dogares ha scritto:
Senza polemica o critica, è del tutto naturale che chi ami o idolatri il numero 307, non possa apprezzare questo numero e sopratutto se ne chieda il senso finale. Poiché quello era tutto un senso e questo no, ciò è assolutamente logico.
Mandai
Dog, non farmi queste etichettature così, proprio tu...
Di me cosa diresti, che ho apprezzato (moderatamente) il
307 e trovo che questa storia di Di Gregorio sia l'inedito migliore (finora) dell'anno? Mi faresti rinchiudere perché poco
naturale e privo di senso
logico?
Probabile..., infatti mi sembra già di sentire l'ambulanza di Harlech sotto casa
[...]
CaryGrant ha scritto:
Mi e' sembrata un 'accozzaglia di elementi messi insiema senza un effettivo filo logico [...] credo che in questo caso sia un forzato cucire insieme varie leggende metropolitane al fine di creare a tutti i costi una storia.
Cosa vuole dirci l'autore con quel genere di finale??
Visto che qui il mio web-editore non mi chiede i
copyright sulla diffusione non-riveduta né corretta di quanto scritto in precedenza, qualche idea spiccia sulle ipotesi d'interpretazione che mi ronzavano per la testa, se può servire, te la posso ristampare.
Per l'edizione a colori chiedi ad Ezio Mauro e gli altri tipi di
Repubblica.
memmedesimo ha scritto:
Ma prima del sipario è normale che i due mattatori [i.e.
Charlotte ed il motociclicsta] , cantastorie e protagonisti delle storie stesse, conduttori da
fil rouge per vocazione, incrocino le loro strade non ancora (auto-)stoppate, e sgommino su due ruote
verso altre leggende da raccontare o incarnare. Si spera con sorpresa, come piace a Charlotte
.
L’importante, come sembra dirci l’ultima pagina, è che le
storie non smettano di vivere attraverso il loro racconto, che possano rinascere in un ciclo continuo, dove il
loop è bloccato soltanto dalla dimenticanza o dalla carenza di idee/rivisitazioni.
Come per Dylan, creatura di immaginazione, che rinasce dopo aver corteggiato ogni volta la (sua) Morte, e
torna ad alimentare la propria leggenda (decennale? generazionale? di costume? da edicola?) tornando intatto sulle pagine di una
nuova storia, rimbalzata da una macchina da scrivere, da un display luminoso o su un diario dylaniato dalle esperienze.
Non basta certo un’accettata dritta al cuore per portarcelo via, dai nostri.
E questa è soltanto un’altra delle parentesi oniriche attribuibili a lui
che abbiamo sentito dire o intravisto scorrere sulle sue pagine.
Che magari nasconde una traccia nascosta o dei contenuti bonus in qualche edizione limitata.
Ma anche in questo caso si (stra-)parla soltanto di una leggenda…
[...]
E’ realistico che i racconti circolino nella loro surrealtà, più inquietante quando interagiscono con quella concreta, di realtà. Ed in questo senso la presenza divertita di Charlotte e Mr. Testaperta riesce bene a
ricollegarsi da voce-narrante/corpo-agente a tutto ciò che succede o si spiffera attorno
.
Il filo conduttore di tutto è
proprio il piacere di raccontare storie, il loro
passa-parola deformante e contaminante, come nel
gioco del telefonosenzafili –
pace il cocco-discorso sulle paure ataviche e la loro rappresentazione nell’immaginario collettivo, in projezione
.
Ed in questo senso Di Gregorio pare cavarsela con una certa scaltrezza, che per fortuna si sfalda soltanto davanti alla evitabilissima lezioncina del rettile saccente/illuminante
RE-PRINTING ALOHA