SPOILER!
Un giallo estremamente classico, con tanto di genesi traumatica dell'assassino.. Prevedo un' apocalisse di considerazioni più o meno colorite sull' appropriatezza di un tale genere su Dylan Dog [sia maledetto per sempre Ruju
]
Ma del resto anche Dario Argento faceva film su questa falsariga, anche se forse - ahimè, ahinoi - un po' più espliciti a livello grafico. L'aria che tira ormai è questa, poco da fare.
A me comunque è moderatamente piaciuto: l'idea è originale; la vicenda mi ha preso, e unendo i pezzi mi pare non faccia una piega [la differenza con i voli pindarici e le amnesie di Gualdoni è evidente]; inoltre la tensione si mantiene sempre piuttosto alta, e l'identità dell'impostore non è così immediata da individuare, anche grazie ai numerosi comprimari [che a dire il vero sono un po' abbozzati e tirati via, messi dentro evidentemente solo per confondere le acque].
Il finale, per quanto inverosimile, l'ho trovato divertentissimo, e il trauma del killer non è privo di interesse.
I problemi e le zone d'ombra però non mancano: ad esempio, gli infiniti dialoghi sono davvero numerosissimi, e rendono poco scorrevole la lettura. Inoltre Bilotta ha una curiosa [e piuttosto sgradevole] tendenza alla razionalizzazione: tira fuori delle idee intriganti e originali, e poi le demolisce letteralmente con la scure della logica becera.
Il cammino della vita soffriva esattamente di questa problematica, e qui non è diverso. Su una testata che fa del soprannaturale uno dei suoi pilastri, è una caratteristica che stona abbastanza. Insomma, come accennato prima per scherzo, è una storia che potrebbe benissimo essere stata scritta da Ruju, e nessuno avrebbe notato la differenza.
Alla luce del genere in cui ho inquadrato la storia, mi duole aggiungere che Mari non c'entra proprio niente. Il suo tratto ne esce un po' mortificato, il giallo classico non è sicuramente il genere ideale per esaltare le sue qualità.
A livello puramente tecnico comunque è sempre lui, anche se le sue fisionomie stanno prendendo una piega bizzarra.. Dylan, ad esempio, a tratti sembra un culturista e a tratti un malato terminale.
È un autore particolarissimo, ma proprio per questo può dare il massimo solo in certi tipi di storie.
Se proprio dovessi condensare tutto ciò in una sola valutazione, darei un buono molto striminzito.