Cravenroad7

Ok ve lo dico lo stesso, che se non lo dico a voi che siete la mia famiglia a chi lo dico...?
Ri-letto stasera. E ho pianto. Come una scema ma ho pianto. Perchè tu, Marty, sei morto come il mio papà, della stessa malattia, nello stesso punto, veloce come si vede qui. Perchè anche te, te ne sei andato dapprima con qualche dolore alla schiena, poi con il bastone e poi la TAC e la risonanza. Perchè io ti volevo bene e non te l'avevo detto quasi mai, e tu me ne volevi tanto e non me lo dicevi mai.
Perchè questo era il Dylan che leggevo quando il mio mondo era un casino e lo leggo anche adesso che forse è meglio chissà. Perchè non rimane di noi che un tiepido ricordo, che nessuno rammenta più.

Mi sono commosso anche io,leggendo l'albo oggi in una mensa self service, circondato da decine di persone che parlavano del niente.Un albo bello ma ben lontano dall'essere un capolavoro.Io gli darei 7...E'il soggetto a scricchiolare,la sceneggiatura è ottima secondo me,idem i disegni di Casertano.

Ma come dipinge anche il poco, le sfumature, il Tiz, non lo fa nessuno.
Se poi racconta storia epocale ( Storia di Nessuno ) o niente ( L'Assassino e Fra Noi ) o dolore come qui, coglie sempre nel segno.
Ah...Tiz, quanto mi manchi su DyD, mannaggia....

è un ricordo toccante, Dogares.

..purtroppo si. A mio padre fu risparmiata la terapia del dolore, che distrugge non solo chi è malato, ma anche e sopratutto chi deve stargli accanto...
Papà morì dopo dieci giorni di ospedale, ma con 4 anni di calvario a casa. Era tutto così terribile. Sentirlo, la notte quando stavo da loro, alzarsi e piangere...Per questo il mio giudizio su questo numero non è e non sarà mai obbiettivo e sereno.
Ma credo che se Sclavi è stato capace di dare umanità e farmi rammentare una cosa tanto orribile, ma con serenità e affetto, un otto lo prende sempre.

Bravo, Sclavi.

Storia 7,5
Disegni 8

Dopo questa edizione, la serie entra in un periodo nero. Non é che andava bene. Ma è entrata in piena decadenza.
Sclavi andato per sempre (non mi piace il 250).
Ma sopratutto Barbato stava scrivendo meno. E quel poco che ha scritto era debole (245, 279, 292).

Riletta stamane, un ottima storia, c'è tutta la mano di Sclavi, questo è il dylan che amo, commovente l'abbraccio tra dylan e marty, ottimi come sempre i disegni di Casertano e ottima anche la copertina, sicuramente la storia più della delle ultime quattro scritte da Sclavi

"Marty" è uno di quei Dylan Dog che rileggo sempre con piacere. Ottimo Casertano nelle caratterizzazioni e l'ultimo immenso Sclavi che la serie abbia avuto. Possiamo solo pregare per vederlo tornare con capolavori simili... Trae spunto dal film omonimo, ma il Marty con Ernest Borgnine (lì è un trentacinquenne brutto e scapolo che vive con l'anziana madre vedova) è molto diverso. Resta l'umanità dei due personaggi. Dylan e Botolo rispolverano al meglio le loro affinità come ai tempi di Johnny Freak. E tutto sommato Marty è una versione senile e meno "freak" di Johnny. Guccini in conclusione commove.
Una domanda: come mai la scelta di Jude Law?

Se Ucronia si poteva considerare come l'addio al personaggio, Marty potrebbe idealmente rappresentare il commiato di Sclavi dinanzi ai lettori e come tale lo valuto.
Qui il Tiz si fa apparentemente uno e trino: è Dylan, è Marty, è/non è il killer con le fattezze di Jude Law; aderendo al suo stesso dogma del "non è successo niente" la triade diviene bipolarismo (uno dei tre non esiste nemmeno nella finzione), uno è un po' quello che l'altro avrebbe voluto essere ma in fondo si può notare come Dylan e Marty si somiglino tantissimo. Persino Dylan conduce una vita da pensionato.
Sclavi qui ricerca la commozione in modo più spontaneo rispetto che ad es. in Johnny Freak, ma forse troppo esplicitamente per emozionarmi davvero, anche se ce la mette proprio tutta e un po' ci riesce nel convincermi che il male brutto, quello vero, è la solitudine. Però mi commuove di più pensare che se ne è andato lui come autore dylaniato (e qui torniamo al commiato di cui sopra).
Molto bene Casertano, che, sulla carta, non sembrava adatto al tipo di storia.
Discreto.

Una storia-non storia, una metafora della nostra non-vita, una raffigurazione della solitudine e insieme un tentativo di tirare le fila di ciò che questo fumetto è ed è stato. Sclavi è più che mai Dylan Dog, malinconico e riflessivo osservatore di una Londra dove non succede più nulla, a simbolizzare il definitivo allontanamento dell'autore dalla sua creazione. Ma è anche e soprattutto il protagonista Marty, e fingendosi lui, coglie l'occasione per celebrare il proprio funerale. Nessun caso, stavolta, per il nostro indagatore, se non quello assurdo della vita.

Ma io non sono soddisfatto. Come dicevo, Sclavi qui è a tutti gli effetti Dylan Dog. E' lui stesso a girare per le pagine del suo fumetto, a porsi domande e a dare giudizi. E' proprio lui che Groucho consola. Lui ad aver paura di morire. E questo mette tanta malinconia anche a me. Solo che questa non è una storia di Dylan Dog. E' un monologo nemmeno troppo elaborato, quasi un epitaffio. Per di più, nessun filo collega in realtà l'assassino dei rimpianti a Marty - due sezioni della storia distinte e separate - ma se un filo ci fosse, a quel punto non vedrei perché commuovermi (cosa che comunque non ho fatto). E per chiudere ecco a voi tanti stereotipi sulla grettezza umana tutti in una volta. Io l'ho già detto e continuerò a ribadirlo: certi personaggi e certe reazioni non hanno nulla di britannico. Capisco perfettamente che quello di Londra è solo un escamotage narrativo per presentare vicende, contenuti e personaggi anche più vicini a noi, ma un minimo di coerenza non sarebbe sgradita di tanto in tanto.

A prescindere da tutto ciò, la storia non offre spazio a virtuosismi di sorta, quindi i nostri prodi fanno il loro (ottimo) mestiere, ma non molto di più. Questo albo è piacevole da leggere, ma è anche fastidiosamente vuoto. E non per il tema trattato, ma perché non aggiunge nulla alle grandi storie del Tiz. Non me la sento di bocciarla, ma non posso dire che mi sia piaciuta come le altre sue (fors'anche più prosaiche) storie dello stesso periodo.

Fra poco neanche quello...

SPOILER

Un albo strano e quasi insondabile. Tremendamente malinconico, dannatamente ordinario, pauroso appunto nel suo non succedere niente in 98 pagina, angosciante nell'introspezione psicologica del vecchio. Tremendo perché è (o sembra essere, ma lo sembra bene) Sclavi che racconta Sclavi, è Sclavi che indaga su Sclavi. E a volte va troppo sul patetico (come era già successo con Johnny Freak, che qualcuno già ha citato). Non posso essere pienamente soddisfatto di questo albo perché non è pienamente Dylan Dog pur essendo il Dylan anni'80, ossia Sclavi in camicia rossa e Clark. Non sono stato chiaro, lo so.
Ciò non toglie che sia una storia da leggere assolutamente. Commozione generale per l'ultima pagina.

Un albo molto malinconico,quasi nostalgico per molti aspetti.Scritto con mano sicura,e di sicura sensibilita'.Inutile dire che come conosce il personaggio Sclavi,e lo sa rendere con mille e passa sfumature...beh...
"Marty" e' un mix azzeccato di tematiche estremamente personali,e a noi lettori piuttosto note in merito al personaggio di Dylan.
Completa.Imperfetta magari,ma al netto delle sbavature...una storia ricca che scuote,che non passa inosservata.

La solitudine diventa un acido che corrode lentamente le persone. voto 9