Piccolo pensiero personale dopo aver quasi pianto e provato brividi dimenticati nel leggere la lettera del Rrobe agli autori sull'approccio (n on di scrittura, ma di contenuti "dylandoghiani") da utilizzare nell'imminente futuro:
al di fuori dei discorsi di facciata, come si è arrivati a tale punto? Quali sono stati imeccanismi che hanno trascinato Dylan Dog (serie mitica a tal punto di far smuovere pure il mondo accademico con tesi e saggi, nonché radio, TV e parlamento nel discutere i suoi contenuti) a rasentare il fondo del pozzo con scarse possibilità di risalita?
A pensar male spesso ci si azzecca diceva Andreotti (che di magagne la sapeva lunga) e quindi temo (e credo fortemente) che tutte le nostre "malignità" scritte in 8 anni (cioè da quando sono iscritto qui e quindi da quando seguo regolarmente il forum e chi vi scrive, prima non so) siano quanto di più vicino ci sia stato nelle dinamiche della produzione dylaniata fatta all'interno del "Fortino Bonelli".
- Abbandono (non so quanto voluto o meno) dello splatteroso Chiaverotti (i delitti più assurdi ed eclatanti son sempre stati opera sua)
- Disinteresse sempre più tendente allo 0 di papà Sclavi (portando così alla latitanza la poetica, l'humor e il citazionismo intelligente all'interno del nostro amato personaggio)
- Una sorta di paura da parte della casa madre (a quanto pare il buon Sergio non voleva troppe magagne da affrontare perunasua testata)
- Dare troppa fiducia all'inerzia del nome della testata. Si chiama "Dylan Dog"? Perché sforzarsi? Pure un gialletto Disneyano (strutturato ben diveramente considerando l'utenza che usufruisce) va benissimo. Basta cambiare Topolino con Dyd.
- Scelte di supervisori discutibili. Anche solo nello scegliere due cose basilari per richiamare il pubblico dell'edicola che guarda lo scaffale dei fumetti: titoli ridicoli e soggetti di copertina altrettanto ridicoli (per quanto Stano si sia sforzato a renderle interessanti)
- Tarpare le ali (soprattutto per quanto detto prima) agli autori più talentuosi. Creando in loro una sorta di fastidio che li ha portati a produrre altro.
- Spremere la gallina dalle uova d'oro. Alias: quantità industriale di storie prodotte per vendere il più possibile. Roba che anche un autore a parer mio valido è stato spremuto a forza di mettergli l'intera testata nelle spalle (Ruju) fino a produrre emerite ciofeche.
- Allontanamento sempre più evidente dalla "pancia" dei lettori. Chiudersi in se stessi e fare del "Dylan Dog Horror Club" (meta di splendidi disegni ed esilaranti lettere nel passato) una - pessima - vetrina pubblicitaria e tremendamente spoilerante (quando c'era una mezza sorpresa finale nella storia).
- E soprattutto far credere agli autori (sia sceneggiatori che disegnatori) che nella mediocrità della loro creatività avrebbero trovato il punto forza per farsi pubblicare. Cosa più sbagliata per chi crea (e lo dice un architetto).
Tutto questo, improvvisamente implode. Perché? E soprattutto perché, improvvisamente, si decide di fare inversione di marcia e andare nuovamente in contromano in autostrada per far provare dei brividi ai propri lettori che si erano sopiti nella monotonia della marcia regolare? (oltretutto a velocità minima, aggiungo io)
Ecco... penso che tre fattori sono stati basilari.
1 - Crollo delle vendite ed emorragia costante di lettori.
2 - Il passaggio di consegne all'interno della casa editrice. Davide Bonelli, credo, vuole ripuntare a Dylan Dog per ricreare la magia Bonelliana nel fumetto popolare e d'autore (e magari vuole rivedere un DYD che a lui piaceva proprio come lettore 25 anni fa).
3 - La fuga (dopo i lettori) pure dei vari (e più validi) autori.
Poi ci potrebbe essere pure un quarto fattore ma non so se è proprio o indotto dalla situazione. Il rinnovato interesse di Sclavi verso il suo figliolo. Per lo meno dal punto di vista della produzione altrui più che sua. Almeno per adesso.
Insomma, c'è troppa "rivoluzione" per pensare che erano solo quisquilie e crisi generale del fumetto per giustificare la caduta verticale del nostro eroe.
Vedremo. Sono molto fiducioso. Sclavi, Recchioni, Barbato e poi Medda, Simeoni, Ambrosini, Cavaletto, Marzano e magari saltuariamente Ruju, Chiaverotti, Enna e altri. Insomma, mi sembra il meglio che si possa, ad oggi, schierare in campo. Poi se papà Tiziano tornasse pure a scrivere ... slurp ...
Vedremo ... vedremo ...