teo ha scritto:
Preso anch'io il numero 1 sfidando la neve per andare in edicola.
Ebbene sì, l'edicola a 200 metri da casa mia ne era sprovvista, non per esaurimento delle copie, ma per esaurimento dell'edicolante: ha provato a vendermi il Maxi e io "No, no, è uscito oggi con Repubblica, è il primo numero". Lui controlla la fattura giornaliera: "E' questo qui? Collezione Zagor?".
Gli avrei dato una carezza, e me ne sono uscito esaurito anch'io.
E allora via di auto in mezzo alla bufera bianca e porco qua e porco là.
Ma trovo il primo numero di questa collezione storica a colori, lo pago uno euro uno e me ne torno a casa.
Finora ho letto il primo redazionale: un'enorme pippa mentale del signor Raffaeli degna del miglior corso inutile del Dams.
Ma la lettura prosegue e una volta terminata condividerò con voi le mie umili impressioni.
Prosegue l'epopea horror demenziale del teo.
Dopo un delirio anormale a cura di Raffaeli si legge il solito compitino di Gianmaria Contro, che gli unici redazionali meritevoli, a mio parere, erano quelli dei primi numeri della GrandeRistampa.
Articolo più o meno interessante che scorre via, ma la noia è tanta.
Interessante l'intervista a Sclavi, un nichilista puro, depresso, che quando si dice "Commosso" per la riedizione a colori non ci credo nemmeno per un attimo. Tra le righe il messaggio è chiaro: "lasciatemi in pace che è ora di cena". Commovente, e dico sul serio.
Gli ultimi due redazionali, invece, sono ottimi. E divoro tutte le informazioni su zombie, libri e quant'altro a tematica horror. Cavolo, questo sì che è interessante.
Ok, il divertimento è finito. O forse appena iniziato (uh, che frase prevedibile!).
La so a memoria, ce l'avevo in edizione Book, l'ho riletta con la GrandeRistampa ed è una di quelle storie che ho riletto almeno dieci volte nel giro di sei anni, di cui l'ultima appena tre settimane fa, complice uno stimolo mattutino particolarmente importante. Rileggiamola.
"L'alba dei morti viventi".
Il mio primo pensiero, appena rileggo quell'urlo è: "I colori in questa storia ci stanno come le scoregge a messa". Che, più o meno, significa che sono pleonastici, ma presi nel contesto globale possono anche essere godibili e divertenti, se non sei un puritano o una vecchia stizzita da quella nota marrone che ha rovinato il ritornello di "Chiesa di Dio, popolo in Festa".
Inutile parlare della storia, me la sono rigoduta tutta quanta, anche con piacevoli sorprese.
(A questo proposito, ringrazio la mia memoria da pesce rosso che mi ha permesso la sorpresa della bomba nella custodia del clarino). Cose che mi hanno fatto ridere: a pagina 38 Dylan è bidimensionale; a pagina 42 la ferita sembra finta (che, sapendo come procede, poteva essere la supercazzola definitiva a Sybil da parte del marito); la sequenza della fuga ad Undead a leggerla in bianco e nero l'ho sempre immaginata di notte e qui me la ritrovo in pieno giorno.
Ecco, con Dylan Dog ho lo stesso rapporto che ho con Dario Argento: quando riaffronto le prime storie l'affetto torna. Fortunatamente, questo non succede quanto ripenso alla mia vita sentimentale.
La faccio breve, perché non sono qui a pettinare le bambole.
"Jack lo squartatore" non è nemmeno brutta a colori e rido tantissimo quando vedo il panino blu e il panino verde.
"Le notti della luna piena".. qui il discorso si fa più complesso. M&G non sono i miei disegnatori preferiti, ma non ho mai capito l'astio nei loro confronti. Sono i più deboli, certo, ma io ho fissato il loro Dylan come l'immagine quasi definitiva del personaggio, con quei segni sulle guance e il naso che fa paura. Sarà l'imprinting infantile. La storia, invece, è divertentissima, un mix tra i vecchi horror della Universal e un'atmosfera argentiana (il finale è puro Suspiria). Che ce devo fa? A me me piasce.
Ad ogni modo, sicuramente prenderò il secondo numero, anche solo per vedere quanto ci perde Roi a colori.
Per i successivi si vedrà.. l'idea è quella di arrivare al numero 34 e chiuderla lì, però non so se riuscirò a farcela fino ad allora e non so se riuscirò a fermarmi arrivato lì.
Certo, il bianco e nero per un horror tutta la vita, ma come ho detto prima: ci sono molti modi di affrontare una messa.