Cravenroad7

"Il signore delle anime " di Donato Carrisi,dove il protagonista a causa del disastro nucleare di Chernobyl acquista le sembianze della gente con cui interagisce. A sua volta Carrisi aveva preso spunto da un caso veramente registrato in Ucraina

Presupposto generale: questo albo, o meglio le reazioni a questo albo che almeno per ora sono emerse in maggioranza, sono la più limpida dimostrazione di quanto siano estremamente idealizzati i vecchi albi di Dylan, anche quelli di chiaverottiana (e toninelliana, nello specifico di questo mese) memoria.
Dopotutto Bilotta segue pari pari lo schema classico dei vecchi Dylan:
- fatto di sangue (vabbè, diciamo omicidio, sennò mi dite "ma dov'è il sangue?") in apertura,
- assunzione di Dylan,
- indagine,
- altri morti,
- Groucho che dice varie cazzate qua e là,
- Bloch che da l'apporto "tecnico" alla suddetta indagine,
- sesso con cliente (quasi con due),
- resa dei conti con soluzione del "giallo",
- ultima pagina chiaverottiana con finale semi-aperto.
Detto questo, in termini di "dylandoghianeità" dell'albo, tutti quelli che puntualmente e pedissequamente gridano "al rogo!" per albi che non hanno nulla di Dylan Dog (non cito albi d'esempio, che tanto lo capiscono già tutti) dovrebbero quantomeno partire dal 6 in su nel dare un giudizio (questa dalle mie parti si chiamerebbe "coerenza").
Ma lasciando da parte questi discorsi, parlo sul valore della storia in sè: parte benino con uno spunto che potrebbe rivelarsi interessante a seconda degli sviluppi....ma poi si affossa in una prevedibilità sconcertante! Questo almeno per quanto riguarda l'identità dell'assassino: vi giuro su mia madre, non lo dico ora per fare il grosso, ma quando ho letto le pagine 30-31 ho immediatamente pensate 2 cose:
- pensiero immediato n°1: "il fatto dell'essere mancino sarà ciò che sputtanerà l'assassino (vedi il n°2 "Jack lo Squartatore")"
- pensiero immediato n°2: "ecco, il truccatore sarà di sicuro l'assassino"
.....VE LO GIURO, L'HO PENSATO DAVVERO!!!
Bilotta si riprende un pochino con la storia della vita dell'assassino (pagg.79-85) e con l'ultima pagina (anche questa largamente prevedibile, in parte: io ero certo di vederlo uscire nei panni del compagno di cella in stile Hannibal Lecter nel "Silenzio degli innocenti!"), però non è un guizzo sufficiente ad innalzare l'albo sopra il 6, al massimo 6,5 ad essere larghi.
Peccato, perchè con un finale più originale per me sarebbe stato un gran bell'albo.
Su Mari mi accodo anch'io nella scia di chi è rimasto scontento di questa sua prova: stranamente scialba e priva di pathos.
La copertina, idem come sopra, strana e particolare non c'è dubbio, ma decisamente poco incisiva.

devo dire che concordo con quanto esposto dal buon Bo.82
una sufficienza non la nego per come ha sviluppato la storia, per alcune idee simpatiche e per i disegni di Mari (a me piace sempre e comunque).

Anche io appena ho visto il truccatore ho detto: mi sa che l'assassino alla fine sarà lui.
però è stato comunque piacevole la scoperta e la conferma della mia supposizione e questo è un merito da assegnare in toto a Bilotta per come ha sviluppato la vicenda.

concordo con bo82 per quanto riguarda le pagine 30-31, dove la domanda che sorge spontanea a chiunque abbia visto almeno un paio di thriller è la seguente: perché ci viene presentato quel truccatore? In quella pagina si incrina la sceneggiatura, non so se mi spiego.

Parto con un giudizio sulla copertina: Stano ne disegna una abbastanza insipida, né carne, né pesce, in perfetta sintonia con la storia di Bilotta che, Pianeta dei Morti a parte, pare abbia una preoccupante tendenza al piattume generalizzante.
Da 5,5 solo per la stima verso Angelo nostro.
Storia: Il tema del doppio, nell'indagatore di Craven Road 7 è stato usato dalla notte dei tempi e non ( Diablo il Grande, sino a Dasy & Queen ), spesso in maniera mirabile ( Dietro al Sipario ), altre volte meno.
Diciamo che qui siamo al meno.
E non per l'idea di fondo né per le tavole stupendamente suggestive e disturbanti di Mari che sa trasmettere inquietudine e tensione dai volti dei propri personaggi ( non se ne salva uno...manco Dylan a pensarci su bene...) quanto per la sceneggiatura che stronca una storia altrimenti discreta e dal finale superlativo.
E' tutto il prima che mi risulta pensate, lento e senza ritmo.
Come è già stato osservato, appena presentato il truccatore, delle due l'una: o crepava, o era il matto ed è stato così.
Dylan non avrà i pensieri da Pico Della Mirandola tanto cari a Gualdoni, ma spara una serie di osservazioni/presentazioni di se stesso da far accapponare la pelle ( tutta l'inutile tiritera al bar con la corvazza chiomata che almeno se lo porta a letto senza troppe, dylandogesche, menate....uno dei punti più alti dell'albo e contro corrente, viva Iddio, alla morale barbateggiante ripresa a piene mani ultimamente....) tanto per allungare il brodo.
Perché è qui che l'albo fallisce. Non potendo più essere un vero horror, gli ammazzamenti del derelitto psicotico di turno, perdono tutta la loro incisività e profondità, divenendo meri siparietti stile tenente Colombo, che pilotano DyD verso un finale abbastanza raffazzonato e sconclusionato, assolutamente privo di pathos e interesse.
Tutta la scena della riproduzione dello studio del nostro, appare abbastanza ripetitiva e pesante, nonostante i dialoghi siano buoni, e l'ennesima apparizione spettrale/psicologica del folle, risolve capra e cavoli con una scazzottata tirata incredibilmente per le lunghe.
Le motivazioni delle morti sono sospese fra un tragico passato e un non detto abbastanza inconcludente, dato che un tale personaggio avrebbe meritato maggiore spessore. E qui si ricade nell'ottica della mia disanima generale: DyD stecca sempre e comunque, almeno ultimamente, nei comprimari. Li presenta privi di spessore, di forza narrativa, di coinvolgimento e così la storia stecca anche quando, ad esempio qui presentando l'infanzia dell'omicida, dovrebbe avere maggior forza.
A parte la stronza dai capelli corvini, che è stronza e basta, tutti i personaggi secondari sono vacui, a partire dalla biondina slavata e francamente risibile nell'innamorarsi di DyD in meno di una tavola !! Assurge a fulcro della vicenda, pilotando DyD verso il set finale, cosa che come al solito alleggerisce il lavoro dell'indagatore, ormai pedina di ragionamenti astrusi e cervellotici che nulla hanno a che fare il con il suo lavoro.
Ottimo invece il finale, davvero disturbante in stile Chiavarotti, che ci mostra l'ultima, allucinata trasformazione del tipo, e che accresce il mio rammarico per aver gettato alle ortiche un soggetto mirabile.

Copertina: brutta. Non solo perchè non inquieta o invoglia all'acquisto, ma anche perchè spoilera lo spoilerabile sull'identità del killer (e dire che Bilotta si era "ingegnato" a dare al killer il capello bruno nel'infanzia e quello biondo da adulto). Spoiler a parte, la scena non ha senso, confondendo flashback e presente della storia; se fosse un minimo evocativa o onirica ci potrebbe stare, ma non lo é.