joe montero ha scritto:
Si, ma se la metti così, allora raccontiamoci direttamente la storiella de LA RANA E LO SCORPIONE, in cui la bestiaccia nera affonda perché impossibilitata, fin oltre all'istinto di autoconservazione, a NON essere sé stessa. La Bonelli DEVE cercare di rinnovarsi, a livello pubblicitario ma soprattutto contenutistico: direi che una serie in arrivo come GLI ORFANI già mi sembra più avviata su questa direzione. E lo ZEITGEIST c'è eccome, magari confuso in mezzo all'inafferrabile e orribile mare della modernità, ma qualche punto fisso è riscontrabile: uno fra tutti, la palese preponderanza dell'estetica sul contenuto nelle priorità del pubblico più giovane, e dei disegni e la grafica di Saguaro già ne abbiamo parlato. Altra cosa: cosa guardano oggi i giovani? Facile, le serie 2.0 americane, le quali, e qui l'analisi sarebbe lunga, presentano un sistema di linguaggio molto spesso comune. Ciniche, Post-post-moderne, pessimiste col sorriso, scattanti e spesso prive di contenuti al di sotto della patina di brillantezza che le contraddistingue. Ecco, io non dico di mandare in edicola serie studiate solamente in base alla risposta delle masse e priva di una qualsivoglia scintilla artistica, ma nemmeno compiere suicidi editoriali come SAGUARO. In fondo la Bonelli è un'azienda, no?
A parte che per me è un pregio che la Bonelli sia sempre fedele a se stessa, rimane il fatto che leggere la contemporaneità è sempre stato e sempre sarà difficile, e quando ci si riesce è più per caso che per reale consapevolezza; quindi, a puntare sulla qualità si fa sempre bene (perlomeno a parer mio). Per il resto, la tua descrizione parrebbe richiamare apertamente un fumetto come John Doe: ma JD ha sempre venduto molto meno - meno della metà - di un bonelliano medio, e oltretutto ha terminato in calo, sulle 10.000 copie. Cifre per cui un Bonelli chiuderebbe piuttosto in fretta. In quanto ai più grandi successi editoriali italiani degli ultimi anni, mi vengono in mente un paio di nomi: il Tex a colori di Repubblica, che come appeal era prossimo allo zero (eppure...) e Zerocalcare, che merita senz'altro un discorso a parte ma che, a ben vedere, è un prodotto che visivamente è tutto tranne che appariscente (è in b/n! E quel tratto...) e che punta molto su brillantezza espositiva e contenuti. Ma anche Rat-Man, che pure vende benone, non può certo contare su un aspetto grafico accattivante (formato anomalo, cartaccia scura e disegni apparentemente infantili). Insomma, per me le colpe (per così dire) dello scarso successo di
Saguaro non sono solo della Bonelli: anche, e l'ho detto più volte, ma non solo.