Cravenroad7

Copertina: voto 8,5. Dopo due copertine stiracchiate e quasi irriconoscibili, Stano torna alla bravura che gli appartiene, sfornandone una molto buona e cupa. Zombie davvero ben fatti. La copertina non è affatto fuorviante, in quanto rappresenta pari pari una scena dell'albo ! Né più, né meno.
Storia: Fin quasi al finale, avevo pensato ad una vaccata stile le ultime, in quanto alcuni dialoghi agghiaccianti ( "Porca paletta" davvero non si può leggere ! ) conditi con nomi dei protagonisti messi lì come spiattellati in un fumetto di Paperino, avevano reso il prodotto infantile e irritante. Invece, a parte la mia personale identificazione con la pupa protagonista ( il lavoro ci accomuna...) devo ammettere che lo svolgimento finale mi ha coinvolta, permettendomi di rivalutare l'albo in toto.
Non siamo di fronte a nulla di epocale, chiaro, ma ad una storia ben fatta, scritta in modo elementare, ma cmq capace di provocare qlc domanda. Tipo qual'è il reale sogno di Dylan Dog, sepolto nei loculi dell'infinito cimitero ??
Purtroppo Marzano usa l'acetta quando si tratta di tratteggiare i comprimari ( eterno problema degli ultimi anni...) e ad esempio il demone ( ? ) guardiano del cimitero dei sogni, appare come un mero passacarte. Certo in mano ad Ambrosini, ad esempio, sarebbe uscito ben altro, a livello di grafica e sopratutto di spessore.
Nonostante questo, finalmente Dylan indaga, fa anche domande e ricerche scomode, e nonostante capiti nel luogo giusto in fondo guidato dai suoi poteri, o meglio capacità, latenti, non pare tutto questo in palese violazione di razionalità, tutto sommato. Corridoio che rammenta quello angosciante di Roi di Labirinti di Paura, benché enormemente meno potente a livello visivo. La protagonista mi avvince, pur senza strafare, e compie quel mio disegno erotico ( farmi Dylan ) che purtroppo sarà uno dei miei sogni perduti ed impossibili.
Finale melenso, che forse si sarebbe potuto evitare tranquillamente, mostrandoci magari una versione zombesca di Dylan o meglio del suo sogno.
Bloch disegnato così non mi piace. In generale cmq tavole molto buone, con qualche scena ad effetto ( la testa fracassata al fotografo ad esempio...), che eleva il numero ad un sette pieno. In altre mani a livello sopratutto narrativo, sarebbe stata altra pasta ma non mi lagno.
Complimenti ha chi ha cambiato sesso a Rinaldi, che passando per la mia medesima esperienza, ringrazierà contento !

I ritornanti escono effettivamente dai loculi. Che Dylan sia presente o meno, non è presente invero, è solo un modo di mostrarlo nella vicenda. Ma la copertina non è ingannevole, come ad esempio quella dei numeri 314 o 313. Cioè le creature ci sono, ammazzano il fotografo regista, non è solo una scena fine a se stessa, quella mostrata nella copertina.
Piuttosto non ci comprende come per alcuni, tali figure appaiano come zombie putrescenti, mentre alla bella April no.
Nota dolente: nessuna userebbe mai il proprio nome vero mentre balla la lap dance. Io non l'ho mai fatto ! Tzé !

i ritornanti che escono dai loculi sono persone dall'aspetto normale, non zombi... Lo si vede nella 4a vignetta a pag. 88 e dall'aspetto del cadavere del sogno di April sul lettino a pag. 81-82!

chi ammazza il fotografo non è normale. E' meglio !

potrebbe essere stato un sogno quello del fotografo, visto che anche nel sogno di April si vedono zombie, poi è comunque stato ucciso a colpi di accetta. Vedi anche l'uccisione del chirurgo che è preceduta da un sogno!
Detto questo, mi sorge un'altra domanda però:
come mai nei sogni di April e del fotografo i ritornanti sono sotto forma di zombie, mentre in quello del chirurgo no?

Anche se il viso del medico immunologo non lo vediamo, diamo per scontato che sia normale, visto che il chirurgo facciale lo riconosce. Sono cose che si poteva evitare con maggiore precisione, benché in un sogno la logica è spesso fallace.
Piuttosto quel ennesimo pistolotto contro la chirurgia plastica figlia della mera vanità, lo sorvolerei.
Io ad esempio, mica sarei tnt caruccia, senza il bisturi. Datemi una lametta che mi taglio le vene !