Eva_Luna ha scritto:
Nikolaj, se una donna sceglie di fare tanto sesso fa tanto sesso, non diventa una prostituta (cioè prendendo soldi in cambio). Compiono determinate scelte perché non ne hanno altre da compiere. Non c'è nessuno che fisicamente le costringe, ma è la società che lo fa. Per una donna trovare lavoro è tre volte più difficile che per un uomo, e questo già se hai tutte le carte in regola. Se sei straniera, senza permesso di soggiorno, senza istruzione, se sei anche italiana ma disperata e senza materialmente nessun'altra via d'uscita, sei costretta. Se poi parliamo delle escort, il discorso cambia di poco: anche se ora sono d'alto bordo, non significa affatto che vengono da una famiglia ricca o anche semplicemente benestante. Mai conosciuta una, e ne ho conosciute parecchie quando lavoravo ad un cortometraggio sul tema all'università.
Nikolaj Stavrogin ha scritto:
Fare una scelta libera non significa sentirsi liberi. Ma anche da "prigionieri" si può mantenere una forte dignità.
Anche perché altrimenti saremmo tutti da disprezzare, in quanto perennemente condizionati dalla "società schifosa" a fare qualcosa piuttosto che qualcos'altro che magari ci piace di più.
Chi può sentirsi davvero libero in questo meccanismo? Nessuno.
Ciò non toglie che il nostro personale nucleo di dignità possa essere mantenuto esercitando il nostro limitato volere razionalmente e disponendo di se stessi nel rispetto degli altri fino alla fine.
Se sei sul lastrico puoi prostituirti, o magari ucciderti, o uccidere qualcun altro per derubarlo. Nessuno dei tre casi ti farà sentire libero, ma moralmente non si equivalgono.
Siamo tutti vincolati in qualche modo dalla società; dunque, non essendo liberi, non possiamo essere dignitosi? No, ci sono scelte e scelte.
Le critiche alla prostituzione mi sono sempre parse un retaggio del paradigma maschilista-cattolico: maschilista [le donne non hanno libertà di scelta]-cattolico [non sei libero di disporre a tuo piacere del corpo].
Non a caso nelle culture pagane le cortigiane erano figure di assoluto prestigio, o addirittura venerate come divinità.
Per quanto mi riguarda, la prostituta equivale alla ballerina, alla ginnasta: una donna che utilizza il corpo per lavorare.
La differenza è che la prostituta fa sesso, e in una società come la nostra, in cui il sesso è criminalizzato, represso e manipolato [dall'influenza congiunta della cultura cattolica e dei poteri costituiti - leggasi Marcuse e Foucault], questo viene ancora percepito come "sporco", indecoroso. Anche dalle prostitute stesse, ovviamente, che in quanto donne sono costantemente sottoposte a questo tipo di mentalità, interiorizzandolo.
Ci sono donne che in condizioni disperate rubano, si uccidono [talvolta insieme ai figli], mandano i bambini a chiedere l'elemosina. Altre si prostituiscono.
Stesso identico discorso per le pornostar, molte delle quali sono artiste raffinatissime e persone splendide.
Ritorno all'assunto iniziale: ci sono scelte e scelte, ma non tutte si equivalgono moralmente.
Almeno, questo è il mio pensiero.