Lo ammetto e rimetto (a voi): non è stata una storia epocale per il rialzo delle quotazioni dylaniesche, ma non credo neanche abbia causato un crollo di braccia tale da far precipitare verticalmente le Borse (gonadiche) negli abissi dell’inconfidenza
.
Da Paola ci si aspetta lecitamente sempre (il?) meglio, ma forse adesso la sua “vena” da scrittrice di romanzi comincia
a portarla fuori strada dal sistema circolatorio a vignette, in sole 94 tavole. Di certo non nei contenuti, quanto nell’organizzazione della storia e nei tempi della sua narrazione. Voler dire molte -troppe? - cose e poi cercare di arruffarle con continui bluff e controbluff per aumentare l’effetto spiazzamento e/o ritardata-illuminazione, in questo caso si è rivelato un gioco difficile da gestire senza ingoffirsi nel pantano del macchinoso&disorganizzato
.
Più che cervellotico/contorto, l’approccio della storia rischia di farsi confusamente involuto, pasticcioso, con molte tracce buttate per tamponare scompensi logici, ed altre lasciate a penzolarsi per (sospetta) distrazione
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Rileggendola alcune di queste tracce si riescono a recuperare, ma non tutti sono tenuti a rileggerla per approfondirla o cercare uno dei tanti sensi, alternati, unici, in rotatoria. Nessun divieto d’accesso se invoglia ad una rilettura; non è da considerarsi un difetto, anzi…io ho imparato ad rivalutarla (in parte) soltanto rileggendola
.
Solo che spesso questa rilettura è motivata dalla sola – e sacrosanta – voglia di far quadrare un quadro sbilenco ed oblungo, ad una parete molle. Per approfondirla bastavano, forse, soltanto un numero di pagine in meno dedicate alle cineserie del gioco-degli-inganni-negli-inganni e qualche impennata di abissalità umana in più, ma paurosamente credibile.
Non rientra tra le peggiori storie della Barbato questa PaperMobile 313, beninteso:
Il giardino delle delusioni, ‘A Lunga Nuttata, Il Santonario sono jatture di altra fattura, ma anche qui spesso i conti non tornano, e le FiammeGialle si accendono allarmate per qualche raggiro non proprio fiscale
.
Mi sto dilungando (
manoncidire!) senza che nessuno mi tiri dalle membra o mi sottoponga ad una cura ormonale per la crescita. Prima che arrivi a sbattere la testa al soffitto e faccia crollare la mia casetta di cartone (animato, da noi), meglio che svisceri un po’ delle pagine in questione. In attesa dell’IMU(-rtacci dikillanventata)
**********SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILERIl crollo: parte il logotitolo ed il crollo c’è già bello che stato
.
Rimangono le macerie ed i soliti spiriti umanissimi che tentano di soccorre l’emergenza. Anche quelli in forma canina. Molto meglio di quei cani sciacallanti del branco di Bertolaso&co che dalle macerie/carcasse si sono ri-edificati nei centri benessere, massaggiando i conti dell’erario già tracollato
.
Primo scompenso: d’accordo, è crollato un qualche palazzo/edifico, ma quale? Sotto la tipografia di Sandford Street, pare (p. 51.iii). Non dove il team di giovani ricercatori faceva gli esperimenti (v. chiamata ricevuta da Fanny p. 32, e laboratorio biologico a p. 81). Resta il fatto che si vede chiaramente una struttura in cui scendono i ragazzi prima del tunnel vetero-fognario dove alloggia aggratise il blob (p. 80.iv-v).
Bien, ma allora da dov’è che chiama Hector mentre il fluidomostro lo bracca da buon complice minaccioso, vicino ad una scrivania (p. 51.v; 97.i)?
Quando anche Nigel è aggredito durante un contatto “svuotante” (p. 79.ii-iii) si vedono delle finestre di fondo…quindi una struttura aperta all’esterno e non sotterranea. Che il mostro abbia la capacità di risalire dalla fogne quando non c’è troppa luce in giro? Ha plagiato/corrotto qualcuno per spegner le lampade (p. 84.i-ii)? O aveva solo bisogno di qualche fotocopia dalla tipografia? Nun me convince…ppe gnente, per quanto le cose viscide spesso risalgano. Dal naso però
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Prima parziale compensazione (allo scompenso): ci sono stati dei corti-circuiti di comunicazione equivoca tra Paola e Freghieri sui dettagli delle vignette, e qualcosa è andata fuoristrada nell'equivoco, mordendosi la coda.
E non sarà l’ultima, a ben vedere. A furia di sgranocchiarla la coda è arrivata al buc## ### ####
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Lassamo perde, ma senza accatastare altre argomentazioni da catasto comunale, un pajo di cosette sui problemi condominiali rimangono, per quanto tralasciate dall’autrice: possibile che al momento dello scoppio non ci fosse nessun altro nell’edificio in questione? Nessuno ne accenna nel corso della storia, mai
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Sarà stata notte fonda da disabitazione globale in caso di palazzo pieno d’uffici? Intanto si vedono ancora delle auto nel garage sotterraneo (p. 12.v), e questo fa pensare che non tutti siano fuggiti “alla Fantozzi” finito l’orario di lavoro. Ci sono altri blobbati oltre a Nigel là sotto (p.49) ma derivano comunque da un periodo precedente allo scoppio (v. retro-racconto a p. 82.v).
E allora? Mistero assoluto, anzi bypassazione necessaria, sennò vattellaspiegare pure la “strage dei condomini innocenti” (?) buttati giù dal piano dinamitardo più sgangherato della City. Non era il filone di storia che Paola cercava e quindi l’ha ignorato bellamente. Nonostante tutto lo sproloquio di informazioni profuso nelle altre pagine, su questo punto si zompa a più pari, spajando un po’ di credibilità. Insomma non c’è il tempo di rifarsi drammatizzando all’11 Settembre o alla strage di Barletta. Si va via per altro,
pace StudioAperto
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Molto ben scritta (pp. 10-16) la parte del risveglio di Dylan dal torpore del bujo, di una lastra quasi tombale. Non il solito filo-del-discorso mentale gualdoniano a cui vorresti impiccarti soffocato dalla pedanteria e dall’ovvietà, ma una serie di pensieri pratici (e tesi) scanditi per liberarsi dall’angoscia e dal peso incombente della morte, cementificata
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Freghieri si difende bene tra le rovine scassate anche se non arriva ai livelli di
Seppelliti vivi! Qui regala qualche sfumatura oscura in più (p. 12.i e 24.i) ma nel tratteggio dei blocchi spesso si annoja e tira via cose quasi elementari (p. 15.iv e 24.iii per esempio). Ha una strana ossessione per un tubo ricorrente (e ricurvo) a josa, ma forse c’è qualche significato simbolico/freudiano che mi sfugge
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Si scorda di spezzare/curvare la leva di metallo dopo il crollo della lastra (p. 15.iv e 16), che poi ricompare miracolosamente intatta (p. 19.v-vi e 24.iii-iv) nei pressi del blob. Che abbia anche delle capacità da Saratoga costui
Sorvolo sul fatto che laggiù ci sia
luce ed ossigeno a volontà per muoversi con disinvoltura da gita di Pasquetta, ma certe cose da freddo rigor di logica - bbbrrrrr - bisogna sacrificarle al caldo per il tiepido benessere della sceneggiatura. Meno comprensibile il fatto che Freghieri non strapazzi né impolveri la mise di Dylan, ma forse aveva paura del conto spese dalla lavanderia/sartoria per un Indagatore a corto di grana. Complimenti invece al barbiere per l’acconciatura resistente anche a crolli ed altri disastri termonucleari
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La scelta dei ricordi sfasati/
sliding che ricompajono un po’ alla volta, come interferenze inconsce da un passato da ricostruire (v. p. 17.iv-v; 22.v-vi), l’ho apprezzata parecchio, anche perché permette di confondere le acque agli stessi protagonisti che inizialmente non sanno a che gioco (sporco) stanno giocando o spesso faticano a prenderne atto. E quando ci riescono – vedi scorretto so-non-so centellinato da Fanny, per flash – non è detto che scoprano le carte, specie davanti a Dylan
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E’ un costrutto delicato da gestire, ma qui Paola se la cava ancora benone, permettendoci di sospettare sempre e prepararci a mangiare molte foglie.
Buon appetito, specie agli indagatori vegetariani tra noi
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Gustabili quindi nell’equivoco emergente sia il “
Fermo!” (p. 27.i, intimato da Fanny al blob, e che Dylan pensa rivolto a lui) che la commozione turbata davanti ad una lampada rotta (p.43) che fa temere a Fanny una possibile fuga del catramoso compare.
Buono anche per come incute morbosità il troglo-pensiero disarticolato (e quindi quasi alienamente occulto) dello strisciante blob (p. 19, 24, 26, 40, 57), che poi però tenderà a farsi troppo “umano” nel modo di ragionare, anche per tutti i pensieri umani che nel (frat-)tempo ha assorbito. Già…nel tempo…anzi
da tempo…nel senso di tempo precedente, insomma. Qui invece sembra rincoglionirsi nella prima parte della storia, per rinascere filosofo illuminato nel finale.
Anche qua mi sa che nun ce siamo quanto a linearità, o no, Paoletta?
Per inciso, a livello di mostri conglomerati/striscianti preferisco di gran lunga il Mega(tumore)MalignoGlobale che si annida ne
Il Male, l’inquietante demone dell’oro nero di
Goliath, o il simpatico ammazzacornuti di
Risvegli…ma sulla caratterizzazione scialbettta di questo blob filo-manicheo tornerò dopo...
...Se mi ricordo. Anche a casa mia i vapori di mercurio non mancano, nel bagno. Saranno di mercurio poi?
Cosa non ricorderà mai invece Dylan
è che diamine abbia visto dal ponte da spingerlo a parcheggiare di botto e scattare a spron battuto (p. 31.iv). Se tutto il guazzabuglio avviene sottoterra, cosa diavolo può intuire da un ponte, in lontananza per giunta?
Forse ha visto Fanny/Nell scappare verso la “trappola”? L’insegna della fantomatica tipografia? Bah, nun me convince manco questa, ppe gnente. Altra traccia lasciata a quasi-casaccio. Spero solo per Dylan non fosse in zona a striscia blu, altrimenti dovrà portarsi il cagnolino Buck come testimone per farsi togliere il multone
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Molto barbatesco il solito bisticcio tra amanti in vena di rinfacciamenti come per Dylan e Fanny ( tra pp. 34-37), che riporta ad un discorso per “fasi” della relazione sentimentale molto amato da Paola
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Molto poco barbatesco, invece, il modo in cui Dylan archivia tranquillamente la pallottola nella testa di Hector con un semplice “
E’ pericoloso” – e quindi se la merita, va abbattuto – (p. 44.iv) senza neanche chiedergli cortesemente cosa volesse o provare soltanto a stordirlo. Ma forse sotto le macerie i suoi rigurgiti di scrupoli vanno un po’ in frantumi, per la sopravvivenza…si sa.
Baci, abbracci e sopravvivenza
: dopotutto fin qui è lo slogan palpabile/-ato di Dylan&Fanny (pp. 52-53), anche se quest’ultima nasconde un triplo gioco carpiato in cui si raccapezza a stento, e non solo per la memoria a pois o i dubbi amletici.
Un’incongruenza rilevata da altri credo invece che non ci sia: il tipo appeso nei bozzoli di muco nero (a p. 49) non è necessariamente Nigel – cha sapremo morto (o solo rapito in bozzolo?) già da tempo. Può darsi sia un altro uomo di colore, tutto qui. Oppure è lo stesso Nigel ancora in parte cosciente, non del tutto svuotato/ingojato dopo il rapimento e possessione di pag. 83...nonostante quello che dice il blob (bluffante?) tramite la sua bocca. L’urlo del suo risveglio ci fa capire che non gradisce la collocazione da larva, ma nelle case-alveari di Tokyo si sta anche peggio, ed a caro prezzo
.
Ad aggiungere un altro mazzo di carte da confondere ci pensa l’arrivo di
Fake-Nell a cui i vapori di mercurio non hanno fatto molto effetto, forse perché abituata a fumarseli mentre si ossigena la chioma. Ricorda tutto, se la intende dopo un po' con Fanny, dà l’impressione di saperne più di quanto dica, e di tenere Dylan(-noartri) all’oscuro dei dettagli chiave.
Per questo la spiegazione che lei dà é da prendere con le molle (pp. 55-61), per quanto scivoli via senza appesantirsi troppo, come un racconto davanti al fuoco in tenda – e basta vedere come sono accovacciati per capirlo
.
Si indigna pure quando Dylan dà all’ “essere” del “mostro”, (pp. 56 e 58) proprio lui che di “essere(noi un)mostro” ne ha fatto uno slogan da primarie del PD.
Qui invece ritorna all’essere pratico (e
Dal Profondo?) denavorta chiamando il blob “classico mostro delle fogne”, mentre Falsa-Nell s’impunta con la solita sparata contro giornalisti e scienziati che minacciano ogni fenomeno da futuro baraccone. Perdibile, come scambio…in omaggio gratuito al retorico che fa tanto dylaniesco
.
Su chi/cosa sia realmente Falsa-Nell ho delle informazioni di prima mano. Me l’ha date lei stessa, in esclusiva. E stasera forse usciamo pure insieme
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Una cosa è chiara: ce l’ha parecchio con Paola per come l’ha trattata, un po’
ad capocchiam…e non sempre si gradisce.
Me spiego mejo: Il blob reincarnato in Hector a pag 89 (.iv) dice di aver risucchiato un po’ di emozioni anche da altra gente comune una volta che gli studentelli non gli davano più soddisfazione. E tra questa gente era compresa anche la nostra biondina Falsa-Nell.
D’accordo, allora perché mentire spudoratamente già in partenza dicendo che i ragazzi del team di ricerca erano 6, lei compresa (p. 56.v)? Invidia da studi non completati? O bisogno di giustificare la sua presenza “extra”?
Una balla gratuita ci può anche stare, dopotutto: per la Verità in quanto merce rara, a tutti i costi, rivolgersi al bottegajo Hamlin del numero scorso. Sconti comitive, anzi…popolazioni intere
.
Il problema è che questa “balla” è spesso contraddetta a livello grafico da alcune vignette di “racconti dal vero”.
Me spiego ancora mejo (
massepò?): quando Jeff riporta un po’ di fatti accaduti, lui sostiene di non conoscere nessuna Nell, né la falsa né l’alter-ego sdoppiato di Fanny (p. 67). Poi però riprendendo il discorso sulle discese nelle fogne ci viene fatta vedere una vignetta in cui la bionda Falsa-Nell compare come com(p)are di esplorazioni (p. 76.vi).
Forse è la commessa della tipografa con-altro-nome che Jeff stesso ha rimorchiato, e che per farsi bello ha trascinato giù al bujo per mostrargli il “mostro” – … quello blobboso intendo, non l’ “essere” siffrediano
.
Ancora peggio: quando i nostri fanno patto e colletta – tipico autofinanziarsi dei ricercatori
– sempre nel racconto di Jeff, si vede chiaramente che sono solo in 5 (p. 80.v-vi), perchè Mae non è ancora partita e Nigel è ancora intero. Quando una pagina dopo Jeff ci racconta di come il povero Nigel sia morto/rapito, i nostri si recano ad indagare laggiù… ed indovinate quanti sono?…
ANCORA 5, 5 sagome con tanto di tuta e casco x5 (p. 82.i e iii).
Che la nostra biondina si sia (in-)tanto infiltrata nei loro cuori da diventare valletta fissa per le loro spedizioni? Un’imbucata di troppo nel party della blobbolenza, pare. Speriamo almeno beva poco. Nun me convince, ppe gnente….figurarsi
.
L’ipotesi più probabile che a furia di confondere le carte
anche Freghieri sia andato in tilt difettando di coerenza matematica/grafica nel numero/visibilità dei comprimari. Non so se sia da considerarsi un merito kaotico della Barbato, o un segnale della mancata comunicazione “chiarificata” tra i due per la stesura&resa della sceneggiatura.
Troppi giochi (da gestire) per approssimazione finiscono per far saltare in tavolo. Ed il banco se la ride
Fino al risucchio di Dylan da parte del blob (pag. 63), e prima dei ricordi feroci a cui aggrapparsi (p. 65),
la storia mi era piaciuto non poco, con un notevole effetto intrigo (da ricomporre) ed una scrittura non così pesante come altri hanno detto
Ma quanto di buono fatto fino a quel punto crolla miseramente quando risbuca Jeff-lasòllunga a dilatare uno degli spiegoni più barocchi che siano mai capitati. In pratica non succede più nulla per tutto l’arco che va da pag. 67 ad 84, se non il povero Jeff che si rotola plasticamente nei pertugi tirandosi dietro Dylan mentre gli racconta una marea di cose, con qualche scatto esaltato di tanto in tanto
In un certo senso lo capisco pure, perché tentare di delucidare l’intera storia in meno spazio sarebbe stata un’impresa da Titani (della sintesi…
figurarsi per me) al limite dell’aforisma per anche solo una riga in meno.
Qui si scontano in modo evidente i difetti della sceneggiatura corposamente arruffata, ed il bisogno di venirne a capo con una pseudo-linearità di fondo….che finisce per appesantire il tutto, a differenza de
Il Sonno della Ragione dove più che illuminare i retroscena ampliava i temi a disposizione
Quindi a Jeff provetto-psicologo spetta un gran compitone: far capire in qualche balloon che nessuno si può fidare di nessuno, che Fanny è in mutazione di una parte di sé, che il “mostro” è un prodotto tutto umano ed auto-umanizzatosi, che ha disumanizzato parte dei ricercatori svuotandoli, che gli ha lasciato soltanto il lato negativo rendendoli inaffidabili/spergiuri/meschinotti/malandreschi al 90%, e che vuole incarnarsi in un corpo reale per materializzare la sua “anima” accumulata da quelle altrui
Troppi spunti/temi – colpevoli di essere anche molto interessanti – per esser confinati in un rapporto ciclostatico da compilare. Anche loro finiscono per accumularsi fino a crollare, implodendo su se stessi.
Troppa carne al fuoco diventa una mattanza sacrificale, non un piacevole barbecue. E nel fumo del rogo ti perdi, o ci soffochi
Sulla pistola ci sono degli altri scompensi, perché pare soffrire di doppel(s)gangherismo aggravato.
Prima si parla di una posseduta da Hector e finita misteriosamente nelle mani di Fanny (p. 45…sarà vero poi?), e poi Jeff come un provetto cane da tartufi ne trova un’altra in mezzo a chilometri cubi di macerie che attribuisce a Dylan prima del crollo (p. 85). Altro farfugliamento traballante quanto inutile nella sceneggiatura: non bastava la semplice Bodeo?
La storia
mysteriana dei Nodi di Hartmann è un buono spunto anche questo, per quanto già vista e qui semplificata per ragioni di spazio, fino a renderla quasi innocua, prosaicamente non-meraviglievole, stile
Focus per intenderci. Alla fine dei conti nessuno si interessa ad altri Nodi oltre quello di Piccadilly, e si vive lo stesso sereni: in questo è la differenza col taglio del
BVZM, su scala.
Meno interessante (e convincente) il melodrammismo sbrodoloso con cui si tenta di rendere il legame di dipendenza dei giovani dal blob…o se non altro la loro incapacità di reagire, arginarlo o ribellarsi
.
Si parla di paura e senso di responsabilità verso nonsisakkiokkosa, ma in parte questo è attribuibile al progressivo “svuotarsi” del loro lato buono, come di certe altre facoltà “positive”. Un esempio abbastanza cialtronesco è la cromoterapia iniziata coi colori accessi (giallo, rosso…) e poi misteriosamente dirottata verso l’azzurro. Mah…che il blob fosse pure daltonico? Non in grado di apprezzare le sfumature?
In un certo senso lo è perché tende a polarizzare (e poi invertire) in modo un po’ astratto/manicheo il Bene dal Male nel suo succhiaggio, e questo lo sminuisce come “essere” complesso. Ne deve fare ancora di esperienza…e forse a Paola non interessa questa fase di svezzamento della sua creatura che vive solo di bipartitismo all’americana
.
Sono curioso di sapere anche cosa si intendesse per “instabilità” una volta a contatto con la luce del sole (p. 59.i)…ma dopo il crollo finale il bujo sembra calare su di lui, ancora per molto.
Il suo istinto di megalomane perfezione e famelica completezza, verso una vita “personale” alla luce del sole, non ne fa un “personaggio” molto originale, ma ci permette di ricollegarci ad alcuni frasi abbozzate da Jeff (p. 73.iii) sulla differenza tra “umano” e “persona” (forse confondendosi con concetto di “personalità”), con in seguito citazione – quasi a sproposito – di Shakespeare (p. 78.ii)
.
Io so che “
persona” in greco vuol dire maschera, attore, personaggio…e quindi personalità artificiale, mentre in francese “
personne” significa nessuno. Con la majuscola Sclavi ci aveva visto lunghissimo tempo fa, nel capolavoro dei tanti Nessuni alle prese con le loro maschere. Se mi viene (in mente…soltanto) una citazione di Shakespeare ad hoc
*** poi ce la aggiungo, senza supplementi ingombranti da edicola
.
Non depone in onore della classe (afflitta e squattrinata
) dei ricercatori,
ma tanta arguzia il nostro blob non pare averla assorbita dai loro giovani cervelli…in fuga, dalla realtà. Lascia un 10% di bontà ancora a Fanny per questioni di affetto, e non capisce che questo (insieme al 90% di spietatezza?) gli si può ritorcere contro con un sabotaggio dinamitardo in coda, di scorpione.
E tutto il male precedente che ha assorbito non pare averlo molto smaliziato/illuminato su tutti i tradimenti&bluff di cui sono ancora capaci gli umani. O forse era solo del “male” ottuso a passeggiare intorno a Piccadilly. Insomma, dovrà prendere delle lezioni di ripasso da Unabomber o da altri terroristi a cui piace il botto, finale
.
In un primo momento, all’epoca del primo crollo, qualcosa l’aveva pure intuito mettendo in scena con Hector una contro-trappola per far saltare in aria (letteralmente) il piano di Fanny-Dylan-Jeff, ma non è stato così sveglio da far sparire tutte quante le cariche…per una seconda esplosione.
Se i bluff maligni non dovessero bastare a confonderlo, ci pensa il pathos benigno di una vecchietta coreana ad adescarlo completamente all’amo(-r di nonna) ed il gioco è fatto.
E chi resiste ad una carica d’affetto tale? Paola gioca scorretto sentimentalizzando con gli affetti cari a noi tutti, quelli ancorati all’infanzia, e ci rifila un mezzo pataccone di escamotage per venir fuori dai bizantinismi in cui si è cacciata
.
L’appello pro-esplosivo “
Fallo…per mia…nonna” non è involontariamente comico – risparmio i giochi di parole fall(o)ici – ma frana su una facile rincorsa agli “amori” assoluti che dal pathos
tracima nel patetico Poi il botto, il bujo, ed il crollo definitivo, di tutta l’impalcatura di questa storia.
Infatti, dopo l’annusata umida di occhioni-Buck (
), si respira un po’ con una buona pagina finale che lascia tutti gli interrogativi sulla possibile sopravvivenza del blob/bozzoli/succubi, e con un Dylan che si sente alleggerito di una parte di sé che non riesce a ricordare.
Come all’uscita da un centro commerciale dopo un inutile pomeriggio di inutili spese
.
**********Sotto coi voti, anche se credo dovreste farli voi a non so quale santo per non bestemmiarmi la passata (?) graforrea analizzante. Per la cronaca, la media è più media che non ci sia in quanto ho votato alla fine
ACCETTABILE.
Soggetto:
7 – – Tanta roba, e si vede, e ne ho parlato…e si vede pure quello, se leggete sopra
.
Come quello che ho scritto però è strabordante, eccessiva, ed andava calibrata meglio, diluita in due storie o immessa in uno Speciale.
Però gli argomenti/temi ci sono, solidi e liquidi, da sbatterci o scivolarci. Non è di certo un mostro delle fogne qualsiasi. Ambisce all’ “umano” per intero e come tale si scorna con l’umana incapacità di contenerlo. Come per la storia stessa
.
Sceneggiatura: 4 ½ La prima parte è tesa, se la cava con dignità e dinamismo, ma poi l’eccesso del soggetto finisce per seppellirla sotto un cumulo penalizzante di discorsi a macigno, tra l’antropologia più spavalda ed il bisogno di continui bluff e contro-bluff a catena…al collo. E tutto per ricomporre le memorie di un mosaico spesso vanamente astruso.
Quando ho visto Fanny puntarsi la pistola alla tempia ho capito il tono
extreme-melò in cui saremmo andati a (ri)parare
Dialoghi che non lasciano il segno e neanche scorrono così bene. Ironia assente, se non per qualche cenno isterico. Personaggi quasi privi di interesse in sé. Solo Fanny/Nell presenta dei tratti di caratterizzazione interessanti…ma non di suo sacco, è il blob che la muta ambiguamente. Molti scompensi/sviste/approssimazioni per infarcire la storia di elementi “concreti” che finiscono solo per confonderla ulteriormente
.
Bestemmierò, per qualcuno: può pesare alla lettura, e per questo capisco chi la compara, in difetto, allo spensierato e scorrevole Speciale di Gualdoni di puro intrattenimento. Molto più fluido del blob, e come questo un po’ fesso...comunque
.
Disegni: 6 ½ Buona prova di Freghieri che qui sembra più volenteroso dell’ultima storia di
, con tanta chinA nera e profusione di tratteggi.
L’atmosfera dello sconquasso/tenebre riesce a renderla con efficacia, anche se qualche volta proprio non s’impegna (tremenda la vignetta p. 16.iii). Lui ha sempre amato bolle, rigonfiamenti e purulenze - anche solo nei fondali- e qui si trova a genio con il suo blob, a cui non aggiunge nulla di particolare, va detto
.
Molto belle le striature di alcuni volti in primo piano per creare gli effetti di luce/ombra, cosa tipica di Freghieri quando ci mette del suo. Fondali dignitosi nella maggior parte dei casi.
Perde colpi anche lui quando Jeff comincia a raccontare i perché/percome/percoche dopo pag. 66, ma lì le colpe non sono solo sue….è la storia che smuore da sé, pure per il pennino. Non caratterizza molto le espressioni dei comprimari, su cui prova un approccio più etnico – il nero, il giallo, la bionda…
Bella la macrovignetta dell’esplosione dei dubbi blobbeschi (p. 57) e quella del riflusso di storie coagulate (p. 94). Meno quella in cui Dylan si appiglia alle sue perdite dolorose (p. 65). Io lo promuovo, se disegna sempre così. A settembre non ce lo voglio fra i piedi
.
Copertina: 7 – La computer-graphic pesa meno che ultimamente, ed i bozzoli catramosi sono resi bene come l’espressione svuotata di Dylan. Peccato che per esser un tunnel crollato ci sia troppa luce, a parte quella azzurrina in fondo. Mai metter limiti al mercurio…evapora
**********Adesso vi lascio perché tirare fuori mia nonna dalla macerie del forno che ha fatto esplodere per eccesso di parmigiane in serie. Preparo qualche foto commovente da condividere in rete e state sicuri che molti blogger (o blobber?) mi seguiranno. In cosa?
Nell’unto della cucina di mia nonna, ovvio. E’ una filosofia di vita anche quella. Ricordate
Gianni Livore?
ALOHA
*** To be (or not to be?) added: ecco la promessa Shakespeare-quote, su “persona”, personaggio, umano…
Life's but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage,
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.
(W. Shakespeare, Macbeth, V.5)
La vita non è altro che un’ombra errante, un povero attore
Che si pavoneggia impettito sul palco e smania per la sua ora,
Ma dopo non se ne sa più niente. E’ un racconto
Detto da un idiota, pieno di clamore e squasso,
Che non significa nulla.
(G. Crollalanza, Macbeth, V.5)
Sipario.
Portati i fischietti da
Corrida di Corrado?