Sia eterna lode a Simeoni, che ambienta le sue storie nel nostro paese!
Per fortuna Stria non è rimasto un caso isolato.
A prescindere dalla qualità delle sue opere (comunque sempre molto buona), meriterebbe un monumento solo per questo.
Detto ciò, aggiungo la mia sul freschissimo
La pattuglia.
Occhio, che seguono massicci
S
P
O
I
L
E
R
Soggetto e sceneggiatura sono attribuiti ad Accatino, ma ho la netta sensazione che buona parte del soggetto (lo spunto di partenza, perlomeno) sia di Casertano stesso.
Ci sono troppe somiglianze con la storia interamente casertaniana pubblicata tempo fa nel volume
Guerre edito da EssEffedizioni (potete trovarlo con facilità usando Google).
Abbiamo in ambo i casi una pattuglia militare dove tutti i componenti schiattano, uno dopo l'altro, per via di 'fantasmi' dalla natura non ben identificata. Cambia solo l'ambientazione: là era l'Afghanistan invaso dai russi quando ancora c'era l'URSS, qui è il Vietnam invaso dagli americani.
Ma l'ambientazione conta poco: la guerra di turno è esposta in maniera generica, senza molti precisi riferimenti politici o storici. Con qualche ritocco ai dialoghi, potrebbe diventare una qualsiasi guerra del 20° o 21° secolo.
La storia di Accatino/Casertano è abbastanza intrigante, ma sconta un soggetto troppo esile. Quando si capisce dove gli autori vogliono andare a parare, cioè a far crepare tutti per via dei 'fantasmi' (cosa che si intuisce a un terzo dell'albo), l'interesse evapora pian piano e a quel punto non resta che aspettare le inevitabili dipartite, magari con qualche rivelazione-shock sulla natura dei fantasmi (su cui invece non ci viene rivelato nulla di preciso).
I personaggi sono quasi tutti stereotipi: il bestione-brutalone che spara su tutto ciò che si muove, il capo-pattuglia duro ma umano, il nerd che combina cazzate....
Nel complesso, era meglio la storia uscita in
Guerre. Trattandosi di una storia breve, l'esilità del soggetto non danneggiava, nè dava fastidio che i soldati fossero clichè. Quando hai poche pagine a disposizione, ciò che conta è l'impatto complessivo dell'idea, che lì per l'appunto colpiva con forza. Qui invece tutto è abbastanza annacquato da una lunghezza spropositata e da un percorso narrativo fin troppo prevedibile.
I disegni di Casertano, comunque, sono ottimi. E' in parte tornato allo stile 'micheluzziano' e si vede che l'argomento gli stava molto a cuore.
Albo da 7, direi.