Cravenroad7

Finalmente una buona storia ad accompagnare i disegni di Di Vincenzo. Ha ragione Kramer nel dire che Medda parte da un soggetto povero; la differenza la fa il modo in cui procede la narrazione, tra flashback e visioni dal passato, affidata dalla metà in avanti a diario e penna di Dylan. Una scelta inusuale che rende piacevole la lettura, così come inusuale è il personaggio di Seymour-Simon, una volta tanto un cliente "normale", senza traumi nel passato o verità da nascondere nel presente (oltre al fatto che statiscamente i clienti maschi per Dylan sono sempre stati una minoranza). Insolita (ancora mi ripeto), anche la scelta di inserire il titolo a fondo pagina a conclusione del prologo. Insomma, tante piccole cose che sollevano l'albo dall'anonimato. Il finale sembra quasi avulso rispetto al resto, ma in realtà fornisce al lettore la chiave di interpretazione di quanto è successo (e poi si è ripetuto) a Fairwater Creek, oltre a giustificare il titolo. Poco credibile la parte in cui Dylan ipnotizza Simon in carcere (basta così poco per imparare?).
Non tra le migliori di Medda, ma valida. Voto 7.

l'inizio inquietantissimo

Io ho votato Ottimo (per me un 9).
Mi è piaciuta la narrazione fuori campo hard boiled.
Mi sono piaciuti i disegni molto "sporchi".
Mi è piaciuta la scelta di un Cliente e di una protagonista femminile molto "very normal people" (una scelta stilistica frequende in Medda).
Mi è piaciuta la storia, molto noir, anche perchè i serial killer hanno sempre un certo fascino.
Anche lo spiegone finale non guasta, proprio perchè coerente con il tipo di narrazione scelto.
Ah, quanto mi piaceva il Medda che non fa la morale (Lukas).

Votato 8
albo inquietante al punto giusto.
Storia dove trova spazio uno dei clienti di dyd più particolare e interessante.
Storia avvincente anche se bisogna armarsi di molta fiducia nello sceneggiatore per digerire certi passaggi un po troppo fuori dalla realtà.

Molto bello il prologo, meno convincente la prima parte tra sedute di ipnosi e troppe chiacchiere.
Nel complesso direi un albo che si legge con moderato piacere, ci sono dei buoni momenti ma la conclusione della vicenda mi ha lasciato poco convinto, Medda ha scritto di molto (ma molto) meglio e da uno come lui non mi aspetto facili scorciatoie di trama (come la clamorosa coincedenza del viaggio di Simon a Fairwater Creek).
Buono il lavoro di Di Vincenzo anche se non è tra i disegnatori che preferisco.
Voto: 7

Grande storia di Michele Medda e disegnata da un Di Vincenzo al top.

Seymour Zaplowsky è un personaggio che ha poco a che vedere con il mondo di Dylan Dog e proprio per questo funziona. "Il fiume dell'oblio" ha per protagonista unico il nostro indagatore dell'incubo, in azione e in grado di sbrogliare una matassa, forse non originalissima, la godibile. Carina la bella di turno, la psichiatra Robin, non messa lì per caso ma utile all'indagine.
I vecchi Dylan e Bloch ci mancano un po'...

Anche Stano fece un gran lavoro con l'incubo in cui Dylan ammazza il druido in copertina.

il fiume dell'oblio
l'ho riscoperta, all'epoca l'avevo presa sotto gamba, si inserisce in questo periodo relativamente felice di dylan dog
la storia ha un inizio e un finale memorabili, quasi slegati da quello che c'è in mezzo, che è un pò più banale
però è tutta la storia ad essere un esercizio di stile nostalgico, medda ci restituisce il dylan dog originale, che redige il diario, suona il clarinetto, vaga in una londra piovigginosa
è una versione migliorata di uno sclavi minore "il tagliagole", disegni di di vincenzo molto belli finalmente al servizio di una sceneggiatura autenticamente dylaniana
divertente la parentesi con i fantomatici "zaptones" con i brani "the dark bride of the sun", "stairway to paradise" e THE LAMB LIES DOWN ON PICCADILLY
copertina simpatica

voto 8+

Non male... L'inizio molto pesante, Medda non lo reggo solitamente, ma poi la storia prende corpo e ritmo
Pur essendo molto inverosimile, forse ancora di più di Medusa appena letta, risulta godibile anche con il tratto indigesto di Di Vincenzo
Storia discreta, per il periodo nero un 7

Dovrò rileggerla... visto che ne sento parlare bene da alcuni... a me fece l'effetto del cioccolato scaduto su di un intestino irritabile... però ben venga il cambiare idea.

Una decade sfortunata per Dylan Dog, quella diciassettesima, dato che neanche Michele Medda riesce a raggiungere alti livelli. Non è nemmeno paragonabile al Battito del Tempo, è una storiella un po' insapore condita dalla nostalgia del ricordo dei genitori hippie del deuteragonista che si riproducono nel fiume.
Non è un prodotto scadente, ma è come se mancasse il guizzo che può renderlo davvero interessante. Storia di transizione, lineare... E nient'altro

6 anche 6.5