Be', be', mi nomini Don DeLillo: ecco,
Underworld è la bibbia, contiene alcune pagine di una bellezza abbacinante. Ti copincollo un estratto:
"In cima ai tetti, sulle spiagge di catrame, si spalmavano di olio solare le braccia e le gambe e si sedevano sulle coperte in calzoncini, le ragazze, o in jeans arrotolati fino alle ginocchia, e si ungevano la faccia e restavano ad ascoltare la radio portatile fino a quando il caldo diventava troppo intenso da sopportare e allora restavano là sedute ancora un po'.
Cantavano le canzoni più in voga della settimana insieme alla radio, giù dalla quarantesima alla prima della hit parade, e conoscevano le parole, le pause, i bassi e gli alti e gli scarti, ogni intonazione assolutamente perfetta, solo le canzoni che amavano, naturalmente.
Il catrame si ammorbidiva e fumava, e il caldo picchiava, e i moscerini verdi si incollavano ai loro corpi, e sul tetto di fronte il ragazzo dei piccioni faceva fare un volo a spirale ai suoi uccelli con un palo di bambù, e a volte sventolava un asciugamano, e fischiava come un vigile urbano, e il suo stormo si mescolava a quello rivale di un tetto tre isolati più giù, un clamore e una confusione di centinaia di uccelli, e i più giovani si univano allo stormo sbagliato e venivano catturati e a volte uccisi, fatti fuori secondo le regole del rivale dell'altro tetto, e dopo un po' le ragazze erano costrette ad andarsene perché il sole bruciava davvero troppo, e mentre arrotolavano le coperte continuavano a cantare."
Dico, come si fa a resistere?
Un passaggio come questo dovrebbe convincere il 95% degli scrittori contemporanei a cambiare mestiere.