratura/libertà degli autori che ha deciso di riesumare dall'esilio.
E poi le sue capacità comunicative serviranno proprio ad interagire con questi autori, in uno scambio cross-fertilizzante, per un progetto comune che non sacrifica il singolo .

Certo che aspettare fino al 2015...
(anno in cui dovrebbe comparire anche la nuova Chiave-serie)
Magari sarà davvero l'anno del Second Impact [v.mio avatar]
E saranno oceani di sangue per tutti .

ALOHA SEELE

Confesso di non saperne praticamente nulla. Ma in realtà pensavo ad altri personaggi e altre case editrici (per dire: Alan Ford... Sì, lo so che in quel caso gli ostacoli a eventuali rilanci sono di tutt'altra natura).
In ogni caso, quando un personaggio arriva a un punto di stallo, tendenzialmente sono sempre più favorevole a un rinnovo che a una restaurazione (chiaramente bisogna poi vedere caso per caso). Ci sono fumetti così strettamente dipendenti dal contesto sociale e culturale in cui sono stati concepiti (Dylan compreso) che per loro la vera trappola è la nostalgia, non la novità.

Questo è vero fino ad un certo punto, tuttavia.

Io non credo che Dylan sia vittima di un incastramento socio-culturale ben definito, come personaggio.
L'orrore che Sclavi aveva in mente nell' '86 è un orrore senza tempo, che non pecca d'ingenuità neanche a distanza di quasi 30anni.
Anche tutto il contesto in cui è inserito il personaggio mi pare meno definito di quello che può sembrare inizialmente: Dylan può muoversi a cavallo di quasi un trentennio e non sentirne le conseguenze, tanto la sua Londra è imprecisa(ta)mente sempre quella, ed il suo rapporto con il progresso storico degli anni si è limitato (nel caso) a qualche osservazione nonnesca sui telefonini diabolici o a forzature a-storiche come la pena di morte in Ossessione.

La "trappola della nostalgia", come tu la definisci, è nei lettori più che altro... soprattutto in quei lettori scalmanati che nel frattempo sono diventati pure autori o peggio ancora curatori della testata ....
...ed hanno pensato di sciorinare un Dylan ultra-cristallizzato nei suoi cliché imparati a menadito per accomodarsi su una familiarità complice col personaggio, sforando quasi nel vuoto enciclopedismo... "Dylan è così, farebbe così, nel numero XXX davanti ad una situazione simile si comporto così..."

Questa assuefazione alla memoria di quello che "dovrebbe essere" ha portato al ristagnamento delle idee ed un'esclusione selvaggia di quelle idee che potevano tenere in vita la testata .
Il paradosso è che aderendo così tanto ai cliché si finisce per tradire proprio lo spirito guida del persanaggio, rendendolo il surrogato sempre più insapore di quello che non sarà più - per varie necessità.

ALOHA CANAGLIA (ma senza nostalgia)