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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ott 02, 2012 1:45 pm 
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Cristiano ha scritto:
Ottimo articolo che puo' contribuire alla discussione inerente lo stato attuale della testata. Per gli utenti ai quali interessa in particolar modo questo aspetto, ovviamente. A voi.
( ... )
Prendete atto che Dylan Dog da tempo non è più una serie horror!


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ott 02, 2012 2:08 pm 
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lonewolf10 ha scritto:
Secondo me vale la pena se si fa selezione: ognuno scelga gli autori (sceneggiatori o disegnatori) che vuole seguire e compri solo quelli!

Io applico questo metodo con soddisfazione da diversi anni e devo dire che la qualità media dei Dylan che ho letto è abbastanza buona. Certo, la serie diventa un quadrimestrale invece che un mensile, ma vabbè :)
Abbasso il collezionismo, evviva la selezione!
dogares ha scritto:
Invece è più corretto leggersi tutto e poi giudicare. Sempre rispettando la volontà di oguno.


Mi sembrano corrette entrambi le posizioni; lonewolf fa una scelta selettiva, mentre dogares preferisce giudicare con cognizione di causa assumendosi il "rischio" di acquistare anche albi scadenti. Opinioni rispettabilissime ed allo stesso tempo condivisibili. Inoltre dogares è una collezionista storica quindi la sua voglia di non interrompere o di non avere "buchi" nella collezione è più che comprensibile :wink:

P.S. nell'ultimo periodo non c'è solo il "rischio" ma c'è la certezza di acquistare albi scadenti :mrgreen:

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ott 02, 2012 3:49 pm 
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Vero. A parte che ho scritto oguno invece di ognuno.....Cmq il concetto sarebbe quello.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ott 02, 2012 5:33 pm 
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Desmond ha scritto:
Cristiano ha scritto:
Ottimo articolo che puo' contribuire alla discussione inerente lo stato attuale della testata. Per gli utenti ai quali interessa in particolar modo questo aspetto, ovviamente. A voi.
( ... )
Prendete atto che Dylan Dog da tempo non è più una serie horror!


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"Ab uno disce omnes".

Comunque, ti consiglio anche questo articolo nel caso ti fosse sfuggito. Ottimo anche il commento dello stesso autore ad un utente del suo blog:

Cita:
Stefano Prioni:
venerdì 20 aprile 2012 at 20:03

Rammenti nell’intervista cosa disse “il megadirettore della Walt Disney” a Cavazzano? “Lei fa Cavazzano, deve fare Walt Disney!”.
La stessa cosa dovrebbero dirla a chi usa DD per vendere i suoi romanzi ma alla fine non fa DD, fa tutt’altro. E Dylan Dog prevede UNO SCHEMA. Pure questo è un parere personale.
La pubblicità è importante(porta denaro), pensa a chi se l’è fatta proprio tramite questa persona a cui alludo e ora va spacciandosi per disegnatore di DD vendendo le proprie opere con buona pace della Bonelli. Anche quella è una forma di pubblicità che alla fine ha avuto scopo di lucro.

Paiono la classe dirigente del Paese. Non rendendosi "coscientemente" conto della batosta che gli sta per arrivare continuano a disquisire sui "massimi sistemi", complimentandosi a vicenda o bagnandosi alla risposta dello sceneggiatore di turno che decide di scendere tra noi con la profonda certezza di stare trattando con semplici sfigati che ignorano le dinamiche di una azienda con le sue "dure leggi di mercato". Del resto basterebbe controllare le discussioni piu' popolari per farsi un'idea generale... un albo come "Il Signore del Silenzio" non raggiunge la doppia cifra di pagine - viewtopic.php?f=13&t=2121 - la meta' delle quali priva di serie disamine. L'ultima discussione inerente la fatica della Caparezza de noantri - viewtopic.php?f=8&t=8123&start=0&view=viewpoll - ha gia' raggiunto le otto pagine, colma di analisi serie e talmente profonde che sfiorano l'abisso nietzscheano.


Cita:
INTERVISTA A T. SCLAVI: IL CASO SOCIALE

venerdì 20 aprile 2012 | Autore Stefano Prioni

Immagine

Grazie a un’intervista rilasciata da T. Sclavi nel 2004 scopriamo le differenze tra il Dylan Dog del passato e quello attuale.


Conoscerete tutti la famosa intervista rilasciata da T. Sclavi al programma “CULT NETWORK” nel 2004, una delle rare concesse dall’autore di Dylan Dog che ci svela dei contenuti molto importanti.

A tal proposito vi invito ad una rilettura del mio precedente post, DYLAN DOG: IL SUCCESSO E IL DECLINO in cui, come da copione, i lettori si sono divisi in 2 correnti di pensiero: quelli sostanzialmente delusi, e i compiacenti, ovvero coloro che, tutto sommato, si fanno piacere l’attuale Dylan Dog, così come è.

E’ proprio a questi ultimi che mi rivolgo.

Cercherò in questa sede di dimostrare il succo del discorso inerente l’articolo precedente, del 17 aprile.

Tra le ragioni del successo di questo personaggio abbiamo individuato questi punti fermi:

- l’aver colmato un vuoto culturale, precedentemente occupato da pubblicazioni di scarso livello, che mal rappresentavano il genere horror;

- la sua serialità, resa possibile da una casa editrice solida e seria e, a tal proposito, rammenterete quanti plagi mal riusciti ebbe Dylan Dog, dei cloni che finirono tutti abbastanza miseramente, nonostante esasperavano lo splatter (da cui ne conseguirono le note interrogazioni parlamentari), a quel tempo molto apprezzato dai lettori e inserito elegantemente nelle storie dell’indagatore dell’incubo;

- aver rappresentato su carta il cinema di qualità in quanto, sino a un certo numero di episodi, l’eroe residente a Craven Road, viveva di bobine cinematografiche e conseguenti citazioni ben amalgamate nelle sue vicende;

- essere più umano che eroe, ragion per cui l’insuccesso del film di Kevin Munroe è stato ancora più clamoroso;

- una buona pubblicità, avvenuta tramite i “Dylan Dog horror fest“, che fu anche spinta commerciale ancora oggi occupante una fetta cospicua di mercato nel mondo del collezionismo a fumetti.

Nonostante si tenti di negare che Dylan Dog ha avuto un declino e, con curiose teorie, più o meno ispirate, si voglia invece parlare di adeguamento ai tempi moderni, risultano note alcune politiche della casa editrice avvenute in modo graduale, già da parecchi anni, ovvero:

- il passaggio dall’ horror splatter a una serie all’arsenico e vecchi merletti;

- la tutela posta dalla casa editrice verso un prodotto che, inserito in un genere a tinte forti, era potenzialmente in grado di scatenare polemiche sociali e politiche;

- la mancanza di quegli elementi di qualità, che spinsero l’autore a portare il cinema sulla carta, oggi è lacuna per i vari sceneggiatori, i quali, da tempo, sono lanciati verso la critica sociale, presente in abbondanza nella serie.

Cominciamo dall’analisi della prima parte dell’intervista.



Il convenuto reporter, una figura superflua che a malapena accenna qualche frase, entra nel “vero studio di Dylan Dog“ dove potremo vedere alcuni oggetti divenuti punti fermi del fumetto: lo scrivania tipo secretaire , la sedia con i braccioli e il galeone, temporaneamente parcheggiato in cantina.

Tiziano parla del suo esordio nel mondo del fumetto con una modestia encomiabile e accenna ad “Altay & Johnson”, la cui auto è un altro dei punti fermi de Dylan Dog, il maggiolino Wolkswagen in versione cabriolet, che fu anche la prima auto di Sclavi.

Immagine


Appare chiaro che l’autore inserisce nelle proprie opere elementi di natura personale.

“A differenza di Dylan Dog io bevo, fumo, faccio tutto il contrario…” precisa Tiziano e aggiunge che, “per un personaggio seriale, i punti fissi, più sono e meglio è”…

Assistiamo costantemente alla mancanza di questi “punti fissi” nella serie che tutti amiamo.

Negli ultimi tempi Dylan Dog sembra vivere in un universo fatto di vicende di natura personale, nessun caso all’orizzonte, Bloch raramente si lamenta che la sua pensione è a rischio o fa uso di antiemetici, ci siamo ormai dimenticati quando è stata l’ultima volta che Grucho abbia lanciato la bodeo al suo “capo”, per non parlare delle costanti scene di sesso che il personaggio ci aveva abituato e che ora sono solo un ricordo ma potrei continuare…

Eppure sembra che a qualcuno di voi questi particolari siano sfuggiti, non è solo il decorso del tempo il problema, è la mancanza di punti fissi, motore principale, e la costante “fiacca” nel raccontare.

Proseguendo ora con la seconda parte dell’intervista Sclavi spiega l’origine di un altro dei punti fermi, il clarinetto, che, per usare le sue parole “è stato copiato da Sherlock Holmes, che suona invece il violino”.

Immagine


Accenna in seguito agli elementi della narrazione dell’indagatore dell’incubo:

■ il prologo, ove accade una vicenda horror;

■ l’arrivo di un cliente, spesso di natura femminile, che si rivolge a Dylan Dog proponendogli un caso;

■ l’indagine di Dylan Dog;

■ seguono altri fatti incredibili e alcuni intermezzi con Groucho, con il contorno delle sue freddure;

■ avranno luogo altre indagini;

■ il finale, che spesso lasciava stupefatto il lettore.





Questo schema narrativo dove è finito in Dylan Dog????

Onestamente l’assenza di uno schema narrativo vorrei mi fosse motivato da coloro i quali sostengono che abbiamo avuto solo una candida evoluzione.

Tiziano ci spiega quindi la difficoltà nel narrare di oggi rispetto all’esordio di Dylan Dog. Appare subito chiaro quanto vuole lasciare intendere: con i nuovi mezzi a disposizione degli sceneggiatori, quali internet, che forniscono appoggi narrativi in modo immediato, dovrebbe essere più semplice inventarsi delle storie.

Mi trovo completamente d’accordo.

Viene fatto in seguito un importante accenno a quanto definisco il ”narrare sclavi” con le sue ispirazioni.

Di questa caratteristica sclaviana ne ho ampiamente parlato nell’articolo precedente, ovvero di come Sclavi, per esempio assistendo come spettatore ad una proiezione cinematografica di qualsiasi genere (viene presa a titolo di esempio nell’intervista una commedia) sia in grado in introdurre degli elementi horror e farne una nuova storia.

Racconta poi di come Dylan Dog sia nato nel 1984 dopo alcuni incontri con la Direzione della SBE quando ancora l’autore aveva una passione per il nuovo horror, lo splatter (era il 1984), passione che oggi (2004) non condivide più e aggiunge “anche perché film splatter se ne fanno ancora pochi di belli”.




E’ la qualità di questi film splatter che si è fatta scadente ad aver spinto Sclavi a mutare i suoi gusti, e non semplicemente il volersi adeguare ai nuovi generi ne tanto meno per il decorso del tempo.

Conclude il discorso aggiungendo “via via nel tempo abbiamo deviato più verso la commedia all’arsenico e vecchi merletti o verso la commedia pura senza elementi horror”.

Il Dylan Dog che abbiamo oggi è stato voluto quindi “a tavolino” dall’autore e dall’editore, ma c’è un particolare che forse sfugge a molti e lo vedremo nella terza parte dell’intervista.


“T: Sclavi: “Dylan Dog ha molto di me dal punto di vista ideologico ma ha una vita diversa dalla mia”.

Sclavi ci parla del Dylan Dog “prima versione”, un personaggio hard boiled, che venne poi riadattato a quello attuale, rendendolo meno noioso e banale e disquisisce sul suo passato in quanto contrario a fornire tali informazioni al lettore.

“Trattasi di un luogo comune nel mondo dei fumetti, i lettori, con il passare del tempo vogliono sapere di più del loro beniamino e quindi, l’autore, si sente in un certo senso tenuto a colmare la curiosità”.

Sclavi è quindi della corrente “personaggio senza passato” e aggiunge di non gradire la vicenda di Xabaras.

Molto curioso che l’autore sia contrario al racconto concernente l’antagonista principale della serie.

Ciò cosa ci dimostra? Che l’Autore non è il “Direttore Editoriale” del personaggio, bensì contribuisce a dargli una linea iniziale ma, in seguito, essa può anche essere modificata, arbitrariamente, come infatti è avvenuto.

Non credo che oggi Dylan Dog sia esattamente come lo voleva Sclavi e, a tal proposito, l’intervista si conclude con un’ultima dichiarazione che, a parere di chi scrive, è clamorosa:

“Anch’io ho fatto delle storie, non dico politiche, diciamo sociali però non è compito del fumetto fare queste cose, è difficile, molto difficile, o ti metti lì e fai il “Pazienza della situazione” e vabbè, però in una serie popolare non è tuo compito, non è quella la sede per attaccare, non lo so, Tony Blair piuttosto che Berlusconi”.

Scopriamo quindi che Dylan Dog, il principale “social detective” del momento, ha un autore contrario alla critica sociale e politica nel mondo dei fumetti e, nonostante questo, la “sua creatura” ci ha inondati di critica sociale.

Oppure vogliamo far finta che anche la critica sia dovuta al decorrere del tempo e al mutamento dei lettori e dei loro gusti??

Concludo dicendo che il fumetto che abbiamo oggi NON E’ un prodotto di Tiziano Sclavi ne figlio del tempo in cui vive bensì una creatura della “Sergio Bonelli Editore”.


Fonte:
http://www.dylandogdiary.it/2012/04/int ... o-sociale/


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mar ott 02, 2012 10:32 pm 
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un albo come "Il Signore del Silenzio" non raggiunge la doppia cifra di pagine - viewtopic.php?f=13&t=2121 - la meta' delle quali priva di serie disamine. L'ultima discussione inerente la fatica della Caparezza de noantri - viewtopic.php?f=8&t=8123&start=0&view=viewpoll - ha gia' raggiunto le otto pagine, colma di analisi serie e talmente profonde che sfiorano l'abisso nietzscheano.


mmm... ma per caso hai notato che a prescindere dalla qualità dell'albo, TUTTI i topic relativi ad albi usciti dopo la nascita del forum abbiano più commenti dei topic dedicati ad albi usciti precedentemente (salvo rare eccezioni quali i celebrativi)? E che la lunghezza di un topic non è in alcun modo legata alla percentuale di gradimenti dello stesso?
Per il resto, non sono d'accordo con parte del testo copincollato, per esempio che senso ha dare addosso alla SBE per aver modificato i piani di Sclavi quando senza l'intervento di Bonelli Dylan Dog non avrebbe nè l'ironia nè Groucho?
Ma soprattutto non capisco il senso di andare avanti a copincollare articoli chilometrici più o meno a casaccio, meglio scrivere due righe e chiarire cosa si sta cercando di dimostrare, sinceramente.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: mer ott 03, 2012 9:57 am 
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Qualche anima gentile mi farebbe una sintesi della tesi che dovrebbero dimostrare tutti quei quote?

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ott 04, 2012 12:32 am 
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stiamo cercando di capirlo tutti.
dal titolo del topic, suppongo che voglia dimostrare che non vale la pena comprare dylan dog.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ott 04, 2012 8:05 am 
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Iscritto il: lun apr 23, 2007 1:18 pm
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Io invece apprezzo il lavoro di sintesi di Cristiano: perché discutere e scervellarsi le meningi per scrivere qualcosa di proprio quando si fa prima prima a foto-riprodurre-incollare articoli presi quà e là dalla rete (anche se ho il dubbio che la fonte sia sempre lo stesso sito) ?
Si spiattella il tutto e via ! leggetevi sto papirone/bibbia !!!!
Ottusi lettori di quella testata che é cambiata e percui da non acquistare più !!!

Appoggio Cristiano e vado alla ricerca di qualche articolo in modo da illuminarvi !

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ott 04, 2012 10:23 am 
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Veramente si fa prima a segnalare il link dell'articolo.

Comunque ho capito solo che non vale la pena leggere papiri che spiegano perchè non vale la pena leggere DyD.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ott 04, 2012 1:11 pm 
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Iscritto il: ven set 09, 2011 11:14 am
Messaggi: 32
Località: Como
[i]Per il resto, non sono d'accordo con parte del testo copincollato, per esempio che senso ha dare addosso alla SBE per aver modificato i piani di Sclavi quando senza l'intervento di Bonelli Dylan Dog non avrebbe nè l'ironia nè Groucho?

Buongiorno.
Io sono il blogger di dylandogdiary.it.
Preciso innanzitutto che curiose vostre teorie secondo le quali il sottoscritto nei suoi articoli asserisca che non valga più la pena di acquistare Dylan Dog dimostra semplicemente che non li avete letti, ne siete interessati a farlo oppure non avete inteso il senso del testo, soprattutto per quanto riguarda "L'IMPRONTA SCLAVI".
Chiedo inoltre un poco di rispetto, che non ho letto qua, da chi definisce "papironi" articoli molto letti e condivisi da diverse comunità che discutono su Dylan Dog. CravenRoad7 non è certo l'unica, ci tengo a ricordarvelo come del resto non ho chiesto ad alcuno di voi Signori di pingare i miei articoli ma è stato fatto di vostra iniziativa.
Concludo, prima che qualche "svogliato" abbia già consumato i propri neuroni a giungere sino a qua, dicendo che la spalla comica aveva il ruolo di abbassare la tensione e non è certo una creatura voluta solo da Bonelli Senior. Oggi tensione ce n'è poca motivo per cui Groucho compare si, e no.
Anche ciò dimostra che c'è un poco di confusione su come è nato Dylan Dog e in che "tavolo" è stato discusso. Forse alcuni "papironi" in giro per la rete aiuterebbero a capire meglio.
Pertanto gentilmente rispettate il lavoro altrui, senza snobbarlo, come del resto ho sempre fatto io nei vostri confronti. Gente come me dedica il proprio tempo libero per informare i lettori e discutere su quello che è oggi Dylan Dog raffrontato con il passato. Non vi interessa?
Perfetto, passate oltre, in rete ci son certamente molti blog, con papironi o meno, e tutti vanno rispettati almeno per la passione di chi li cura.
Per cui io "non do addosso alla Bonelli", quello lo asserisci TU, esprimo opinioni avvalorate da fatti inoppugnabili presi dai quotidiani e non. Fai lo stesso e poi ne discutiamo ma non mettere in bocca al prossimo ciò che non dice.
Sono 25 anni che leggo Dylan Dog, ero in edicola nel 1986 quando è uscito e continuerò a leggerlo,
così non fosse non sarei qua a perdere il mio tempo leggendo che qualcuno è annoiato da ciò che
non ho chiesto io di leggere.
Qualche volta mi annoio anche io di leggere certi vostri commenti ma non per questo non rispetto opinioni contrastanti dalla mia.


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ott 04, 2012 1:27 pm 
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Iscritto il: ven nov 28, 2008 6:30 pm
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Ciao Xabaras, scusami ma non credo ci sia stata mancanza di rispetto nei tuoi confronti.
La critica che è stata mossa da alcuni a Cristiano riguarda NON LA QUALITA' DEL TUO LAVORO ma il fatto di copincollare lunghi brani da altri siti per supportare una teoria (che a quanto pare neanche l' autore stesso di quei brani sostiene) quando invece un forum andrebbe più usato come un luogo di scambio di opinioni personali e di dialogo.
Nè vedo come quella frase di Imp possa risultare irrispettosa.

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"Non è morto ciò che in eterno può attendere, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire."


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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ott 04, 2012 1:47 pm 
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Iscritto il: mer mag 04, 2011 3:00 pm
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Il non leggere mi sembra pratica molto diffusa sul web.
E forse è un bene.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ott 04, 2012 2:54 pm 
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Iscritto il: mer mag 04, 2011 3:00 pm
Messaggi: 2158
Caro blogger di dylandogdiary.it, forse continua a sfuggirti che nessuno si riferiva a te ne tanto meno a quello che scrivi.

Stai facendo tutto da solo.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ott 04, 2012 3:35 pm 
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Iscritto il: sab ott 02, 2004 7:32 pm
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Località: Napoli
visto che son stato quotato, specifico anxhe io, non mi rvolgev all'autore del blog citato ma a cristiano che che imho lo citava in modo molto improprio, con l'eccezione di un singolo passaggio di un singolo articolo che non condividevo, contrariamenye al solito (ne ho letti vari che in genere mi trovano d'accordo)
alla prossima.

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 Oggetto del messaggio: Re: vale ancora la pena leggere DyD?
MessaggioInviato: gio ott 04, 2012 4:32 pm 
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Iscritto il: mer lug 25, 2001 1:00 am
Messaggi: 7114
I messaggi con insulti e velate prese in giro sono stati cancellati completamente dato che non ho tempo per filtrare le parti dei flame dai contenuti.
"Papirone" non lo trovo neanche un insulto. Anzi, come ben sai, Xabaras71, leggo il tuo blog e ti ho citato volentieri sul nostro, questo lo dico alla faccia di chi pensa che cravenroad7 se la tira. Dico con molta franchezza che quegli articoli li vorrei vedere su CR7, sono approfondimenti e di buona fattura. Poi ognuno la pensa come vuole.
Chiedo solo di non generalizzare come si fa sempre dicendo che a "CR7" si insulta, si parla male ecc. ecc. Lo pensano in tanti. Tre persone non fanno un sito e la redazione di CR7, i moderatori in verde e gli amministratori, sono cosa ben diversa da ciò che si dice sul forum dove vige la più ampia libertà di opinione possibile.
Almeno spero che sia così.


PS: non so se sia opportuno quotare tutto l'articolo quando bastava linkarlo, anche se nel disclaimer del blog c'è ben chiaro che il copia/incolla è ammesso se si mette la fonte. Per adesso lo lascio così, poi forse lascio il link e chi vuole leggerlo clicca.


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