Cià raga, come vi tira la scuffia?
A me tira verso lo sprofondo, ma se non altro non ero impreparato ed è andata meno peggio del previsto con l’albo (ed il mostro) del mese. Fortunatamente ci è stata risparmiata l’illusione del titolo provvisorio ad effetto [i.e.
Patto di sangue] per piombarci immediatamente nell’atmosfera ccciovanilistica a cui strizza l’occhio, il naso e la bocca – storta – tutta la storiella in questione.
Sapere che è anche un avanzo di magazzino datato 2008 consola ancora meno, pensando alla ventina di storie che ci tocca smaltire prima del nuovo corso.
Non è tanto orribile in sé la storia di Pummarò(San)Marzano, quanto preoccupante per la ormai nota tendenza gualdoniana che incarna, smunta e malaticcia fino in fondo, l’attuale trend della testata di cui si fa portavoce, sterminando ogni richiamo all’oscurità con una serie di paletti (di frassino, marcito): rendere Dylan più agevole alle nuove generazioni, iper-semplificato, sulla falsariga di tutti i sottoprodotti a cui queste (pare) siano affezionate
.
E non ne parlo qui perché ci sono dei poco-più-che adolescenti di mezzo. Quelli c’erano anche in
Anime Prigioniere, con tutti i loro cliché perfettamente rispettati… perché proprio in questa fascia d’età si cerca d’aderire ai luoghi comuni più ritriti, anche quando si finge di essere “alternativi”.
Quindi se la storia di Marzano ce li propone retoricamente stupidotti, boccaloni e banalistoidi non c’è nulla di male in sé, perché in un certo senso rispecchia verosimilmente molte delle realtà in circolazione a piede libero sotto i 20anni… e spesso anche oltre…dico sul serio, anzi
Davvero.
Il problema è il ccciovane dall’altra parte della pagina, quello che si presume il futuro lettore da affezionare al personaggio… che qui si pretende infinitamente qualunquista, svogliato nella lettura, e da spaparanzare su una storiella comodamente priva di risvolti, ambiguità o sottotracce.
Il genere di “cciovane” disimpegnato da ogni cosa, che ha veramente poco da spartire con lo spirito dylaniesco originario, e che può trovare tranquillamente la stessa solfa in altri formati/prodotti, senza dover passare da Craven Road. L’esatto opposto di quelli che si cercavano di contattare/stimolare, tramite un fumetto, vent’anni fa
.
Intendiamoci, in tutto questo non ci sarebbe nulla di male, se questa linea fosse seguita da ritorni (economici) concreti. Ma la recente storia ha dimostrato l’esatto contrario, emorragia di copie vendute alla mano: a furia di abbassare l’asticella, finisci per perdere in
appeal, per incuriosire meno la gente, e farti una cattiva nomea anche tra i non-appassionati.
E presumere – con arroganza – che tutti i giovinetti siano delle emerite capre da abbindolare od assecondare al ribasso porta male. Anche perché c’è ancora gente che a 13 anni s’informa perbene, legge cose tipo E.A. Poe, guarda serial horror
indie, e bazzica fumetti di rilievo, per qualità. E quando s’imbatte in questo Dylan scrolla le spallucce e si chiede “
Ah, era questa Dylan Dog! Vabbè, chissachemipensavo”. Una copia in meno, volata sul comodino
.
Parlando della storia del mese, vabbene che c’entra davvero poco con
Twilight & co., ma occhieggia sorniona comunque a quello stesso genere di pubblico, cercando una forma di contiguità almeno nel primo impatto, quello che ti porta a scontrarti con la copertina e sbirciare le prime pagine facendoti un’idea, per quanto approssimativa. Tutto il resto è poca cosa, e molta
emo-noja
.
Paradossalmente, tra l’altro, era molto più twilightiana - anche per la
lesbo lovestory - l’immagine dei vampiri evocata in
Relazioni Pericolose, e per quanto le discoteche la facessero da padrone pure lì, un pizzico di atmosfera oscura in più c’era, cosa che qui è troppo pretendere… talmente alla luce del sole sono i fatti, nel loro non-intrigare
.
Non me la sono sentita di dargli l’insufficienza, perché qualcosa di salvabile l’ho trovata, nonostante Piccatto abbia fatto di tutto per farmi detestare l’albo. E se avrete la pazienza di leggere, si sviscererà da sé, senza proiettili all’aglio:
******SPOILER
_________SPOILER
_________________SPOILERL’inizio in prima pagina mi garba
. Lo show 5 vignetteX5, con tutti i nostri
emo-dark in sfilata e Dylan che li guarda perplesso, come il giudice di un talent-show in cerca di candidati all’ebetismo vampirico, mi è piaciuta, al pari della schietta voglia dell’Old Boy di allontanare i giovinastri dai guai, negando pure la sua identità e presentandosi come ciarlatano che non crede nelle menzogne di cui campa.
Spezzare un sogno è amaro, se spezzi un incubo ti risale per lo stomaco inacidito. Per questo ho trovato carina l’ellissi non-detta del Dylan che si sbugiarda sull’esistenza dei vampiri (tra pag 8 e 9) e rovina la sua immagine presso i sognatori di incubi coi denti aguzzi
Quello che succede dopo (pp. 10-16) non è molto interessante in sé ma serve a presentare alcuni personaggi: peccato che si perda su inutile ciarle da comitiva
buffy-oneggiante e chiarisca cose già intuibili. Come dice Erin poi, il caro Kyle sproloquia ovvietà e conclude davvero poco, trascinando gli amici un po’ qui un po’ là prima di arrivare al luogo chiave del patto/rito: insomma una manciata di pagine per annacquare in brodinaglia una sceneggiatura già di per sé anemica, almeno in questa parte
.
Non si esagera neanche troppo con le giovani paturnie da sociopatici o disadattati, perché per fortuna tutto viene ridotto a qualche cottarella malriuscita o alla semplice mancanza di uno che si trombi la povera Octavia, che di calorie ne ha da consumare parecchie. Insomma nel
Paradise Lost è probabile che trovi il suo Lucifer sgargiante di fiamme e forcone pronto ad infilzarla,
pace Milton. E dire che c’era sempre un
Open(g)Rave a disposizione, ma lì il filone era più zombesco che prettamente vampirico
.
Dylan si trova per caso a Scotland Yard e re-incappa nella banda degli aspiranti vampiri, stavolta per un caso di sparizione: buono a sapersi perché altrimenti saremmo stati noi a contattare
Federica Sciarelli per la latitanza del Nostro. Credo
sia un record infatti: fino a pag 39 compare solo in sette pagine, e sembra farlo con una svogliatezza senza pari, come se fosse stato trascinato sulle pagine suo malgrado. La spersonalizzazione della testata prosegue… ogni tanto ho dovuto ricontrollare la costina nel dubbio.
La parte di avvicinamento al clou (pp. 40-57) è
tutto un girare, a vuoto, intorno a casa di May cercando uno straccio di indagine come pretesto a delle gag equivoche da sit-com… e l’ascendente da scenette
Tra Moglie e Marito… continua ad aleggiare.
Prima la battuta sul pagamento in natura…morta (p. 43) poi l’arrivo a sorpresa della MILF fradicia di alcool (p.48) ed infine il tentato stupro di Dylan da parte della stessa procace panterona sotto effetto drink, con tanto di figliola che sopraggiunge, sbattendosi dietro la porta per un accesso di pseudo-gelosia mista a disgusto per quella svergognata di mammà (pp. 54-56)
Nel frattempo la scia delle sparizioni comincia a farsi un tantino più inquietante, grazie a Wilson che si fa seguire dalle polizia, passando così da alleato a traditore involontario nel giro di un pestaggio, che di vampiresco ha davvero poco (pp. 66-67), ma con una ragione precisa quantomeno.
Poi sale alla ribalta
quella faccia da schiaffi di Stuart Casey che forse è il migliore personaggio della storia, insieme al poliziotto rintronato ed i suoi scambi surreali con May: sorride di sghembo, si diverte a fare lo stronzo, gioca sull’ebetaggine degli
emo, sgama la pula, semina Dylan come un pivello, e sembra spassarsela tra delle belle ganze in disco. Non è propriamente carismatico, ma si diverte alle spalle di chi non lo è. Infine scarica da vero duro spensierato il fucile, e lascia un po’ di sangue in giro nell’unica vera scena di violenza dell’albo… andandosene col solito sorriso strafottente che gli dona… la morte (pp. 82-85)
.
Struttura simile a
Dritto al cuore nel finale: si svia sull’assassino empatico inizialmente, mentre poi la soluzione è nel sovrannaturale dozzinalmente a portata di mano.
Infatti abbiamo l’onore di incontrare uno dei Maestri della Notte più scarsi dello spaziotempo, un emerito pipponista squinternato che
Harlan Draka abbatterebbe con uno starnuto, mentre per poco Dylan non ci rimette le penne… piumate e poco arrabbiate
.
Il meccanismo/legame degli adepti da pre-vampirizzare alla religione di sé mi va pure bene, perché rientra nel genere e non stona nella riuscita della storia – anzi, è l’unico collant(e) che la auto-regge, scosciando il resto
.
Ciò che mi lascia quantomeno perplesso è l’idiozia da sceneggiata di raccattarli in quel modo violento… come succede alla povera Erin (pp. 34-35), mentre bastava convocarli uno per uno in tutta tranquillità per esaudire proprio il desiderio a cui loro tenevano più di ogni altra cosa. Ce l’avrà un po’ di carisma e potere questo essere notturno o no, a parte mixare tutto tronfio alla console
E poi, che motivo affrettato aveva di fare
irruzione in quel modo tamarroide in ospedale, per eliminare una Erin già morente, quando un vampiro dispone di mille altre risorse più sottili, e con più saggia discrezione: dopo tutte le precauzioni che ha preso in precedenza stona parecchio. Va bene sbaraccare verso la prossima disco-night, ma si poteva farlo con più stile
.
Buon per lui che incontri dei militari senza pallettoni crociati od un Dylan che affronta la seratina con una certa leggerezza sconsolante (p. 92.i) e decanta di saperla lunga su come fermarlo (p. 93.iv), mentre in realtà non ha uno straccio di contromossa e si sorbisce la rissa goffamente di contorno.
A differenza di altri
non ho trovato male l’escamotage del drink mortifero a base di (ella fu)
bloody-Erin che va di traverso ad Aphex, anche perché rientra in una certa tradizione vampirica e beffa il tonto dentuto come merita, coincidenze o meno sul filo dell’elettroencefalogramma piatto, Prosit e burp
.
Ciò che invece risale a me dallo stomaco come una tanica di Maloox allungata con l’aceto di Modena, è la tremenda pagina finale, dove fa capolino
il tanto temuto sermoneggiare di Don Dog con le sue considerazioni sulla gioventù bruciacchiata-si dietro ai miti succhiati dal collo dei romanzi d’appendice o delle sette new age.
Se la MILF-ona gli palpava le chiappe per farlo stare zitto e toglierli quell’aria assorta, sarebbe stata una conclusione più degna per quelle giovani vite in via di esumazione
.
*****Rapido coi numeri, perché non vorrei che sbucasse il sole prima di chiudere questo salasso di apparolamenti notturni:
SOGGETTO:
4Qualcosa di più profondo/suggestivo sul tema dell’immortalità, della notte, dell’eterna giovinezza & eterna dannazione, per quanto non originale, si poteva fare e non è stato fatto. Invece si è preferito indirizzare il tutto più su una
gang-story di alleati non più utili da eliminare prima che diventassero compromettenti. Ed i risultati sono questi. Giovanilismi a parte
SCENEGGIATURA:
6 – Il ritmo vivace per me è la cosa migliore, perché la storia scorre bene anche senza bisogno di particolari colpi di scena.
I dialoghi li ho trovati parecchio “in tema” perché rispettano la spiccioleria dei ragazzi senza entrare troppo nel gergale.
Buoni come personaggi di contorno Stuart ed il poliziotto ottuso, May si difende benino ma non accenna a nessun lato torbido, ed alla fine si rivela la solita adolescente indecisa ed incompresa, che segue il gruppo e gioca alla
sit-com in casa.
Il Maestro della Notte dovrebbe andare a ripetizioni diurne, sotto il solleone, per recuperare un pajo di millenni di credibilità.
Groucho ancora una volta in esilio non giustificato, Dylan fa poco ma deduce molto… come solo lui sa fare nelle ultime pagine, di straforo
.
DISEGNI:
5 – Qualche passo avanti di Piccatto nello
Speciale l’avevo intravisto. Qui invece si ritorna indietro con triplo carpiato, e senza neanche l’alibi del carico di lavoro per il
Maxi, visto che la storia risale a tempo(non sospetto)prima.
Certe vignette sembrano davvero delle bozze fatte a biro in tutta fretta, e raggiungono uno status di incomprensibilità semi-scandaloso. Verrebbe da chiedere a Luigi se non ha una mezz’oretta libera per farsi insegnare come abbozzare un viso “d’Accademia” a casa di May, che sarà contenta di dargli lezioni… come la madre
.
Nella galleria (nutrita) degli orrori metterei senza dubbio 20.v, 40.ii, 64.v, 75.v, 89.iii, e
tutta pagina 94 che trovo quasi offensiva nei confronti del lettore, anzi, soltanto osservatore in questo caso.
Ha anche delle difficoltà non indifferenti nel dare un aspetto giovanile a May, che sembra una carampana quasi coetanea della MILF, per quanto certe fasce di giovinette facciano di tutto per sembrare più decadentemente vecchie, al netto del nero impiastricciato.
Un regalino per nostalgici ce lo fa con le sue solite areole pezzate per la scollacciata mamma, mentre uno contro il proof-reader se lo fa da solo con il caro
Kyle che guida a sinistra (pp. 22-23), come se avesse preso macchina e patente oltremanica. Ma le sue origini non vengono specificate…
COPERTINA:
5 ½ Vedere i tipi di Zelig che si spiaccicano contro la finestra di Craven Road non depone bene. Salvabile solo la biondina, l’espressione degli altri è davvero tragicomica, e l'effetto acquerello sbava.
In più Dylan ha anche un capoccione a metà strada tra Frankenstein ed Alemanno pre-elettorale
.
******Adesso vi lascio perché devo ultimare un patto emofiliaco con i condom…-ini del mio palazzo su come diventare maestri nell’arte occulta dell’ammaestramento delle vere Padrone della Notte, quelle che ti succhiano il sangue (ed il sonno) più dell’Iva in preda ad un raptus da
spending-review. E ronzano, fischia se ronzano…
ALOHA RED MOSQUITO