Nessuna edicola l' aveva più, ma sono riuscito a recuperare quanto meno la lettura del numero 1 ("Il boia di Parigi") grazie a un amico che me lo ha prestato (l' Impulse del forum, che ringrazio
).
POSSIBILI SPOILER
Come storia, la mia preferita rimane "La redenzione del samurai" grazie alla compattezza e al divertimento (e poi quei disegni...
); ma Sanson è in assoluto il personaggio più interessante e alla fine della lettura il pensiero prevalente è: "110 pagine sono troppo poche, voglio leggere ancora del Boia".
Dunque la scelta del personaggio, della sua filosofia e della prospettiva da cui i protagonisti della Rivoluzione francese sono visti è geniale e tutto ciò rappresenta il fulcro della narrazione ben al di là della trama, che scorre in una piacevolissima monotonia.
Le due pecche secondo me sono: lo scarso approfondimento del rapporto con la donna in nero e il colpo di scena finale frettoloso e inverosimile. La storia d' amore con la vedova alla fine risulta semplicemente un artificio per chiudere il cerchio e permettere la vendetta a Sanson, eppure -stante anche la natura introspettiva e mortuariamente riflessiva dell' opera- personalmente le avrei dato molto più spessore, risalto ed autonomia, anche a costo di dover rinunciare a mostrare la vendetta finale per motivi di spazio (maledette 110 pagine).
Qualche piccola osservazione sull' aspetto storico. Gli eventi della Rivoluzione francese sono poco approfonditi poichè pur intrecciandovisi fanno da "semplice" sfondo alla vicenda, ma gli storici sostenitori di Robespierre avranno parecchio da ridire sulla figura che qui fa l' Incorruttibile.
In generale c' è proprio una tendenza quasi manichea (non che mi abbia indisposto, osservo solo) a rappresentare i nobili come coraggiosi e onorevoli nell' accettare la decapitazione, i rivoluzionari (Robespierre e il compare Saint-Just in primis) come sadici interessati solo al potere e il popolo come una mandria di imbecilli.