Ares ha scritto:
ma non si tratta nemmeno di autori o meno. [...]
Purtroppo è proprio la scelta editoriale che sega el gambe a qualsiasi possibile miglioramento. Se il target di riferimento sono i bambini delle elementari purtroppo questo è quanto ci si può aspettare e basta.
Concordo.
E quindi, a mio avviso, con particolare riferimento a Dylan Dog (taccio sulle altre testate, ché il discorso sarebbe troppo lungo), viene a cadere l'alibi della crisi mondiale del fumetto, dei giovani tecnologizzati, della playstation e quant'altro. La linea editoriale è suicida. Ma il fatto è che non lo è da oggi. Diciamo che ora ha raggiunto semplicemente il suo acme trovando una redazione che si applica solertemente e con indefesso impegno affinché la testata affondi il più in fretta possibile.
Cita:
Comq diceva qualcun altro: posso capire (?) la censura sullo splatter, ma Dyd non era solo questo. Era fumetto d'autore, era introspezione, era un approcio maturo alla realtà, era sogno, erano storie che magari alla prima lettura dicevi: ma cosa ho letto? (vedi Morgana o storia di nessuno considerati tutt'ora capisaldi), era un fumetto disegnato con cura e personalità.
Dylan Dog è anche il N.69, "Caccia alle streghe", uno dei capolavori assoluti della serie, di cui oggi ne conosciamo tristemente la 'seconda parte': i censori hanno vinto e, paradossalmente, essi sono le (presunte) vittime. Una trama degna del miglior Sclavi. Peccato che sia stata scritta nel peggiore dei modi.
Per fare un esempio: oggi, una storia come Morgana sarebbe impubblicabile sull'inedito, perché richiederebbe troppi balloon e spiegazioni (e io aggiungo: che ne distruggerebbero il valore narrativo). Quindi, in questo clima, immagino che un novello Sclavi che presentasse i suoi lavori alla Bonelli vedrebbe i suoi soggetti o bocciati o revisionati.
Insomma, questa linea editoriale è l'esatto opposto di quella del DD originario. Quindi, nessuna sorpresa se a molti la testata sembra aver mutato i connotati.
dogares ha scritto:
Il problema è che diciamo sempre le stesse cose.[...] Dylan non è più lui.
Lo hanno fatto anche i texiani per più di un decennio. E, nell'era Toninelli, anche gli zagoriani.
E tuttavia, molti altri - tantissimi, nell'ordine di decine di migliaia - che, evidentemente, si erano stancati, hanno abbandonato la nave.