Era già partito il trenino con sotto “
Meu amigo Charlie Brown” con qualche giorno d’anticipo sul veglione.
http://www.youtube.com/watch?v=tvaKKWv1-tQ Lo spumante stava per scorrere a cascate alla fausta notizia che il Gualdo si era dato definitivamente all’ippica (
)… quando in edicola si presentò il vero motivo della sua svolta (d’ingegno) equina
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Un oggetto di nessun valore, a cui molti diedero fuoco coi bengala, per poi puntuali gettarlo alla mezzanotte dal balcone al posto della roba vecchia, sperando che il nuovo anno ricominci sotto altro auspicio, o che Renzi col suo camioncino accorra a rottamare la carcassa degli attuali ronzini in forza alle scuderie SBE
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Una storia che non mi sento neanche di definire “immonda, inqualificabile, insulsa, od offensiva verso il lettore” perché si arrabatta in modo quatto quatto attorno al nulla cosmico, tentando studiatamente di aggrapparsi ai
soliti tormentoni dylaniati (v. animalismo di sesta mano, visioni rivelatorie, sgamo ribaltevole nel finale) per confezionare un innocuo concentrato alla carlona.
E non per dissacrarli. Siamai!
Ma solo per strumentalizzarli tanto goffamente… che il tutto sembra una parodia malriuscita delle stesse storie di cui dovrebbe riciclare gli spunti, che invece finiscono qui nel pattume indifferenziato del cialtronismo allo sbaraglio, dis-caricato addosso al lettore con dis-ingenuo mestierismo riempitivo
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Insomma, una pietra miliare per capire come NON SCRIVERE una storia di DD dopo oltre un ventennio, e per capire qual è l’aria (asfittica) che tira dalle parti di chi tira le redini della testata. Con quel sorriso tirato di chi è consapevole di poterla fare grossa senza che nessuno lo tiri a calcioni giù dalla sedia
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Ripasso dal mattatojo per qualche brandello di prima Furia:
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°S
°°P
°°°O
°°°° I
°°°°° L
°°°°°° E
°°°°°°° RSi parte di corsa verso il galoppo… se non fosse che Betty Belles sembra ripensarci per una vertenza sindacale per gli extra non retribuiti, o più semplicemente soltanto perché è meno dopata degli altri equini e quindi avverte qualche presenza strana in giro
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Che sia anche lei sensitiva? No perché il fantino che la monta pare esser l’unico in grado di vedere nelle nebbia il cavallo-fantasma e la cosa non gli porta bene.
Fine della corsa; si accettano scommesse sulle fratture multiple
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E se fosse tutta una messinscena per turlupinare le casse della SNAI? Carrie non esclude l’eventualità della truffa ma punta più sul cavallo di battaglia (persa?) di Dylan: il sovrannaturale.
Per lei è dunque facile associare l’apparizione al Goldcaster con quella di un altro cavallo al centro di eventi spiacevoli. Ed ecco tornare dall’infanzia fresco fresco di soppressione il buon vecchio Blacky assieme alla sua leggendaria vittoria con uno zoccolo in meno
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Mandavero? Ekké, tepare
Pronta sull’unghia allora un’altra leggenda pseudo metropolitana – rubando il mestiere a
Di Gregorio con due mesi d’anticipo – con la scavalcata eroica nell’incendio di San Francisco e lo stoico destriero che riesce a correre nonostante gli mancasse una zampa.
Sarà anche un e-mulo di Enrico Toti, ma la storiella quadra davvero poco se si considera come due coppie di cavalli da tiro (p. 21-22) dovrebbero in realtà risentire molto più gravemente di uno di loro che scoordina il passo.
Ma tant’è…di “cavalcate” leggendarie se ne sentono tutti i giorni nei discorsi della bella gente, e come in questo caso, si tratta spesso di una gara a chi la spara più grossa
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Ma mai così grossa come la serie di enormi imbecillerie filo-animaliste che Dylan tenta di sputacchiare tra pp. 23-24 giusto per ramanzinarci perbene e permettere di inquadrare il tono della storia – nel caso lo 0,0001 % dei lettori non se ne fosse ancora accorto
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Le ricorrenze gualdoniche non mancano di dilettare questi discorsetti con impennate di scalcagnaggine dirompente
Prima Dylan blocca il racconto di Carrie perché (lui!) si scopre troppo sensibile all’orrore parlato (p. 23.i-ii).
Vi ricorda qualcosa? A me viene in mente l’atroce pezzo di rigetto verso l’orrore figurato/figurativo nel
Museo del Crimine dove l’Old boy si scaglia contro ogni crisma del suo mestiere, facendoci una figura deontologicamente da fesso – o schizofrenico, nel caso.
Poi, con un capitombolo di forzata empatia, si rincorre l’etica
cross-species del cavallo che non si è scelto da sè il mestiere di salvatore per una clausola sul contratto nitrita male. Ed alla fine, per chiudere in bellezza, scatta il revanchismo ecologista con Dylan che si augura (lui?) una vendetta animalesca contro i corrotti sfruttatori degli animali, ben sapendo che le bestie s’accaniranno solo sui veri colpevoli, come ogni vera razza equina dal pedigree dipietrista (p. 23.v – 24.i)
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Il thè di Groucho doveva ancora arrivare, ma più di qualche sospetto induce a pensare che il suo titolare si sia già scolato una bella bottiglia di gin per arrivare a delle affermazioni così
out of character, buttate alla rinfusa, a costo di accamparle in aria e ricucirle con lo sputo penzolante, per il puro gusto di strizzare l’occhio al filone animalista. L’animaccia di chi l’ha scritte, certe cose… Spero non diventi specie protetta
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Per fortuna poco dopo si getta sulle indagini per riguadagnare in credibilità. Seee, come no
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Come prima cosa dimentica bene di interrogare il fantino testimone/sospetto, giocandosi una delle tante piste buttate a casaccio per il gusto dell’ammucchiamento disorientante.
Vedere una corsa non se ne parla neanche: troppo urticante per la sua sensibilità delicata. Mandarci Groucho? Macché, il Gualdo si gioca subito anche questa carta (prepagata) della sceneggiatura, lasciando il baffo in preda alle sue battute o al bujo totale, senza la possibilità di sfoggiare per davvero la sua nota esperienza col mondo delle corse
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In pratica il “giallo” si decostruisce da sé nel “beige rosato” con l’incontro fortuito delle lentiggini di Mr. Whitby (p. 29, già stra-insistite a p.15) e l’ajutone della squinzia del mese che non vede l’ora di spifferare l’impossibile al NostroCaroDistinto alla modica cifra di un pasto in sala mensa.
Insopportabile nella sua sciatteria l’uso delle didascalie per gli sbalzi temporali tipo “
due ore dopo” (p. 29.i), “
quella sera” (p. 36.i) o “
mezz’ora dopo” (p. 44.i) come se si stesse lì col cronografo per ricostruire gli eventi da novelli
NCIS. In casi come questi basterebbero delle vignette di collegamento in dissolvenza o altri escamotage un filo più accurati/stilosi, ma forse qui si preferisce uno stile didascalico per andare incontro alle nuove leve da Paperopoli o Topolinia, quelle coi paraocchi tipo cavalli. Appunto .
Per rimestare invece sugli scoop alla Del Debbio, poco dopo ci vengono propinate ben 4 pagine 4 sugli sconforti del lavoro precario in tempo di crisi, la pensione anticipata ed il colesterolo arrembante, prima di un tuffo al cuore da farci schiumare dalla bocca
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Ma eventi come questi non sono da sottovalutare, si sa.
Infatti uno come Bloch non trova di meglio da fare che andare a svegliare Dylan per un poveraccio che ha avuto
un semplice infarto bofonchiando qualcosa prima di non-morire. O a Scotland Yard si batte la fiacca o al Vecchio ormai passano solo i casi più insulsi, anche se non si fa mancare sul luogo del “tremendo fattaccio” i nastri di rigore, allertando la scientifica e scomodando magari anche l’FBI
Ancora più grave: Bloch fino ad allora non sapeva nulla delle indagini di Dylan nel mondo della cavallanza (le domande vengono dopo, a p.45), e quindi il motivo della sua irruzione al 7 di Craven Rd. mentre Dylan si riposa dalla sua ultima monta di stallone è… completamente fuori luogo e pretestuoso. L’ennesima presa in giro nei confronti del lettore per gli scompensi di una sceneggiatura a tappe forzate, e rattoppata col moccio
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Altro picconata alla credibilità di un personaggio di lungo corso è il mumbleggiare ridondante (ovvietà) che il Gualdo affibbia allo stesso Bloch, come inutile chiosa al suo scambio con Dylan non appena questo se ne va, e per ben due volte (p. 46.vi e 76.ii)… come un reflusso gastrico di paternalismo tra amiconi di vecchia data.
Xabaras s’ingelosirà…
I risvolti di comicità involontaria continuano a non mancare quando Dylan viene a sapere delle menzogne/mezze verità di Carrie in merito al padre, per l’episodio di Blacky. Non per nulla lo ha ingaggiato proprio lei per investigarci sopra, ma non più di tanto…per carità, altrimenti si mette in discussione l’onorabilità della famiglia.
Investigare l’incubo con moderazione è una cosa che va molto per la maggiore di questi tempi sulla testata. Siamo moderati noi. Mica come quel ficcanaso di Signorini…
E questo Carrie pare saperlo, oltre probabilmente ad essere la ricca sciroccata di prassi che non sa come spendere i soldi o come auto-incastrarsi, anche quando un Dylan qualunque brancola nel bujo sul caso.
Non tardano a manifestarsi anche i loschi figuri che si aggirano da sani cattivacci nel mondo delle scommesse, ed il teatrino del pestaggio è servito: un pajo di sgherri che ti convincono con la forza della forza, ed il loro capo impomatato che si atteggia di figo mentre ti minaccia
Notato nulla? Altra ricorrenza gualdoniana: solo due mesi fa la manovalanza malavitosa del delinquentello Hellborn aveva messo in scena la stessa pantomima pietosa.
Ma qui gli esiti sono diversi, perché il pestaggio serve ad azzerare i lumi di Dylan e dargli occasione di sognare la consueta visione-metaforica da immedesimazione sensitiva nel caso (pp.59-63).
Non più coniglio da laboratorio sul tavolo di vivisezione, qui si prende una bella pallottola risolutoria come ogni cavallo in via di soppressione perché non più utile…di gamba, rotta. In pratica quello che ogni notte sogna il papero Pato dopo essersi scrollato di dosso quella puledra sbrigliata di Barbara B
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Per fortuna che c’è la buona stellina biscottata di Seabiscuit a soccorrerlo giust’in tempo per scarrozzarlo dal padre di Carrie, anche perché proprio lei –
guarda caso, miiiii - sa benissimo dove si trova in villeggiatura.
Forse qui c’è l’unica cosa inquietante dell’albo, ovvero il dialogo sconnesso tra Dylan ed il vecchio alzheimerico, sottolineato dalla sentenza di morte pronunciata dall’Old Boy contro Frank Seward, anche se quel grassetto enfatico suona più di campagna di sensibilizzazione del Ministero (p. 69.vi)
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Finalmente crepa qualcuno (a parte i poveri animali) con la spiacevole fuga di Whitby dalle sue responsabilità/passato (pp. 70-73)…le stesse che finiranno per calpestarlo di peso, a suon di zoccoli, cosa non così improbabile come sembra, anche se messo in angolo mi pare dura persino per la Regina delle Amazzoni dargli il ben servito con la sua bestia sellata.
Per far quadrare tutte le (false) tracce seminate ci serve un goniometro di pongo: ed infatti Dylan finalmente si ricorda di tornare nell’ippodromo e gli viene facilitato il tutto dall’apparizione del mese pronta ad instradarlo verso il vero orrore da condannare.
La macellazione abusiva: tremate gente.
In pieno centro e tra l’altro addupassi da un ippodromo. Una genialata come poche, nel mondo del crimine scaltrissimo
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Ripeto le parole di Dylan (pp. 87. iv-vi): “
Perché?... Diosanto! perché? “
Ripeto solo queste perché tutta la valanga di pensieri stordenti di Dylan all’insegna dell’inutilità ve li risparmio.
Quasi dieci pp. di fuffa monologante (pp. 78-87) con ogni ovvietà gli sfiori la mente, per condire quelle vignette che altrimenti sembrerebbero un po’ carenti secondo l’estetica del Gualdo.
Unica consolazione: ci vengono perlomeno risparmiati i pensieri del cavallo-fantasma, che non per nulla è una creatura più intelligente e non ha bisogno di certe cose per farsi capire – quel poco che qui c’è, da capire
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Per chiudere con dignità la tesina bisogna dimostrare che gli esseri umani sono cattivamente feroci nella loro animalità astratta, ed ecco che l’omicidio più gratuito del decennio viene sgamato in base ai timori infondati di una Carrie troppo suscettibile a ripulire la fama di famiglia ed i ricordi da preservarne.
Al piccolo trotto si arriva anche alla perla di saggezza finale sull’odio che il cavallo disdegna. E per una volta sarà consentito pure guardargli in bocca… per sputarci, visto che a 2.90€ non è proprio donato
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**** ***** ***** ******Scesomi il cavallo a livello sottosuolo passo alla cifre
Soggetto:
4 ½ Dylan contro gli allibratori degli ippodromi.
Dylan contro i macellai abusivi.
Dylan che colpevolizza involontariamente gli altarini di una famiglia allo sfascio.
Vi basta? Persino i conigli di Medda avevano qualcosa di più interessante da mugolare…
Sceneggiatura:
4 Davvero sconcertante il giro (lento) di circostanze per arrivare al niente di sottomarca. La rivelazione finale è uno dei peggiori anti-climax mai visti. Vorrebbe farsi paladina della retorica animalista ma anche lì intoppa nella dislessia strutturale ed indisponente
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Dialoghi senza nulla di rilevante, comprimari di cartapesta e scollature pretestuose a josa. Innocuamente inutile, non arriva neanche ad annojare tanto sovraccarica di vuoto.
Salvabile solo qualche uscita di Groucho, come la sua sgattajolata nel letto sbagliato
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Disegni :
7 - Come spesso accade, a Bigliardo gli appioppano ingiustamente una storia scarsissima. Lui prova a salvarla con un lavoro puntuale e di qualità, e gliene va dato meritatamente atto
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Buone le anatomie dei cavalli, le scene di movimento o sotto la pioggia. Continua nella sua ricerca di uno stile meno pulito o “metallico”, concedendosi qualche turbamento più convulso, impreciso e “sporco” che non guasta affatto per creare atmosfera.
Non mi pare così neutro ed impersonale come altri hanno detto, e se la scena del mattatojo finale difetta di goticismi è perché tutto l’orrore dalla storia si assesta su una normalità sbiadita che non permette certe bizzarrie… tipo la corsa alla San Firmin delle mucche pazze matate nei
Segni della Fine da
Casertano.
Ha dei problemi ad arrotondare Bloch, che qui sembra più il sosia di Bersani (pp. 45.v e 76.ii), e con le teste sproporzionate dei bambini che sembrano pupazzi di pezza
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Due macrosviste per gradire, in onore al
proofreading della redazione
:
#1) Bella grossa ed in apertura. Prima (grossa) vignetta: il percorso dell’ippodromo dato dalle palizzate interne è ad angolo retto e non circolare/ellittico.
Cos’è, i cavalli mettono la freccia prima di svoltare di corsa? O è un percorso stile Pacman
Per fortuna lo stesso Bigliardo rimedia a p. 26.i arrotando il circuito come si deve.
#2) Audiocronaca della vittoria di Blacky ai tempi dell’infanzia di Carrie. Parliamo di circa vent’anni fa quindi. Ma invece i cronisti dispongono di schermi ultramoderni (p. 16.iii) con display così sottili che neanche l’ultimo modello LED Samsung può sfoggiare
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Copertina:
6 Non è nulla di ché, inteso. Però quegli strambi filamenti di sangue al rame non mi dispiacciono così tanto. Meglio comunque i cavalli di Bigliardo.
**** ****Adesso vi lascio perché devo sopprimere a piallate il mio vecchio cavalluccio a dondolo che ormai risulta inservibile. Se qualcuno è interessato ai trucioli mi contatti in privato. Il mercato clandestino rende
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ALOHA